Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 898 di 1101

PREGO SIGNORA, PRIMA DI LEI

Il confronto tra Italia e Spagna sulle liste dei candidati alle elezioni comporta per noi l’ennesima brutta figura. Nel paese di Zapatero la percentuale uomini-donne è al 45 per cento, molto vicina alla parità. Da noi è al 35 per cento. Senza contare che le liste bloccate fanno sì che il numero delle elette sia ancora più basso. I giovani, soprattutto i trentenni, sono ben poco rappresentati in Parlamento. Coerentemente con quanto avviene in altri ambiti della società italiana.

LA RISPOSTA DI ENRICO BOSELLI CANDIDATO DEL PARTITO SOCIALISTA

Il programma del socialismo europeo contro la criminalità è stato sintetizzato da Blair con lo slogan "duri contro il crimine, duri contro le cause del crimine", per riconoscere la dimensione sociale di questa piaga. Noi socialisti riteniamo che contro la criminalità organizzata occorra una strategia integrata, che faccia perno su una pluralità di strumenti senza ricercare un’unica ricetta salvifica.

Nel medio periodo, è fondamentale riconoscere che corruzione e criminalità hanno creato, in parti della nostra economia e della nostra società, una forte rete di scambi e relazioni, e a volte forniscono ai cittadini più servizi dello Stato.
È dunque fondamentale riconoscere il ruolo di prevenzione e contrasto che può avere lo sviluppo economico, di cui il senso civico e la diffusione di un’istruzione di qualità sono componenti fondanti. Nonostante la crescita della scolarità, proprio su questo sito pochi giorni fa si è mostrato che al Sud il livello di capitale umano -in termini di conoscenze e competenze- è ancora ben inferiore che al Nord.

Un nuovo modello di sviluppo, basato sulla democrazia e la partecipazione, l’innovazione tecnologica e la competitività, può essere una strada maestra per ridare fiducia ai cittadini. A sua volta, la fiducia riduce il numero di reati non denunciati, aumenta la collaborazione dei cittadini con le forze dell’ordine, riduce le zone di collusione o indiretto coinvolgimento.
Insomma, prevenire il crimine è importante quanto reprimere il crimine, e la prevenzione passa per la promozione della legalità e del senso civico, per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più debole ed esposta al rischio di essere vittima o complice della criminalità.

Inoltre, stabilire una cultura della legalità richiede anche la lotta ai reati cosiddetti minori, che danneggiano di più i cittadini più deboli e meno abbienti. Come per la criminalità organizzata, la posizione del Partito Socialista è che né un maggior numero di forze dell’ordine né l’inasprimento delle pene costituiscono un’opposizione efficace o un deterrente al crimine. Solo un’alta probabilità di intervento tempestivo ed efficace delle forze dell’ordine, e il coinvolgimento in veri percorsi di recupero (il contrario delle attuali condizioni carcerarie) possono condurre ad una riduzione del numero di reati. Questi due elementi, a nostro parere, richiedono una profonda riforma della giustizia, del sistema penitenziario, e dell’organizzazione delle forze dell’ordine.
Per le forze dell’ordine, l’attuale modello, basato sul coordinamento, finisce spesso per generare sia duplicazioni che lacune. La nostra posizione è decisamente nella direzione della completa specializzazione dei diversi Corpi, del miglioramento della professionalità, anche grazie all’uso delle più moderne tecnologie, e della giusta incentivazione, mediante un sistema di retribuzioni fondato più sulla produttività e sul merito che non su gerarchia e anzianità.
Ad ogni modo, ciò che riteniamo più importante è riconoscere che oggi la mafia "non spara, o spara poco", nel senso che la criminalità organizzata si è evoluta in direzione di una minore conflittualità interna e verso lo Stato, e verso un ancor maggiore controllo del territorio e delle attività economiche illegali. Al di là di singoli casi ed immagini stereotipate, sempre più la criminalità organizzata è concentrata sull’accumulo di potere politico e economico: il gangster è ormai ampiamente sostituito dal consulente finanziario, nel suo ruolo di spina dorsale delle organizzazioni di tipo mafioso.
Dunque, lo strumento principale che come candidato premier mi propongo di sviluppare contro la criminalità organizzata è il controllo dei flussi finanziari. Con misure in parte analoghe a quelle necessarie alla lotta all’evasione fiscale, è necessario investigare e monitorare i movimenti di capitali finanziari e valutari.
Infatti, il controllo delle transazioni finanziarie, nazionali e internazionali, della criminalità organizzata serve un duplice scopo. Da un lato, impedisce il riciclaggio di fondi provenienti dalle attività illecite, in attività economiche apertamente visibili e legali per ogni altro aspetto. D’altro lato, il contrasto delle transazioni finanziarie costituisce una barriera al finanziamento delle stesse attività illecite, condotte ormai su una scala internazionale e con tipologie di attività da richiedere l’investimento di notevoli quantità di denaro.
Oltre allo sviluppo di specifiche tecnologie e competenze a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura, il controllo dei flussi finanziari passa anche per un maggiore coordinamento delle autorità nazionali, e per la rimozione delle aree di impunità dei soggetti complici di queste operazioni: non solo i singoli consulenti finanziari o i dipendenti delle società, ma le stesse istituzioni bancarie e finanziarie che si rendono responsabili aiutando i clienti in queste transazioni, garantendo efficienza, rapidità, anonimato.

Infine, occorre notare che parte del proprio sostentamento, e fonte di sviluppo per le organizzazioni criminali, è lo sfruttamento di attività illecite o illegali, che risultano di maggior danno sociale proprio in quanto dichiarate illegali dallo Stato. Tipici esempi sono il traffico delle droghe, anche leggere, o lo sfruttamento della prostituzione.
In quest’ultimo caso, la modalità con cui la prostituzione è di fatto condotta nel nostro Paese, ovvero in maniera ipocriticamente tollerata e malamente controllata, espone i soggetti coinvolti (spesso minorenni) a condizioni di vera schiavitù, è tra le principali cause della tratta di esseri umani, e conduce a notevoli rischi sanitari per l’intera popolazione. Talora, è nostra opinione, il danno sociale prodotto da alcune attività illecite può essere annullato o notevolmente ridotto proprio con una buona regolazione di queste attività, che ne permetta lo svolgimento a certe condizioni, sottraendo così importanti fonti di finanziamento della criminalità organizzata.

Enrico Boselli

CON IL COMMISSARIO NON SI VOLA

Cosa accadrebbe se Alitalia non trovasse un compratore? Cos’è il “commissariamento” di cui si parla come di uno spauracchio? Quali conseguenze scatterebbero per azionisti, creditori, lavoratori e viaggiatori? Se si trasformassero i debiti della società in azioni, come si è fatto con Parmalat, i suoi creditori avrebbero comunque il problema di un’impresa che perde. Occorre una soluzione industriale, perché la finanza ha già fatto tutto quello che doveva, e forse ha fatto anche troppo.

IL SALVATORE DELLA PATRIA

Uno dei candidati premier – Silvio Berlusconi – non ha trovato di meglio che intervenire sulla vicenda Alitalia che il paese si trascina da anni e che stava, con difficoltà, trovando una soluzione, forse non perfetta ma pur sempre una soluzione. Ricapitoliamo. Air France ha avanzato una proposta di acquisto che al momento, non ha alternative e che tempo fa era stata giudicata dal Tesoro – azionista di maggioranza di Alitalia – dominante rispetto alla sola alternativa presentata da Air One. Silvio Berlusconi ha annunciato lÂ’esistenza di unÂ’altra cordata formata da imprenditori nazionali, che potrebbero fare una offerta entra 45 giorni. Ad essa parteciperebbero i figli del candidato premier e sarebbe sostenuta da Banca Intesa. LÂ’amministratore delegato di Banca Intesa ha smentito. La vicenda ha dellÂ’assurdo: non si capisce percheÂ’ debba essere un candidato premier ad annunciare una cordata alternativa per lÂ’acquisto di una azienda che è sul mercato, anziché, se esistono, i diretti interessati, mettendo sul tappeto la proposta. Non si capisce perché, se esistono, lo debbano fare proprio adesso e con il patronage politico di un candidato premier. Fatto ancora più sconcertante è che il candidato premier minacci con il suo intervento di bloccare la vendita ad Air France per consentire lÂ’acquisto da parte di una cordata che, anche se indirettamente tramite i figli, lo vedrebbe coinvolto. Se oggi Air France dovesse ritirarsi ci sarebbero almeno due conseguenze. Primo, Alitalia verosimilmente verrebbe commissariata e si troverebbe in una posizione di debolezza per affrontare  lÂ’entrata in vigoredi Open Sky – gli accordi per la liberalizzazione delle rotte con gli Stati Uniti. Secondo, un eventuale nuovo acquirente (i figli di berlusconi?) si troverebbe in una posizione contrattuale ancora piuÂ’ forte di quella in cui oggi si trova Air France, con ulteriore perdita per lÂ’erario che introiterebbe ancora meno dalla cessione del controllo di Alitalia. Chi verrebbe chiamato a pagare per tutto ciò?

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La problematica dei rendimenti dei fondi pensione è strettamente intrecciata a quella dei costi dal momento che i rendimenti sono espressi al netto dei medesimi. In linea di massima, i rendimenti storici dei fondi pensione italiani sono stati abbastanza soddisfacenti. Se poi si tiene conto delle agevolazioni fiscali e della contribuzione addizionale del datore di lavoro la convenienza dei fondi rispetto al Tfr (che, non dimentichiamolo, in periodi di inflazione superiore al 6 per cento dà rendimenti negativi..) mi pare difficilmente confutabile. Certo, in una fase di turbolenza come quella che stiamo vivendo i rendimenti risentono pesantemente dell’andamento negativo dei mercati. Tuttavia, non esistono investimenti sicuri (pensiamo al mercato immobiliare statunitense…) e anche le regole della previdenza pubblica sono soggette a cambiamenti, a volte molto radicali e penalizzanti.
LÂ’intento non deve essere dunque quello di demonizzare la previdenza privata, ma piuttosto di orientarla nella giusta direzione dal punto di vista:

a)      della trasparenza per quanto riguarda costi e rendimenti;
b)      della capacità di offrire strumenti di affinamento della consapevolezza degli aderenti (ad esempio, il progetto esemplificativo che stima annualmente la pensione complementare e che ora è divenuto obbligatorio), affiancati da opportuni meccanismi di guida alle scelte individuali, anche mediante default options;
c)      della necessità di regole di autodisciplina che gli operatori si impegnino a rispettare, soprattutto dal lato del contenimento dei costi.

Per quanto riguarda la gestione del portafoglio, il ricorso a forme di garanzia finanziaria è senz’altro auspicabile, soprattutto nelle fasi di caduta del mercato e in ogni caso quando l’aderente si avvicina alla pensione. Per i “silenti” la soluzione migliore, piuttosto che le forme di  garanzia oggi previste, sarebbe quella di prevedere per essi linee di default life cycle,  così come avviene negli Stati Uniti.
Tornando al tema dell’articolo, la tabella dell’Indicatore sintetico dei costi cui ho fatto richiamo  dimostra in tutta evidenza che è possibile trovare sul mercato prodotti assai convenienti a fianco a prodotti estremamente costosi. Non dimentichiamo, peraltro, che anche per i fondi negoziali la gestione finanziaria è svolta dagli stessi operatori di mercato (banche assicurazioni,SGR…) che offrono fondi aperti e PIP e pertanto i costi di gestione in un mercato concorrenziale dovrebbero essere destinati ad allinearsi. La vera differenza la fanno, salvo prova del contrario, i costi di distribuzione dei diversi prodotti. E’ un tema aperto e che meriterebbe ulteriori riflessioni.

Alitalia: destinazione finale

L’offerta di Air France può apparire indigesta. Ma i margini di trattativa sono ridotti quasi a zero perché Alitalia ha accumulato oltre 1,7 miliardi di debiti finanziari, perde centinaia di milioni l’anno insieme a quote del mercato nazionale, internazionale e intercontinentale, ha una flotta tra le più diversificate e vecchie d’Europa. E anche perché non ci sono state, in quindici mesi, concrete offerte alternative. I diritti di traffico (e gli slots) sono il suo unico valore. Se salta la scadenza del 31 marzo, però, andrà inevitabilmente verso il fallimento.

IL PREMIO SALARIALE A DUE LIVELLI

Confindustria e sindacati hanno deciso di rinviare di nuovo la discussione sul modello di determinazione dei salari. E’ un’altra occasione persa. A dispetto dei tanti richiami alla inderogabilità della questione salariale. Permettere a tutti i lavoratori di avere un contratto, alleggerendo al tempo stesso la struttura a più livelli della contrattazione, e rafforzare il legame fra salari e produttività sono gli obiettivi primari della riforma di un sistema che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti. Ecco una proposta dai semplici principi e con un “premio a due livelli”.

CARISSIMI FONDI

Un numero consistente di fondi pensione ha livelli commissionali che superano di molto la media del settore nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Oltretutto con risultati che non denotano peculiari capacità nella gestione finanziaria. Costi eccessivi possono avere conseguenze deleterie sull’entità del risparmio previdenziale. Una considerazione che dovrebbe far riflettere quegli operatori che sembrano avere individuato nella previdenza complementare una facile prospettiva di arricchimento, più che una nuova frontiera del risparmio gestito.

DEJA VU

Per capire che cosa succede quando l’economia rallenta e si arriva a parlare di crescita zero basta ricordare quanto è successo dal 2001 al 2006, per aiutare la memoria sono gli anni del secondo Governo Berlusconi. In quel periodo l’economia italiana è cresciuta a un tasso medio dello 0,3 per cento. Questo ci dà la misura esatta di quanto ci potrebbe accadere in un futuro prossimo.
Purtroppo il nostro Paese continua da anni  a crescere meno degli altri Paesi europei. E questi ultimi crescono meno dell’economia mondiale. Dal 2001 in poi, infatti, l’economia mondiale è andata al galoppo mentre l’Italia è rimasta al palo o è comunque cresciuta meno degli altri (come nel 2007). Quando l’economia ristagna, le famiglie rinviano piani di investimento, come l’acquisto di una casa o di una autovettura.  Un numero maggiore di famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese.  Purtroppo il sistema di protezione in Italia protegge quasi solo i pensionati (le cui quiescenze andrebbero comunque indicizzate all’andamento del costo della vita delle famiglie anziane anziché all’indice dei prezzi generale) e non aiuta chi perde il lavoro.  Quando l’economia ristagna, soprattutto i lavoratori con contratti temporanei rischiano il posto di lavoro, nel senso che il loro contratto non verrà rinnovato alla scadenza.
Un aggravante di questa stagnazione è che l’inflazione è aumentata, è mediamente più forte l’aumento dei prezzi. Ma anche con il passaggio all’euro c’era stata un’impennata dei prezzi. Quindi anche questo è un deja-vu.  Inoltre i prezzi del petrolio e dei beni alimentari oggi aumentano perché ci sono paesi come la Cina e l’India che alimentano una forte domanda di questi beni facendo salire i prezzi.  Se la sempre più imminente recessione negli Stati Uniti dovesse contagiare anche i paesi emergenti, la loro domanda diminuirebbe e i prezzi si raffredderebbero. Quindi non tutti i mali vengono per nuocere.

NON E’ UN PAESE DELLA RULE OF LAW

Nei loro programmi elettorali i due principali partiti propongono una trasformazione completa dell’Italia, senza però indicare alcuna sequenza delle riforme che vorrebbero attuare. Ma le priorità esistono. Secondo il rapporto sulla libertà economica curato dall’Heritage Foundation, il nostro paese è agli ultimi posti per corruzione e tutela dei diritti di proprietà. Alla giustizia Pdl e Pd dedicano una certa attenzione e il tentativo di dare risposte alle deficienze del nostro sistema giudiziario dovrebbe trovare ampio sostegno in quasi tutta la società.

Pagina 898 di 1101

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén