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SARKOZY E’ DAVVERO UN LIBERALE?

Il presidente francese è indiscutibilmente un uomo di destra, ma si può definirlo un liberale? Lo è da un punto di vista culturale. Sotto il profilo economico, invece, Sarkozy esprime le contraddizioni dei francesi. Vorrebbe sviluppare iniziativa privata, talenti individuali e competizione, ma non ha mai criticato apertamente il comportamento antiliberale dei settori corporativi che godono di posizioni di privilegio. Ha illuso i cittadini su globalizzazione e potere di acquisto perché non è stato in grado di spiegare che lo Stato non è onnipotente, anche se non è inutile.

LA RISPOSTA DI NINO NOVACCO, PRESIDENTE SVIMEZ

Il prof. Massimo Bordignon, rispondendo ad una nota della SVIMEZ, definisce lÂ’interpretazione data al comma 4 dellÂ’art. 119 come perniciosa per gli enti territoriali di qualunque latitudine, in quanto renderebbe di fatto impossibile il federalismo fiscale, ed incostituzionale ogni autonomia attribuita agli enti locali.

NON BASTANO DUE “COMMI” PER COSTRUIRE UN FEDERALISMO SOSTENIBILE

E’ evidente che dell’art. 119 si possono dare diverse interpretazioni, dal momento che il testo, come ammette il prof. Bordignon, cerca di contemperare due esigenze contraddittorie nella realtà italiana: dare autonomia effettiva agli enti territoriali e, nel contempo, evitare che il meccanismo di finanziamento comporti l’incapacità di alcuni enti di fornire – in un Paese economicamente dualista – i servizi che essi devono assicurare alle popolazioni. A questa contraddizione Bordignon risponde ritenendo fondamentale il comma 3, che viene prima del 4, e che si limita ad attribuire risorse compensative ai territori con minore capacità fiscale, e proponendo, come nel disegno di legge delega del precedente Governo, un’applicazione parziale del finanziamento integrale delle funzioni previsto nel comma 4, introducendo una distinzione – che è del tutto assente nel testo costituzionale – tra funzioni che riguardano diritti fondamentali di cittadinanza, ed altre funzioni.
Il problema viene affrontato in sostanza con la sola lettura di tale articolo, e viene visto come prevalenza dell’uno o dell’altro comma, quando è invece l’intero articolo che deve essere letto nel contesto complessivo in cui si colloca, che è e resta la Costituzione Italiana. Ed è questo il rilievo della SVIMEZ: l’interpretazione dell’art.119 che si vuole far prevalere – e non solo nelle più accese sedi leghiste – lede gli articoli 2, 3 e 53 della nostra Costituzione, in quanto va ad intaccare il principio dell’uguaglianza dei cittadini dovunque risiedano, che è elemento fondante della nostra convivenza civile.
Quanto agli spazi di autonomia degli enti, poi, essi non risulterebbero certo sacrificati dall’interpretazione della SVIMEZ. Tutti gli enti potrebbero infatti esercitarla al di fuori e in aggiunta alle funzioni finanziate integralmente, ricorrendo alla propria leva fiscale, escludendo comunque meccanismi di piè di lista, e quindi stimando il fabbisogno sulla base dei costi standard ed avendo a riferimento le capacità fiscali degli enti. E’ piuttosto la posizione di Bordignon, riflessa nel disegno di legge delega del precedente Governo, e ancor più in quella espressa nella proposta del Consiglio regionale della Lombardia, a rendere impossibile l’esercizio dell’autonomia, ma solo da parte degli enti del Mezzogiorno. Soltanto essi sono infatti costretti ad utilizzare tutti gli spazi a loro disposizione per coprire spese e fornire servizi importanti che altrove sono finanziati con livelli di pressione fiscale più bassi, che si applicano a basi imponibili più elevate. Per contro, non si hanno spazi di autonomia quando non vi sono sufficienti entrate e non si possono chiedere sacrifici a popolazioni a basso livello di reddito, come è generalmente il caso del Mezzogiorno.
Questi, ad avviso della SVIMEZ, i motivi reali e gravi del contendere.

INDIPENDENTI NEL CDA? SI’, MA SUL SERIO

La Consob ha diffuso un documento di consultazione sulle operazioni con parti correlate che coinvolgono le società aperte. La novità più interessante è la centralità attribuita agli amministratori indipendenti, ai quali è affidata la responsabilità di seguire le trattative e svolgere l’istruttoria per operazioni che rientrano entro certe soglie di rilevanza. Si dovrebbero attenuare anche i costi di agenzia e le asimmetrie informative. Tuttavia, i vantaggi della nuova regolamentazione dipendono dalla effettiva indipendenza, non solo formale, degli amministratori disinteressati.

L’ITALIA NELLA SPIRALE DEL “DEGIOVANIMENTO”*

Siamo uno dei paesi più squilibrati nei rapporti tra le generazioni. Rispetto ai coetanei europei, i giovani italiani contano meno non solo dal punto di vista demografico, ma anche da quello sociale, economico e politico. Se alla riduzione quantitativa delle nuove generazioni non si risponde con un aumento qualitativo, nessuna barriera protezionistica sarà sufficiente per proteggerci dal declino.

UN BONUS CHE PESA SULL’AMBIENTE

Scaduto il bonus fiscale sulla benzina deciso dal governo Prodi, sono già forti le pressioni perché il nuovo esecutivo rinnovi il provvedimento, anzi lo rafforzi. Ma l’accisa sui carburanti va considerata sotto il profilo della correzione dell’impatto ambientale. Se proprio si deve intervenire, meglio dunque prevederne una riduzione virtuale e utilizzare la somma ricavata per favorire il risparmio energetico o per incentivare le energie rinnovabili. Si eviterebbe di inviare ai cittadini il segnale sbagliato che la tassazione delle fonti fossili di energia si può ridurre.

L’EUROPA DELLA MICRODEMOCRAZIA

Una ricerca sul funzionamento dei sistemi democratici in Europa delinea un approccio innovativo. Si concentra nella misurazione del livello di cultura democratica e delle relazioni tra i valori, la vita di tutti i giorni, i comportamenti. L’Italia, tanto per cambiare, non fa una bella figura. Andiamo malissimo nell’indice di democrazia elettorale e procedurale e nella libertà di scelta del modello famigliare. Relativamente meno peggio facciamo nel controllo sull’erogazione dei servizi, nella partecipazione civica e attivismo.

VIAGGIO AL TERMINE DELLA MUNNEZZA

Primo Consiglio dei ministri a Napoli, all’ordine del giorno la crisi dei rifiuti. Ma anche per il nuovo governo non sarà facile trovare una soluzione definitiva. Nel frattempo, la situazione è lontana dalla normalità: si cerca ancora un rimedio temporaneo per far fronte all’emergenza. Intanto, però, il capitale di fiducia dei cittadini nelle istituzioni è stato dissipato e il denaro sperperato per operazioni clientelari o conniventi. Da questa situazione si uscirà con enormi difficoltà, grande pazienza, nervi saldi e soprattutto tempi lunghi.

FONDI E CASSE: LA FRAMMENTAZIONE COSTA

Gli alti costi delle pensioni integrative potrebbero ridursi grazie a un disegno più intelligente dei fondi non profit. I costi fissi di gestione potrebbero essere ammortizzati su un ammontare di contributi più elevato. Le autorità competenti dovrebbero perciò prevenire la proliferazione di schemi pensionistici di dubbia utilità e di costo sicuro e promuovere le fusioni di quelli già esistenti. In questo difficile compito, dovrebbero essere aiutate dalle rappresentanze di professionisti e di altre categorie di lavoratori.

INNOVARE ALL’INNOVAZIONE

COMUNI IN FUGA

Sempre di più i comuni che cercano di staccarsi da una Regione a statuto ordinario. Ovviamente per beneficiare del più favorevole regime finanziario di quelle a statuto speciale. Perché resiste una incomprensibile e anacronistica disparità di trattamento fra le une e le altre. Un problema che dovrà essere affrontato dal nuovo governo. E se il progetto della Lombardia prevede di applicare a tutte un meccanismo di finanziamento simile a quello delle Regioni speciali, sarebbe sbagliato discuterne senza porre la questione della riforma del regime finanziario di queste ultime.

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