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IL PREMIO SALARIALE A DUE LIVELLI

Confindustria e sindacati hanno deciso di rinviare di nuovo la discussione sul modello di determinazione dei salari. E’ un’altra occasione persa. A dispetto dei tanti richiami alla inderogabilità della questione salariale. Permettere a tutti i lavoratori di avere un contratto, alleggerendo al tempo stesso la struttura a più livelli della contrattazione, e rafforzare il legame fra salari e produttività sono gli obiettivi primari della riforma di un sistema che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti. Ecco una proposta dai semplici principi e con un “premio a due livelli”.

NON E’ UN PAESE DELLA RULE OF LAW

Nei loro programmi elettorali i due principali partiti propongono una trasformazione completa dell’Italia, senza però indicare alcuna sequenza delle riforme che vorrebbero attuare. Ma le priorità esistono. Secondo il rapporto sulla libertà economica curato dall’Heritage Foundation, il nostro paese è agli ultimi posti per corruzione e tutela dei diritti di proprietà. Alla giustizia Pdl e Pd dedicano una certa attenzione e il tentativo di dare risposte alle deficienze del nostro sistema giudiziario dovrebbe trovare ampio sostegno in quasi tutta la società.

CARISSIMI FONDI

Un numero consistente di fondi pensione ha livelli commissionali che superano di molto la media del settore nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Oltretutto con risultati che non denotano peculiari capacità nella gestione finanziaria. Costi eccessivi possono avere conseguenze deleterie sull’entità del risparmio previdenziale. Una considerazione che dovrebbe far riflettere quegli operatori che sembrano avere individuato nella previdenza complementare una facile prospettiva di arricchimento, più che una nuova frontiera del risparmio gestito.

DEJA VU

Per capire che cosa succede quando l’economia rallenta e si arriva a parlare di crescita zero basta ricordare quanto è successo dal 2001 al 2006, per aiutare la memoria sono gli anni del secondo Governo Berlusconi. In quel periodo l’economia italiana è cresciuta a un tasso medio dello 0,3 per cento. Questo ci dà la misura esatta di quanto ci potrebbe accadere in un futuro prossimo.
Purtroppo il nostro Paese continua da anni  a crescere meno degli altri Paesi europei. E questi ultimi crescono meno dell’economia mondiale. Dal 2001 in poi, infatti, l’economia mondiale è andata al galoppo mentre l’Italia è rimasta al palo o è comunque cresciuta meno degli altri (come nel 2007). Quando l’economia ristagna, le famiglie rinviano piani di investimento, come l’acquisto di una casa o di una autovettura.  Un numero maggiore di famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese.  Purtroppo il sistema di protezione in Italia protegge quasi solo i pensionati (le cui quiescenze andrebbero comunque indicizzate all’andamento del costo della vita delle famiglie anziane anziché all’indice dei prezzi generale) e non aiuta chi perde il lavoro.  Quando l’economia ristagna, soprattutto i lavoratori con contratti temporanei rischiano il posto di lavoro, nel senso che il loro contratto non verrà rinnovato alla scadenza.
Un aggravante di questa stagnazione è che l’inflazione è aumentata, è mediamente più forte l’aumento dei prezzi. Ma anche con il passaggio all’euro c’era stata un’impennata dei prezzi. Quindi anche questo è un deja-vu.  Inoltre i prezzi del petrolio e dei beni alimentari oggi aumentano perché ci sono paesi come la Cina e l’India che alimentano una forte domanda di questi beni facendo salire i prezzi.  Se la sempre più imminente recessione negli Stati Uniti dovesse contagiare anche i paesi emergenti, la loro domanda diminuirebbe e i prezzi si raffredderebbero. Quindi non tutti i mali vengono per nuocere.

COME RIFORMARE IL CONTRATTO DI LAVORO

La base di partenza della discussione fra parti sociali sulla riforma della struttura della contrattazione collettiva sorvola su due questioni centrali. La prima riguarda le clausole di rinvio del Ccnl al contratto di secondo livello: andrebbe adottato il principio per cui tutto ciò che non è espressamente devoluto al livello nazionale, ricade nella sfera di agibilità del contratto aziendale. La seconda verte sull’efficacia soggettiva del contratto collettivo nel settore privato, che richiederebbe un intervento legislativo e alcuni correttivi.

AZIONI PER IL LUNGO PERIODO

Si discute molto in questo periodo della crisi che sta attraversando i mercati finanziari. Proponiamo un grafico che mostra il valore attuale di un dollaro investito nel 1800 in diversi strumenti finanziari e nell’indice dei prezzi al consumo (CPI). Come si può notare un dollaro investito nel 1800 in azioni (Stocks) varrebbe oggi ben 8 milioni di dollari, mentre un dollaro investito nell’indice dei prezzi al consumo dopo 200 anni varrebbe solo 15 dollari.

Fonte: Siegel: Stocks for the Long Run, 3rd edition (New York: McGrew Hill, 2002)

LA RIBELLIONE

Cosa sta accadendo? Due giorni fa vi è stata a Bari una grande manifestazione con oltre centomila persone che, ricordando le centinaia di vittime della criminalità organizzata, hano elevato il loro grido perché la società coralmente si ribelli alla schiavitù delle mafie. Oggi si apprende che i commercianti di Palermo, stanchi dei ricatti dei mafiosi, hanno collaborato con le forze di polizia e consentito l’arresto di 21 persone che imponevano loro il pagamento del pizzo. Sembra che si stia sgretolando il muro dell’omertà e che, grazie ai moti della società civile, il mangime di cui la mafia si nutre – paura e soggezione – stia venendo a mancare. Tutto questo avviene, come notava ieri Michele Serra in un trafiletto su Repubblica, sotto la sostanziale disattenzione dei mezzi di comunicazione. Eppure sono eventi cruciali per il nostro paese, molto più importanti di quelli che riempono le prime pagine dei giornali in questi giorni. Questo risveglio delle coscienze va promosso e supportato, in modo che si traduca in cultura stabile, solidificandosi in norma sociale.Una modesta inziativa che il governo potrebbe prendere: una campagna televisiva che incoraggi alla ribellione alla mafia. Un impegno di peso: niente ponte sullo Stretto di Messina, che sarebbe il più grosso regalo a mafia e ‘ndrangheta del dopoguerra. E realizzare meccanismi per schermare dalle organizzazioni criminali l’enorme fiume di finanziamenti che riguarda molte opere pubbliche in corso e il potenziamento della Salerno-Reggio Calabria.

QUANDO SI FERMERA’ IL PREZZO DEL PETROLIO

Il greggio sfonda quota 110 dollari al barile e tutti tornano a chiedersi fin dove si arriverà. Attività speculativa, continua crescita della domanda, in particolare della Cina, e interesse dei paesi produttori a compensare la svalutazione della valuta americana sono tutti fattori che contribuiscono a mantenere alto il prezzo del petrolio. Le cose però potrebbero cambiare. Per due motivi: una recessione americana più profonda di quanto appaia e una presa di coscienza collettiva dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo cinese.

TRE MOTIVI PER TEMERE L’INFLAZIONE

Sempre più insistenti in molti paesi i segnali di una ripresa inflazionistica. Con Stati Uniti e Fed accusati di soffiare sul fuoco. Ci sono almeno tre argomenti per ritenere che l’attuale fiammata sia potenzialmente pericolosa: rivendicazioni salariali, prezzi delle commodities, crisi finanziaria e reddito potenziale. In ogni caso, però, il ruolo che le banche centrali possono svolgere, nel bene e nel male, è fondamentale: per la loro capacità o imperizia nell’influenzare la relazione tra inflazione corrente e aspettative di inflazione.

LA QUALITA’ DELLA SANITA’ NON DIPENDE DALLA SPESA

La politica di riequilibrio degli ultimi decenni ha drasticamente ridotto i differenziali di spesa sanitaria tra le regioni italiane. Ma ciò non sempre ha significato un riallineamento reale nella qualità dei servizi e nella salute dei cittadini. Perché la spesa è una variabile strumentale rispetto ai bisogni e ai risultati finali. Che dipendono invece dalle strategie, dagli strumenti, dalle risorse umane adottate a livello regionale. Per questo in molte zone del Sud i livelli delle prestazioni sono ancora lontani dalle aspettative.

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