Affinché il tavolo sulla riforma del pubblico impiego non sia un ennesimo esercizio di retorica, bisogna che il baricentro si sposti dai contratti e dalle regole del rapporto di lavoro individuale agli incentivi forniti alle amministrazioni, i cui dirigenti vanno dotati di poteri manageriali effettivi. L’esatto contrario del memorandum sottoscritto fra governo e sindacati. Nei prossimi cinque anni andranno in pensione circa 400mila persone. Da come e in quale percentuale verranno rimpiazzate dipende il futuro della nostra pubblica amministrazione.
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Doveva avere un carattere residuale, un’organizzazione agile e una gestione finanziaria limitata al breve termine. I decreti ministeriali trasformano invece FondInps1 in tutt’altro. Ma la presenza di una “normale” forma pensionistica complementare di natura pubblica avrà il progressivo effetto di rendere del tutto marginali le altre tipologie di fondi pensione perché incorporerà, senza penalizzazioni per gli aderenti, un’implicita assicurazione statale di rendimento minimo. Forse sono venuti meno i vincoli ad aggravi della spesa pensionistica pubblica?
La nuova organizzazione della vigilanza sui mercati finanziari realizza una reale semplificazione: vengono attribuite alla Banca d’Italia tutte le competenze di stabilità, alla Consob quelle sulla trasparenza e correttezza di comportamento degli intermediari, con la contemporanea soppressione di Isvap e Covip. Finalmente abolito anche il Cicr. Al suo posto compare un Comitato per la Stabilità finanziaria, a cui spettano gli interventi di coordinamento per fronteggiare eventuali crisi delle banche. Ma il pericolo è che alla fine abbia troppi poteri.
La cooperazione economica Sud-Sud acquista un rilievo nuovo. La Cina si è impegnata a sostenere lo sviluppo dell’Africa attraverso prestiti, doni e investimenti di varia natura per un ammontare superiore ai 5 miliardi di dollari. In cambio chiede che i beneficiari vendano le proprie materie prime e utilizzino i fondi per acquistare beni e servizi da società cinesi. I paesi africani sono così considerati partner paritari, di cui per esempio è opportuno sottolineare l’attrattività come destinazione turistica. Un approccio ben diverso da quello adottato dai paesi del Nord.
Il disegno di legge delega sul riordino dei servizi pubblici locali può contribuire a estendere la politica delle liberalizzazioni. Complessivamente positivo, non sembra però rispondere adeguatamente ad alcune questioni. Come il sottodimensionamento dei gestori, la tendenza a moltiplicare le società pubbliche, la difficoltà a realizzare concretamente il principio europeo della neutralità tra proprietà pubbliche e proprietà privata delle imprese affidatarie dei servizi. I rimedi specifici da prevedere esplicitamente.
Dopo l’allarme sui conti di Fs, è arrivato l’aumento della tariffe del servizio di media lunga percorrenza di Trenitalia, eufemisticamente definito “adeguamento”. Si è ignorato il vigente assetto regolatorio e la scadente performance qualitativa degli ultimi anni, senza peraltro affrontare il nodo del meccanismo tariffario futuro. Che invece è imprescindibile in vista dell’entrata di nuovi operatori nell’alta velocità. La regolazione gestita a livello ministeriale è fallita. L’esigenza di un’Autorità di regolazione indipendente è sempre più chiara.
Mentre l’Italia si divide sulla Tav, la tecnologia apre nuove prospettive. Per esempio, hanno superato la fase sperimentale linee adatte al trasporto veloce di persone a grande distanza mediante convogli leggeri di dimensioni ridotte. Necessitano di una sede propria, ma è ragionevole ipotizzare che i costi di costruzione siano sensibilmente inferiori a quelli richiesti dall’alta velocità. E l’attuale rete ferroviaria potrebbe essere adeguata alle necessità del trasporto locale e merci, liberati dallesigenza di agevolare il traffico veloce.
La carenza di fondi pubblici è il maggiore ostacolo alla costruzione di nuove autostrade in Italia. D’altra parte, lo Stato ricava dalle reti autostradali un gettito fiscale. Se vi rinunciasse, molte opere potrebbero essere autofinanziate senza bisogno di contributi statali. A partire da Pedemontana e Tem: la loro realizzazione potrebbe essere affidata a una agenzia pubblica esente da imposte sul reddito, eliminando inoltre l’Iva sui pedaggi. E le critiche alla “rinazionalizzazione” sono spesso interessate.
Un appello a Mauro Moretti, da “ferroviere a ferroviere”. Il risanamento dell’azienda può partire anche da una riflessione sulle norme di sicurezza, oggi molto restrittive. Tanto che la nuova tecnologia Scmt, che su di esse è tarata, ha prodotto un drastico calo della velocità commerciale e di conseguenza una diminuzione della capacità della rete. Con il ripristino della regole preesistenti al disastro del Pendolino la circolazione dei treni resterebbe altrettanto sicura, ma si potrebbe ottenere una riduzione del deficit di bilancio compresa tra il 16 e il 24 per cento.
Se la regolazione pubblica fosse efficiente, le fusioni di concessionari dovrebbero mirare a ottenere economie di scala o di scopo, che avvantaggino i consumatori attraverso tariffe inferiori. Per queste operazioni si pone dunque un doppio problema regolatorio. Occorre evitare la formazione di posizioni dominanti che alterino il funzionamento della concorrenza. Ma è anche necessario tutelare l’utenza tramite il controllo tariffario e di accesso alle reti. Un caso recente di danneggiamento esplicito degli utenti.