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Senato federale? Solo di nome

Si torna a discutere di riforma del Senato, ripartendo dal progetto elaborato dalla commissione Affari costituzionali nella scorsa legislatura. I senatori non saranno più direttamente votati dai cittadini, ma scelti attraverso un meccanismo di selezione indiretta all’interno dei consigli regionali e delle autonomie. La Camera avrà una netta prevalenza di potestà legislativa. Ma la nuova camera alta di federale avrà solo il nome. Mentre si rafforza, invece, il sistema dei partiti.

 

UN VOTO ALTERNATIVO PER L’ITALIA

E’ il sistema usato dagli australiani per eleggere la Camera dei Deputati e dagli irlandesi per eleggere il presidente della repubblica. E’ un maggioritario, ma all’elettore si chiede di mettere in ordine di preferenza i diversi candidati. Evita la dipendenza dalle alleanze pre-elettorali. Aiuta l’emergere di due blocchi, anche se non necessariamente di due partiti. Favorisce i partiti maggiori e quelli geograficamente concentrati. Dunque, in questa legislatura, e forse solo in questa, è una riforma che si può fare.

QUELLA CAPACITA’ DI GOVERNO CHE FA LA DIFFERENZA

Si conferma il drammatico divario tra i sistemi sanitari di Nord e Sud. Non tanto in termini di strutture, personale o spesa, quanto di assetti di governance e risultati prodotti. Che tuttavia non sembrano dipendere dai modelli istituzionali adottati, integrati o separati. La variabile chiave è la capacità di governare il sistema, con la quale si tiene sotto controllo la spesa, si producono servizi di buona qualità e si migliora la salute dei cittadini. Per un reale riequilibrio servono perciò investimenti in formazione, cultura gestionale, tecnologie.

I CONTI CON LA BOZZA CALDEROLI

L’attuazione del federalismo fiscale non può prescindere dal problema della perequazione interregionale, per i forti divari territoriali del nostro paese. Qual è la posizione della proposta Calderoli sul tema? E’ ancora troppo vaga per dirlo con precisione. Ma le stime suggeriscono che alcune Regioni potrebbero soffrire perdite non irrilevanti, mentre altre avere risorse in eccesso. E’ perciò cruciale indicare regole chiare per la redistribuzione e definire un periodo di transizione. E affrontare la questione delle Regioni a statuto speciale.

UNA MANOVRA SENZA SPERANZA*

Il Parlamento approva la manovra economica depressiva del Governo, che prevede un ulteriore incremento della pressione fiscale, mentre ci sarebbe bisogno di ridurre le tasse sul lavoro per allontanare lo spettro di una recessione. L’unica novità di rilievo introdotta dal Parlamento è la misura sui precari che applica al mercato del lavoro il metodo seguito dal Presidente del Consiglio nell’affrontare i suoi problemi con la giustizia: si interviene sui processi in corso. Una manovra insomma che non da speranza. Mentre non si perde occasione per predicare la paura.

L’OMBRA DELLA GRANDE CRISI SUL NEGOZIATO WTO

E’ forte l’impressione che sulla trattativa fra i paesi dell’Organizzazione mondiale del commercio riuniti recentemente a Ginevra, abbia pesato negativamente la crisi economica internazionale, dissolvendo l’interesse verso un accordo di liberalizzazione del regime commerciale. Gli effetti reali di un mancato accordo sono probabilmente molto limitati, ma si è mancata l’occasione di rafforzare il sistema multilaterale che vincola i paesi al rispetto di un insieme di regole.

NAUFRAGIO AL GIRO DI DOHA

Il negoziato del Doha Round è fallito non sulla questione dell’apertura “tout court” dei mercati agricoli dei paesi in via di sviluppo alle produzioni dei paesi industrializzati, né sulla riduzione dei sussidi agricoli europei ed americani. Il vero motivo del contendere era una la revisione del cosiddetto “meccanismo di salvaguardia speciale” per l’agricoltura. Vediamo di cosa si tratta e di chi è l’effettiva responsabilità di questo insuccesso del WTO. A cominciare dalle lobby dei produttori agricoli nei maggiori paesi industrializzati e nei principali paesi emergenti.

MEDIOBANCA E IL PASTICCIO DEI DUE CONSIGLI

Il sistema di governance duale delle società, con i due Consigli – di gestione e di sorverglianza – avrebbe potuto portare maggiore trasparenza, cioè una divisione chiara delle responsabilità nelle imprese che lo scelgono. Ma la sua applicazione in Italia ha creato invece situazioni confuse, come quella creatasi in Mediobanca. La Banca d’Italia è intervenuta dettando regole più stringenti per gli istituti di credito. Ma a questo punto il sistema duale, che aveva riscosso forte consenso appena l’anno scorso, al vertice della società di piazzetta Cuccia non piace più.

Alitalia, notizie e domande di ferragosto

Alla vigilia della pausa ferragostana, la vicenda Alitalia è ancora lontana dall’essere risolta. Il Presidente Berlusconi parla ora dell’autunno come periodo in cui si risolverà, mentre in campagna elettorale diceva che sarebbero bastate poche settimane.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie a tutti i lettori che hanno inoltrato dei commenti, quasi tutti ottimi. Rispondo brevemente, e cumulativamente.

Innanzi tutto, vorrei chiarire che a mio giudizio la decisione della corte europea (che nella mia lettura stigmatizza la discriminazione basata sulla origine etnica) è ottima. Egualmente, non sono necessariamente a favore dei sistemi di quota proprio perché essi, come il dirigente belga, tendono a far dipendere una decisione dall’appartenenza a una categoria (nel caso della ditta belga, la categoria “europei”, e nel caso delle quote rosa la categoria “donne”).
Detto questo, è vero che c’è un limite all’analogia. Mentre gli “europei” sono una categoria “avvantaggiata”, le donne sono viste in certi ambiti come “svantaggiate”. Alcuni commenti hanno segnalato questa importante differenza. La posizione di questi lettori è certamente legittima.
Un lettore chiede se ci siano studi che valutino l’impatto di rimedi di affirmative action. Lo studio che ci va più vicino, a mia conoscenza, è il lavoro del professore di legge Richard Sanders.(1) Io interpreto i dati da lui presentati come evidenza che, almeno nell’ambito delle Law Schools americane, preferenze razziali nelle ammissioni non aiutano a selezionare “gemme nascoste”, ne’ hanno l’effetto di migliorare le performance di coloro che ne beneficiano – almeno nell’arco del periodo di studio preso in esame.
Una lettrice dice che in concorsi con prove anonime le donne ricevono voti relativamente migliori che in concorsi non anonimi. Sarei interessato ad avere questi dati, se esistono in forma sistematica. Per chi è interessato all’argomento, riferisco al classico articolo “Orchestrating Impartiality”, che mostra che, quando I concorsi per orchestrale furono fatti “ciechi” (con il candidato dietro uno schermo), le donne furono assunte più frequentemente che nei concorsi normali.(2)

(1) Si veda per esempio  “A Systemic Analysis of Affirmative  Action in American Law Schools”, disponibile al sito http://www.law.ucla.edu/sander/Systemic/final/SanderFINAL.pdf
(2) “Orchestrating Impartiality: The Impact of "Blind" Auditions on Female Musicians” di Claudia Goldin e Cecilia Rouse The American Economic Review, Vol. 90, No. 4 (Sep., 2000), pp. 715-741   

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