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SPAGNA-ITALIA: IL SORPASSO

In Spagna, la classe dirigente ha chiara l’urgenza della principale sfida per il futuro: far crescere la produttività totale. E non si ha paura di lasciare indietro chi non tiene il ritmo dell’innovazione, siano università inefficienti o imprese poco competitive. In Italia il ministro dell’Economia indica la globalizzazione come causa dei nostri malanni. Ma se vogliamo tornare a crescere, dobbiamo risolvere i problemi interni. A partire da due risorse inutilizzate come Mezzogiorno e lavoro femminile. Aggiungendo molta concorrenza. L’alternativa è solo un dolce declino.

QUEGLI INDICATORI NEMICI DELLE DONNE*

La legge sugli incentivi alle aziende che assumono donne non si applica alla Calabria, che pure ha un tasso di occupazione femminile al 31 per cento. Un caso che deve servire da monito per il futuro. Se gli indicatori utilizzati per ripartire gli stanziamenti per le politiche sociali e del lavoro si basano solo sulla disoccupazione, in alcune fasi potrebbero essere penalizzati proprio i segmenti più deboli sul mercato del lavoro. Costruire o individuare l’indicatore adeguato a misurare un fenomeno è difficile, ancora più complesso è costruirne uno sensibile al genere.

CHI HA RAGIONE PAGA

La regola generale vigente nei processi civili prevede che le spese processuali vengano pagate dalla parte che perde la causa. Ora il governo propone che siano addebitate a chi vince la causa se questi ha rifiutato senza giustificato motivo una proposta vantaggiosa di conciliazione. L’idea, di per sé buona, è di incentivare la conciliazione. Ma rischia di non tener conto del contesto italiano, nel quale la parte che ha ragione è in una situazione di debolezza cronica. E i meccanismi conciliativi potrebbero costituire una minaccia in bianco ad accettare accordi anche ingiusti.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio tutti i lettori per i commenti sui quali in larga parte concordo. L’educazione  finanziaria, per avere successo, si deve inserire in un quadro  più generale di attenzione, passatemi l’espressione, all’educazione in generale, quadro non certo favorito dai comportamenti dei mass media, che anzi sembrano spesso veicolare valori poco coerenti a quella “educazione domestica” alla quale i lettori fanno riferimento. Ma questo, purtroppo, è un discorso che meriterebbe ben altri approfondimenti. Non vi è dubbio, poi che tra il contraente  banca e il contraente cliente esiste una “asimmetria di potere” , ma se da un lato la regolamentazione si sta evolvendo e  impone agli intermediari di dare una informazione non solo formale,  ma sostanziale e attenta al profilo del mutuatario, dall’altro questa asimmetria non può trasformarsi in un comodo alibi per lasciarsi andare a quella che qualche lettore definisce la pigrizia dei clienti che nella maggior parte dei casi leggono poco o niente. Concordo con chi suggerisce  di distinguere a seconda che si parli di mutui o di investimenti sul mercato finanziario,  ma non condivido il fatto che per i secondi servano soltanto regole più severe. Le regole ribadisco, sono importanti e vanno applicate, ma,  senza chiedere agli investitori una analisi dei bilanci delle società, occorre almeno metterli in grado di comprendere che un investimento azionario è oggettivamente più rischioso, soprattutto in condizioni di volatilità dei mercati. Potrà sembrare questa una banalità, ma purtroppo, la realtà lo dimostra, così non è. E proprio partendo dalla scuola su questo terreno si potrebbero ottenere risultati incoraggianti.

LO SPREAD CHE ALLARGA L’ATLANTICO

Da qualche mese si registra un persistente spread tra Libor e tassi di riferimento attesi. Le banche centrali possono intervenire per eliminarlo? E come? Europei e americani hanno sulla questione punti di vista diversi. I primi lo interpretano come la semplice quantificazione da parte del mercato di un rischio di credito. Secondo la Fed, invece, la causa è in una carenza di capitale delle banche. Nessuna delle due posizioni è pienamente convincente.

SE SI ROMPE IL PATTO PER LA SALUTE*

La manovra di bilancio prevede risparmi consistenti sulla sanità. E di fatto rimette in discussione il Patto per la salute e la strategia che ha consentito di recuperare il controllo sulla spesa sanitaria. Perché è concreto il rischio di riattivare il meccanismo perverso che vedeva lo Stato lesinare le risorse del Ssn, per poi inseguire con un anno di ritardo le dinamiche spontanee della spesa. Sarebbe più utile riprendere il lavoro di elaborazione degli indicatori di costo e di performance per programmare su basi condivise da Stato e regioni il finanziamento 2010-2012.

LA FRECCIA DI ROBIN HOOD COLPISCE LA BOLLETTA

La cosiddetta Robin Hood tax eleverà i prezzi dell’energia elettrica, già oggi piuttosto alti, spostando denaro dalle tasche dei consumatori a quelle dello Stato. Se avrà un effetto reale sulle imprese del settore, sarà a favore di quelle che oggi ottengono più profitti, a danno di chi fa fatica a stare a galla. Se si vogliono colpire i profitti eccessivi nel settore elettrico a sostegno della collettività, esiste solo un modo: far funzionare il mercato. Nel nostro, la concorrenza è poco efficace. Sarebbe interessante conoscere le intenzioni del governo in proposito.

SERVIZI PUBBLICI LOCALI: IV TENTATIVO DI RIFORMA

Come è ormai tradizione, qualsiasi sia la maggioranza, all’inizio della legislatura fioriscono i disegni di legge per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. In genere, appassiscono in breve tempo. Stavolta però c’è una novità: il disegno di legge del governo ha significativi punti di convergenza con la proposta presentata alla Camera da Linda Lanzillotta. Anzi, in alcune parti i due testi coincidono alla lettera. Ma le differenze ci sono e significative. Riguardano la visione del settore e, alla fine, misureranno il tasso di innovazione della legge che sarà approvata.

UNA POLITICA ECONOMICA BELLA NELLA FORMA MA AVVILENTE NELLA SOSTANZA

Con l’approvazione del decreto fiscale che anticipa la legge Finanziaria, la programmazione economica ha fatto un passo avanti epocale. Ma il percorso di politica economica per la legislatura tracciato dal Dpef è avvilente nella sostanza. Ci sarà un significativo aumento della pressione fiscale per tutta la legislatura e una riduzione delle spese in conto capitale, anziché della spesa corrente. Tutto il contrario di ciò che servirebbe al paese per uscire dalla stagnazione.

Alitalia: la riorganizzazione non può attendere

La Commissione europea ha aperto una procedura di indagine formale per aiuti di Stato per il finanziamento pubblico di 300 milioni concesso di recente all’Alitalia. Non poteva fare altrimenti. Ma la decisione non blocca, per il momento, l’operatività della misura. Di conseguenza, la compagnia può proseguire nella sua normale attività, mentre il governo avvia un nuovo tentativo di privatizzazione. Meglio sarebbe stato però condizionare l’intervento a una riorganizzazione della società lungo linee simili a quelle dell’amministrazione straordinaria.

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