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Alitalia: un prezzo troppo elevato. Per il paese

Per vendere Alitalia si rischia che a pagare siano ancora una volta i contribuenti. Per “salvare” i privilegi di qualche migliaio di lavoratori, spesso assunti per ragioni clientelari e pagati stipendi fuori mercato. E se a comprare sarà AirOne, rischiano di pagare anche i consumatori, che vedranno scomparire la concorrenza tra Linate e Fiumicino. Un ulteriore costo sarà poi la perdita di reputazione dell’Autorità antitrust, nel caso decida di non intervenire. Sembra un gioco a somma molto negativa.

L’economia che corre sul web *

La ricerca economica ha fatto passi da gigante e oggi i problemi di policy si possono affrontare con strumenti più vicini alla realtà. Ma il dibattito pubblico resta fermo ai vecchi stereotipi. Eppure esiste una forte domanda di discussioni di alto livello sulla politica economica. Internet è un eccellente strumento per colmare il divario tra ricerca e realtà. A patto di saper coniugare l’informazione con il rigore scientifico, come lavoce.info fa da cinque anni. Ora l’esempio è stato seguito da altri economisti in altri paesi. Ed è nato un Consortium. Destinato ad ampliarsi.

Quando l’autorevolezza è on line

Secondo un’ipotesi suggestiva esisterebbe una correlazione tra il buon funzionamento di un’economia e la qualità del discorso pubblico e la responsabilità e la trasparenza nel rapporto tra potere e cittadino. E’ giustificato dunque chiedersi se i giornali italiani non siano concausa della difficile realtà sociale ed economica del paese. Sono più spesso le opinioni a essere separate dai fatti che non viceversa. La rottura del legame tra profondità della ricerca giornalistica e autorevolezza dell’opinione. E il ruolo dell’informazione on line di qualità.

Una bussola nella giungla dei blog

La diffusione dell’uso di internet ha portato alla proliferazione di siti di informazione e opinione. Per discriminare le buone fonti da quelle sì gratuite, ma fondamentalmente inutili, il primo consiglio è privilegiare i blog nei quali gli autori firmano con nome e cognome e hanno interesse a mantenere una reputazione. Oppure quelli nei quali esiste un filtro all’ingresso. Da prendere con cautela invece quelli curati da individui che rimangono anonimi o usano pseudonimi, specie se non accettano il contraddittorio con gli altri utenti.

Dove traslochiamo

Nel corso dell’estate lavoce.info cambierà veste grafica e potenzierà la propria tecnologia informatica. Qui, in un’anteprima statica (layout1, layout2), potete vedere come diventeremo. Per un sito come il nostro l’aiuto dei lettori, non solo finanziario, ma anche in termini di idee, è fondamentale. Scrivete le vostre opinioni e i vostri suggerimenti sul “nuovo” sito a new@lavoce.info.

Internet, la carta stampata e i nostri 5 anni

La nostra esperienza suggerisce che la rete è molto più complementare alla carta stampata di quanto possa apparire a prima vista. Ha però costi di gestione molto bassi e raggiunge una platea vasta a costo zero. Non ci sono forti barriere all’ingresso, se non di tipo reputazionale. I siti nascono senza necessariamente basarsi su di una struttura proprietaria concentrata e intrusiva. Ci può essere più democrazia su Internet e più libertà di informazione. I nuovi progetti e i nuovi obiettivi de lavoce.info per offrire ai lettori ancora più informazione e commenti.

Non solo gli intrecci limitano la concorrenza

L’Antitrust lancia un monito severo sugli intrecci azionari tra le imprese bancarie e tra queste e il settore assicurativo. E le recenti concentrazioni impongono alla analisi concorrenziale una attenta valutazione degli strumenti. Interventi di tipo preventivo hanno dubbia efficacia. In attesa dei risultati dell’indagine sui rapporti tra libertà di mercato e corporate governance nel settore finanziario, si potrebbero varare misure di stimolo alla concorrenza che puntino ad aumentare la mobilità dei consumatori senza intervenire sulla struttura dell’offerta.

Una “cura” per i deficit della sanità

Il deficit accumulato dalla sanità pubblica nel periodo 2002-2005 supera i 17 miliardi. E le previsioni non indicano alcuna inversione di tendenza. Tuttavia, alcune Regioni perseguono armonicamente gli obiettivi di politica sanitaria e di bilancio. Mentre le amministrazioni che hanno disavanzi enormi difficilmente troveranno gli incentivi per migliorare le proprie prestazioni nel vincolo di bilancio soffice imposto dal governo. I risultati di una simulazione che ipotizza un aumento del 30 per cento dell’aliquota dell’addizionale Irpef.

Un Dpef di fine legislatura *

Il governo ha approvato un Dpef di “breve respiro e di breve periodo”, molto attento agli interessi politici immediati e poco agli interessi di finanza pubblica, e del paese, di medio periodo. Insomma un Dpef di fine legislatura. Per vari motivi. Delinea un percorso di finanza pubblica “peggiore” di quello che avevamo di fronte prima della tre giorni di “fiera della spesa”. Rimanda l’aggiustamento necessario a raggiungere il pareggio di bilancio interamente al 2009 e al 2010. Invece di sfruttare il ciclo economico positivo, si decide di prendere tempo. Offre un pessimo segnale per la trattativa sulle pensioni.

Un’atomica contro le piramidi

I gruppi piramidali sono stati costruiti nel passato. Sono però strutture che durano a lungo. Intanto si è impedito che ne fossero costruite di nuove, mentre il mercato crea forti incentivi ad abbassarle. Il Ddl presentato da alcuni senatori della maggioranza su controllo delle società quotate e contrasto al fenomeno delle cosiddette scatole cinesi si propone invece di smantellare le piramidi per legge. Si tratta di un’atomica giuridica. Che produrrebbe solo un bel mucchio di macerie. Sotto le quali resterebbero i risparmiatori.

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