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PROJECT FINANCING IN VERSIONE ITALIANA *

E’ stata appena approvata una profonda riforma dell’affidamento di lavori pubblici mediante project financing. Desta perplessità la reintroduzione del diritto di prelazione, seppure con pubblicità a livello comunitario. E l’ampliamento del ventaglio di iter prospettabili determina un notevole grado di complessità procedurale, che non può certo incoraggiare la partecipazione delle imprese. Manca poi chiarezza sulle competenze e gli incentivi delle amministrazioni interessate a selezionare le procedure secondo criteri di efficienza economica.

UN G-20 CON TROPPE RACCOMANDAZIONI

Una rilettura a mente fredda della dichiarazione finale del G-20 fa emergere molti dubbi. Il problema principale del documento è non separare in modo sufficientemente netto ciò che i paesi devono realizzare immediatamente da quello che dovrebbero fare in seguito. E mancano dettagli importanti, quelli su cui è più probabile che si manifestino i disaccordi fra governi. Preoccupanti anche le omissioni su questioni fondamentali come i disequilibri macroeconomici. Diverse invece le banalità, in particolare sul ruolo del Fondo monetario internazionale.

LA BORSA INCERTA NON DA’ DIRITTO ALLO STUDIO

Il decreto legge 180 aumenta le risorse per il diritto allo studio universitario per il 2009, che erano state tagliate con la legge 133. E porta a 246 milioni lo stanziamento del fondo integrativo per le borse di studio. Una buona notizia. Che non risolve però i problemi di fondo: cattiva individuazione del bisogno sociale a cui il programma dovrebbe rispondere, pessimo assetto istituzionale del sistema, enormi difetti nella sua attuazione. Ma anche un’insufficienza cronica di risorse e soprattutto mancanza di certezza su base pluriennale.

PAESE PER PAESE COME SI SALVANO LE BANCHE

Tutti i governi europei adottano misure per preservare la stabilità del sistema finanziario. L’obiettivo prioritario è quello di rafforzare il sistema bancario attraverso la presenza diretta dello Stato. Ogni paese, però, segue la propria strada. In dettaglio, le caratteristiche dei diversi interventi in Francia, Germania, Regno Unito, Irlanda e Spagna.

IL TABU’ DEL VALORE LEGALE DELLA LAUREA

Un provvedimento sarebbe cruciale per l’università italiana: l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Vi ruotano attorno aspetti finanziari, reclutamento dei meritevoli ed efficienza complessiva del sistema. Eppure, né il decreto governativo né la proposta dell’opposizione lo affrontano. Anche perché, si dice, non esiste nessuna norma che lo preveda per le lauree e quindi non vi è niente da abrogare. Non è proprio così, ma non c’è alcun serio problema tecnico né alcun costo per la sua eliminazione. Solo un formidabile ostacolo, di natura politica.

DIMENTICARE KYOTO CI COSTA CARO

Un dibattito acceso sui costi per adempiere al 20-20-20 europeo. Ma non si tiene conto che il nostro paese è ben lontano dal raggiungimento degli obiettivi assunti con la firma del protocollo di Kyoto. Forse, accettare l’obbligo di una riduzione del 6,5 per cento delle emissioni di gas serra è stato eccessivo. Ma una volta preso l’impegno, i governi che si sono succeduti avrebbero dovuto onorarlo. Così non è stato. Anzi, le emissioni hanno continuato a crescere. Il mancato rispetto di Kyoto, ormai un dato acquisito, potrebbe costare intorno ai 2 miliardi di euro per anno.

COMMISSARI PER CASO

Lo spirito meritocratico che ispira il decreto legge sull’università è nel complesso condivisibile, perché rompe il principio del trattamento uniforme degli atenei e va incontro alle recenti proteste degli studenti. Salvo però contraddire i suoi stessi intenti quando modifica le procedure per la costituzione delle commissioni dei concorsi universitari, introducendo un meccanismo assai complesso, probabilmente inapplicabile e che non dà comunque alcuna garanzia di riuscire a premiare i migliori.

TORNIAMO A DARE I NUMERI SULLA PRODUTTIVITA’

I dati confermano che l’attuale rallentamento, o recessione, non è solo un episodio congiunturale ma, almeno per l’Italia, è la continuazione di un trend negativo di crescita che ha cominciato a manifestarsi dalla metà degli anni Novanta. E nel tempo è cambiata la natura del processo di crescita dell’economia italiana. Dopo il 2000, l’incremento del Pil è trainato solo dall’aumento delle ore lavorate totali. La produttività mostra un andamento declinante nel biennio 2006-07. In contrasto con le molte illusioni sulla rinnovata capacità di innovare delle imprese italiane.

PERCHE’ E’ AUMENTATA LA DISUGUAGLIANZA DEI REDDITI

La disuguaglianza dei redditi è cresciuta molto più velocemente della disuguaglianza dei consumi. Le famiglie reagiscono in modo diverso a variazioni permanenti o temporanee dei redditi. Perché cercano di mantenere un livello di consumo stabile nel corso del tempo, mentre risparmio e indebitamento attutiscono le variazioni del reddito da un mese all’altro o da un anno all’altro. La diversa dinamica della disuguaglianza dipende dalla maggiore flessibilità del mercato del lavoro piuttosto che dallo sviluppo dei mercati finanziari.

I TEMPI DIVERSI DI SCUOLA E FAMIGLIA

Il decreto Gelmini, da poco trasformato in legge, non risponde alle esigenze delle famiglie, né delle madri, né dei padri e ancora meno dei figli. Gli effetti più importanti riguardano l’occupazione, gli orari e l’organizzazione del tempo della famiglia. Nonché i contenuti del tempo scuola. In particolare, i tagli di personale riguarderanno soprattutto donne. Mentre la riduzione del tempo-pieno può rallentare la tendenza a una maggior simmetria tra i genitori. E avrà effetti diversi sulla divisione del lavoro domestico per famiglie appartenenti a fasce di reddito diverse.

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