Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 891 di 1101

CON AIR FRANCE VOLANO VIA I CAPITALI STRANIERI

Il ritiro dell’offerta di Air France su Alitalia pone problemi molto seri alla sopravvivenza della compagnia di bandiera. Ma è soprattutto un’ennesima dimostrazione di come nei confronti dei capitali esteri la nostra sia oramai diventata un’economia di rigetto più che di attrazione. Il caso, con le sue false verità, ricorda al mondo che per applicare un contratto contestato da noi ci vogliono 1.210 giorni contro 331 in Francia e che a ogni Finanziaria si modificano le regole fiscali. Gli investimenti torneranno solo quando le regole del mercato e di chi le governa saranno chiare e certe.

IL TREMONTI PENSIERO ALLA PROVA DEL GOVERNO

Le idee di Tremonti, pur utili per conquistare consensi elettorali, non lo sono altrettanto per risolvere i problemi dell’Italia. Perché la Cina è ormai una grande potenza commerciale e politica, un enorme mercato di sbocco per le imprese europee e perché dell’importazione dei suoi beni a basso costo beneficiano in tanti. E poi anche altre economie subiscono la concorrenza cinese, ma è la nostra a crescere di meno. Per carenze e inefficienze tutte italiane. Da queste un governo dalla solida maggioranza dovrebbe partire per ridare fiducia a lavoratori e imprese.

LO STRANO CASO DEI FEDERALISTI ANTI-ICI

L’Ici garantisce quasi il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni. Eppure, il nuovo governo si accinge ad azzerarla, almeno sulla prima casa. Certo, trasferire il carico fiscale dalla proprietà alle attività produttive può procurare un vantaggio elettorale, ma rivela una notevole dose di miopia, dei governi e degli stessi elettori. L’abolizione dell’imposta è contraria ai principi di base del federalismo, renderà i comuni meno virtuosi, avvantaggia soprattutto i contribuenti più ricchi e sarà un ulteriore freno alla modernizzazione del paese.

SOGNANDO CATALOGNA

Il successo elettorale della Lega ha riportato il tema del federalismo fiscale al centro del dibattito politico. Le proposte avanzate nei programmi elettorali sono insostenibili se applicate a tutte le regioni. Ma un federalismo differenziato potrebbe funzionare. Introdurrebbe anche in Italia il principio della sperimentazione: attribuire risorse e funzioni alle Regioni che abbiano dimostrato capacità gestionali e verificare se effettivamente sono in grado di offrire i relativi servizi in modo più efficiente dello Stato. Per riportarli nell’alveo nazionale in caso contrario. Il rischio è che invece si proceda in ordine sparso, assegnando prima le risorse e poi, forse, le funzioni. Così come è avvenuto in passato con le Regioni a statuto speciale.

FEED RSS, ISTRUZIONI PER L’USO

L’indirizzo per gli Rss de lavoce è questo:
http://feeds.feedburner.com/lavoce/kNav

 

ALITALIA NON DALLE NOSTRE TASCHE!

Ci risiamo. Ancora una volta la politica si è messa nel mezzo e così è saltata la trattativa con AirFrance-Klm, come otto anni fa era saltata quella con Klm. Nel frattempo la compagnia ha perso prestigio, aerei e collegamenti internazionali, con danno rilevante per lo sviluppo del  Paese. Non solo, Alitalia ha perso soldi in 14 degli ultimi 15 anni e ha succhiato (per ricapitalizzazioni) oltre 5 miliardi di euro dalle tasche dei contribuenti italiani; contribuenti che in grande maggioranza non volano. La spregiudicatezza  elettorale del prossimo Presidente del Consiglio, la cecità dei sindacati e un malinterpretato federalismo territoriale hanno spinto anche Air France a ritirarsi. Ora, con la compagnia con lÂ’acqua alla gola e a rischio di fallimento minuto per minuto, si propone un ulteriore sacrificio, un prestito “ponte” di 300 milioni di euro, di nuovo sulle spalle del tartassato contribuente italiano. Un prestito oltretutto che la Commissione Europea ha già bollato come illecito aiuto di Stato. Tanto che qualcuno propone di giustificare il prestito con “ragioni di ordine pubblico”. Ma a tutto c’è un limite, quantomeno di decenza. Naturalmente, il ricco Presidente del Consiglio “in pectore” e i suoi amici sono liberissimi di offrire contributi volontari alla compagnia di bandiera, se così desiderano.  Ma il Consiglio dei Ministri ancora in carica non attinga alle nostre tasche. Perché – caduta la trattativa con Air France-Klm – il “ponte” non porta da nessuna parte in tempi brevi: alla fine del ponte sembra esserci solo il vuoto o qualche altro lungo “ponte”. Insomma, tanti altri nostri soldi buttati. Sarebbe meglio che il Governo aspettasse ancora 2 o 3 giorni e poi, se non si manifestassero prospettive serie e concrete (industriali oltre che finanziarie), lasci partire il commissariamento. Probabilmente, così si arriverà al fallimento. Sarebbe forse una lezione salutare per tutti gli sgangherati attori di questa pessimaÂ…compagnia di giro.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

A livello internazionale, tutti gli operatori e governi si stanno occupando degli investimenti in reti di nuova generazione. E in moltissimi paesi (verrebbe da dire tutti) vi è una qualche forma di intervento pubblico: si va da investimenti diretti del pubblico, a sovvenzioni agli operatori, a vacanze regolatorie. Quindi non si tratta di un tema o problema solo italiano. E non riguarda solo Telecom Italia, ma anche tutti gli altri grandi operatori (vedi Deutsche Telekom e la stessa Telefonica).
Vorrei anche sottolineare che il tema principale dell’articolo è la separazione orizzontale tra i diversi tipi di operatori, questione non necessariamente collegata all’eventuale intervento pubblico.
Certamente, la mole degli investimenti richiede anche un intervento pubblico. Ne va non tanto della sopravvivenza degli operatori, ma anche e soprattutto della competitività del territorio. Un paese moderno non può non avere una rete evoluta.
Peraltro, non ho il minimo dubbio che un eventuale intervento pubblico debba essere confinato in modo da agire solo come strumento di crescita della competizione delle imprese private.
Proprio per questo motivo, e tenendo conto delle ricorrenti tentazioni italiche, nell’articolo proponevo che ci sia una separazione netta (quindi società separate) tra i tre (+1) diversi livelli del mercato. Il livello 0 è quello delle infrastrutture civili dove già è largamente presente l’intervento pubblico (cavedi, gallerie, fognature, …). Al livello 1 si dovrebbero collocare le società che gestiscono l’offerta wholesale (in particolare, una società che prenda in carico le infrastrutture di rete di Telecom Italia). Queste società saranno poche, in quanto gestiscono monopoli naturali su porzioni differenti del territorio. A questo livello, appare sempre più evidente, visti i livelli di investimento richiesti, che non vi è possibilità di reale competizione a livello infrastrutturale (cioè diversi operatori che sviluppano in parallelo proprie reti fisiche per la stessa porzione del territorio). Nel caso di monopoli naturali (come per la rete elettrica), il rischio è che tali reti restino chiuse e utilizzabili (nei fatti) solo da un singolo operatore; o anche, che non vengano fatte crescere come sarebbe auspicabile in quanto richiedono ingenti investimenti in tecnologie e infrastrutture. Per queste società (e solo per queste) si può pensare alla soluzione che prospettavo nell’articolo: separazione strutturale con quotazione e partecipazione anche del pubblico.
Le aziende ai livelli 2 (trasporto IP al cliente finale) e 3 (servizi applicativi quali VoIP o IPTV) sono assolutamente private e in piena  competizione ai rispettivi livelli del mercato.

QUEL PROTEZIONISTA DI BARACK OBAMA *

Il senatore dell’Illinois è autore di una proposta di legge, il Patriot Employer Act, che prevede tagli alle tasse delle imprese che si impegnano a mantenere la sede negli Stati Uniti, a non mutare il rapporto tra dipendenti in Usa e all’estero e a pagare un salario minimo più alto, oltre a prevedere contributi per fondi pensioni e assicurazione sanitaria. Sarà pure animata da buone intenzioni, ma è una proposta protezionista, reazionaria e inconsistente sotto il profilo economico. Se passerà, finirà per favorire alcune categorie di lavoratori a discapito di chi è davvero povero.

CORDATE

AirFrance, Aeroflot. Tutto va bene per migliorare il risultato finale della trattativa. Anche se, fuori dalle polemiche elettorali, Alitalia convolerà a giuste nozze, quasi certamente con Air France. Come ha detto Berlusconi, basta che ci sia “pari dignità – il che non significa nulla, ma aiuta perché si può sempre sostenere che finora Air France non l’avesse data, e che la sua prossima proposta (quasi identica alla prima) soddisfa invece questo requisito.
E va bene così proprio per difendere l’interesse nazionale, per avere qualcuno che ha capacità manageriale, risorse finanziarie e network capaci di rilanciare questa impresa. Questo non basterà per garantire che la nuova Alitalia sappia dare un servizio di qualità a prezzi accettabili – per questo si dovrà far funzionare la concorrenza. E largo ai vari Meridiana, AirOne, ecc., ben vengano, e chi ha pilo (competitivo) farà più tela.
E Malpensa? Non è mai stato un problema del nord. Andate a Bergamo o Brescia per sentire quanto tengono a Malpensa. Eppure i milanesi ricordano bene che l’unica ragione per cui tanti volano da Malpensa è che dieci anni fa un decreto del governo (centro sinistra) chiuse centinaia di voli da Linate, che il mercato voleva tenere lì e cheper decreto sono stati deportati a Malpensa.
Il ridimensionamento di Malpensa è un problema dell’alta Lombardia e dovrà esssere risolto come tale: un problema di sviluppo territoriale.
La lega – a suo tempo contraria all’intervento dello Stato – oggi reclama i soldi di Roma per Malpensa. Ma se diamo aiuti di Stato a una delle regioni più ricche d’Europa, quanto denaro dovremo dare alla Sicilia?

CRISI FINANZIARIE E CONTROLLI: SBAGLIANDO S’IMPARA

Il mae culpa dell’Fsa sulla vicenda Northern Rock è un raro esempio di trasparenza. L’Autorità di controllo inglese avrà sicuramente le sue colpe, ma bisogna ammettere che maneggiare le crisi di questi tempi è diventato molto complicato. Le ricette proposte sono attente a garantire adeguati presidi prudenziali, ma anche a non imbavagliare troppo i mercati. Ed è un equilibrio difficilissimo da raggiungere. La speranza è che lo si trovi prima di nuovi e sempre più dolorosi bagni di sangue per le tasche dei contribuenti.

Pagina 891 di 1101

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén