Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 845 di 1091

RISPARMI CHE MIGLIORANO LA GIUSTIZIA

La spesa per giustizia ha un’incidenza relativamente modesta sul bilancio dello Stato, ma un rilevante impatto sul sistema economico. In questo comparto, una corretta azione di spesa pubblica deve perseguire contemporaneamente obiettivi di risparmio e di miglioramento dei risultati. E l’elenco degli interventi possibili comprende razionalizzazione organizzativa del settore, revisione della geografia giudiziaria, riduzione degli oneri sulle intercettazioni, processo telematico, sistema a forfait per l’onorario degli avvocati.

RICERCA PER INDICE H

La valutazione della ricerca avrà sempre più risvolti concreti, perché una parte delle risorse pubbliche sarà attribuita sulla base dei risultati conseguiti da ciascun ateneo. Tutti gli indici bibliometrici hanno ovviamente il limite di esprimere in modo estremamente sintetico l’attività di un ricercatore. Tuttavia, si può provare a utilizzare l’indice h fondato sull’impatto dei risultati conseguiti dai docenti di una università o facoltà. Ecco la classifica per atenei e settori disciplinari, se si considerano le pubblicazioni dei professori ordinari di Economia.

PATTI CHIARI. MA NON TANTO

Alcuni bond Lehman Brothers sono rimasti nell’elenco di quelli definiti a basso rischio da Patti Chiari anche quando la società era già fallita. Come è potuto accadere? E, soprattutto, come evitare che si ripeta in futuro? Finora, i tittoli sono stati inseriti nell’elenco dei sicuri sulla base di indicatori del rischio di mancato rimborso e di perdita di valore del titolo. Un sistema inadeguato per vari motivi. In particolare perché fondato su serie storiche e soggetto a conflitti di interesse. Meglio sarebbe ricorrere agli spread dei credit default swaps.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Sono molto grato ai lettori che hanno avuto la bontà di inviare commenti al mio articolo. Condivido il bisogno per l’Italia di razionalizzare e ristrutturare la spesa pubblica rendendola più efficiente e più equa. Condivido anche la necessità di ridurre l’evasione fiscale ed anche il peso delle imposte, ancora troppo alte per coloro che le pagano onestamente. Durante molti hanni ho scritto vari articoli sulla necessità di fare queste riforme. Condivido anche il bisogno di introdurre ammortizzatori sociali efficienti e capaci di proteggere gli sfortunati e specialmente i più colpiti da crisi economiche.
Ma queste sono riforme che si discutono da sempre. E’ improbabile che saranno fatte proprio ora, nel mezzo della bufera economica e finanziaria che si è abbattuta sul mondo.

Il mio articolo si riferiva esclusivamente alla crisi economica ed a pericoli più immediati. Il dilemma per il governo italiano in questo momento è come affrontare la crisi. Molti vorrebbero spengerlo verso un forte aumento di spesa pubblica ed altri verso una riduzione di imposte senza darsi conto delle possibili conseguenze macroeconomiche. Il mio articolo aveva il modesto obbiettivo di avvertire che politiche keynesiane possono avere conseguenze non desiderabili, o persino pericolose, almeno per l’Italia. Il problema è che il governo italiano ha ereditato un debito pubblico molto alto e relativamente più costoso di altri paesi. Il debito ha anche una maturità non molto lunga, un aspetto che condivide con altri paesi. Le politiche del passato hanno ridotto il margine di manovra macroeconomico che ha il governo in questo momento. Il “rischio paese” è aumentato parecchio nell’ultimo anno. Tale rischio è come un termometro che indica quanta febbre ha un malato. Una febbre alta ed in aumento è dannosa per un malato. Un rischio paese alto ed in aumento è dannoso per l’economia di un paese. Un rischio paese in aumento è un avvertimento da non ignorare. Per me non c’è dubbio che una manovra di stampo keynesiano potrebbe spingere l’Italia su un cammino molto pericoloso. Naturalmente il mio commento non impedirebbe al governo di ridurre spese non necessarie, o l’evasione fiscale, per aiutare i più colpiti dalla crisi. Ma queste riforme dovrebbero rispettare i parametri macroeconomici. La pressione sul governo di fare qualcosa dovrebbe tener conto del famoso giuramento Hippocratico: la prima regola per un medico prima di agire è di essere sicuro di non causare danno.
La stessa regola vale per i ministri.

SE NON SI FA PIU’ CREDITO ALL’INNOVAZIONE

Il credito di imposta riconosciuto alle imprese per i costi sostenuti in attività di ricerca e sviluppo è uno strumento agile e efficace. Il decreto anticrisi introduce un meccanismo a prenotazione e altri limiti alla possibilità di fruizione che riducono il volume dell’intervento, eliminano l’automaticità dell’accesso e cancellano la sicurezza della disponibilità in tempi certi delle risorse. Eppure è vitale che la crisi economica non blocchi la capacità di innovazione, rendendo le aziende italiane ancora più deboli di fronte alla competizione internazionale.

DILEMMI ITALIANI

Per l’Italia sarebbe imprudente e molto rischioso tentare una espansione keynesiana o aumentare la spesa pubblica per proteggere i più colpiti dalla crisi. I dati sui tassi di interesse dimostrano che il rischio paese è già salito rispetto allo scorso anno e una politica fiscale espansiva potrebbe farlo aumentare in modo incontrollabile. Oltretutto, misure di questo tipo potrebbero anche non essere efficaci perché quella italiana è una economia molto aperta e il suo andamento dipende in larga misura da ciò che accade nel resto del mondo. Sostenere che il debito totale (incluso il debito privato) è basso ha poco significato. Conta il debito pubblico.

IL TRENO VA VELOCE. QUANDO NON RALLENTA

Entra in funzione la linea ferroviaria ad alta velocità tra Milano e Bologna, con un risparmio di 37 minuti. Ma anche i costi dell’opera sono alti: 7 miliardi per 188 chilometri. Così come il prezzo del biglietto, più caro che in Francia. E non mancano i disagi: il rallentamento degli Intercity e, a Milano, lo spostamento dei treni regionali da Centrale alle stazioni di Porta. Sono dovuti alle norme restrittive sulle velocità di approccio e di avviamento, introdotte dopo il disastro di Piacenza del 1997. Modificarle non comporterebbe alcun pregiudizio alla sicurezza.

E SULLA MILANO-VENEZIA I CONTI NON TORNANO

Il comitato promotore della nuova linea alta velocità Milano-Venezia ha presentato una dettagliata analisi costi-benefici del progetto. E’ una buona notizia perché l’iniziativa rende più trasparente il dibattito politico-decisionale, cosa assi rara in Italia. Se però si va più in profondità, si scoprono un errore di calcolo e alcune ipotesi indifendibili, tutte a vantaggio del piano. Ma più in generale emerge, ancora una volta, la necessità di analisi comparative, neutrali e fondate su parametri univoci e condivisi. Soprattutto quando le risorse pubbliche sono scarse.

NON E’ SOLO UN COSTO IL PACCHETTO CLIMA

La distruzione dell’ambiente e della natura è secondo i sondaggi una delle principali preoccupazioni degli italiani. Ma ai livelli più alti delle istituzioni e della nomenclatura economica si continua ad avversare il pacchetto clima europeo, adottando l’ottica parziale dei suoi costi, senza il minimo riferimento ai benefici attesi. Certo, non facilmente quantificabili. Anche perché si tratta di una manovra complessa, con molteplici obiettivi, dalla lotta ai cambiamenti climatici all’indipendenza energetica. Un peccato non parteciparvi.

MISURE ANTICRISI? MA LO STATO CI GUADAGNA

Il decreto anticrisi ha un saldo netto in positivo di 390 milioni. Un risultato sorprendente. Pur con la prudenza dovuta al livello del debito pubblico, sarebbe stato fondamentale aumentare la spesa pubblica o ridurre la pressione fiscale. Invece, il provvedimento prevede un incremento netto delle entrate, in gran parte tributarie, per compensare quello delle spese. In recessione l’unico modo per migliorare i conti pubblici è far ripartire l’economia. E il governo dovrà presumibilmente intervenire in corso d’opera perché le misure di spesa appaiono sotto finanziate.

Pagina 845 di 1091

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén