I dati sembrano indicare una correlazione positiva tra organizzazione degli campionati europei di calcio e una maggiore crescita dell’economia. Poiché nel nostro paese il turismo ha un ruolo molto importante, la perdita in termini di mancata crescita del Pil può essere quantificata in circa 0,8-2,25 miliardi di euro. E la sconfitta è doppia perché ancora una volta è parsa chiara la mancanza di strategie coerenti in un settore, quello calcistico, che continua a essere governato con logiche che appaiono sempre più inadeguate ai tempi.
Categoria: Argomenti Pagina 920 di 1082
- Banche e finanza
- Concorrenza e mercati
- Conti Pubblici
- Disuguaglianze
- Energia e ambiente
- Famiglia
- Fisco
- Gender gap
- Giustizia
- Immigrazione
- Imprese
- Informazione
- Infrastrutture e trasporti
- Internazionale
- Investimenti e innovazione
- Lavoro
- Mezzogiorno
- Moneta e inflazione
- Pensioni
- Povertà
- Sanità
- Scuola, università e ricerca
- Società e cultura
- Stato e istituzioni
- Turismo
- Unione europea
Il governo non ha ancora chiarito le proprie intenzioni nell’assistenza alle persone non autosufficienti e soprattutto su come intende colmare i ritardi italiani. Ci sono state solo alcune iniziative specifiche, non coordinate tra loro. Serve ora uno sforzo progettuale per definire la riforma e maggiori risorse dedicate nella prossima Finanziaria. Tenendo ben presente che per migliorare la realtà dell’assistenza ci vogliono almeno tre anni. E che l’attuazione, aspetto sottovalutato ma decisivo, va accompagnata e monitorata con attenzione.
Varato il disegno di legge delega sull’immigrazione. Il successo della proposta dipende dalla definizione di un quadro completo e coerente. L’esperienza passata, anche di altri paesi, insegna che l’inadeguata considerazione di alcune importanti tessere del complesso mosaico migratorio può minare l’efficacia degli interventi. Benefici da sistemi a punti sia all’ingresso che in itinere, schemi di return finance e di premialità per i paesi di origine e dall’applicazione delle sanzioni ai datori di lavoro che assumono clandestini.
L’elettorato francese si è spostato a destra. Ma decisivi per le scelte degli elettori non sono stati i discorsi sui valori, quanto le proposte economiche. Arcaiche quelle della sinistra, che hanno finito con lo spaventare la nuova classe dei proprietari di case. Sbagliato anche l’intento di cancellare la riforma previdenziale del 2003. A tutto ciò Sarkozy ha risposto promettendo il taglio delle tasse di successione. La sinistra deve ora decidere se mantenere una strategia perdente di “sinistra radicale” o competere per un già affollato centro.
La direttiva Mifid cambierà profondamente il funzionamento dei mercati finanziari. Si passa da una “armonizzazione minima” a una “armonizzazione forte”, con una disciplina più dettagliata e prescrittiva per creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l’innovazione sui mercati. Possibilmente rispettando l’esigenza di minimizzare i costi della regolazione. I regolatori e le Autorità sono perciò chiamati a una difficile scelta per recepirne le norme e per rafforzare i controlli di vigilanza sul piano comunitario.
L’attuazione della Mifid rischia di abbassare il grado di tutela degli investitori nei casi di conflitto di interessi. La speranza è che banche e risparmiatori abbiano imparato dagli errori del passato. Le prime nella sottovalutazione degli effetti negativi di comportamenti dolosi o gravemente colposi nell’interpretare il ruolo di finanziatore delle imprese e di consulente degli investitori. I secondi nell’ignorare che alti rendimenti si accompagnano a rischi elevati e che non sempre l’intermediario ha a cuore esclusivamente gli interessi della clientela.
Nell’ordinamento italiano dei mercati finanziari sembra non solo necessaria una riscrittura di molte norme, ma anche qualche modifica delle scelte a suo tempo effettuate. E’ forse opportuno abbandonare la soglia del 30 per cento come presupposto per l’Opa totalitaria, prevedendone l’obbligo ogni qualvolta muti il controllo. Il governo dovrebbe assumere un’iniziativa di coordinamento delle leggi esistenti e di un loro aggiornamento per evitare che i vizi della normativa incidano sull’efficienza della industria finanziaria italiana.
Dal 1° novembre 2007 entra in vigore la direttiva Mifid. Per gli Stati membri significa l’abolizione dell’obbligo di concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati. Prima conseguenza è la potenziale frammentazione degli scambi su più sedi di esecuzione. Comporta vantaggi e svantaggi e molto dipenderà dal grado di competizione che si genererà tra le diverse sedi. E’ perciò fondamentale che gli operatori dispongano delle informazioni necessarie per poterne valutare la convenienza relativa.
Il settore bancario è per tradizione fortemente regolamentato. E i criteri di Basilea 2 mirano a evitare comportamenti eccessivamente rischiosi da parte dei banchieri. Al di là di costi di applicazione elevati, i primi riscontri empirici contestano l’efficacia della regolamentazione prudenziale per il buon funzionamento del sistema. Esaltano invece l’utilità di una maggiore trasparenza e disciplina di mercato. Se i risultati dovessero essere confermati in futuro, la comunità regolamentare internazionale dovrà tenerne conto.
Con le nuove regole gli intermediari finanziari dovranno agire in modo onesto, equo e professionale. E per farlo la miglior arma è l’informazione. Che dovrà essere calibrata sui risparmiatori meno “sofisticati”. Molte norme di trasparenza non si applicano invece nelle operazioni con clienti considerati capaci di valutare la rischiosità degli investimenti. All’investitore si richiede comunque una certa capacità critica che lo guidi nelle scelte. Da promuovere dunque una maggiore “scolarizzazione finanziaria”.