Unione Europea, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea del Sud hanno firmato un accordo per la realizzazione del progetto Iter, finalizzato alla produzione di energia dalla fusione di nuclei leggeri. E’ una pietra miliare nel percorso verso un futuro energetico sostenibile. Che richiede fonti energetiche accessibili ed equamente distribuite sul pianeta, di limitato impatto ambientale e capaci di soddisfare un fabbisogno mondiale in continua crescita. Costo di costruzione del reattore sperimentale è 5 miliardi di euro. Il ruolo dell’Italia.
Categoria: Argomenti Pagina 937 di 1082
- Banche e finanza
- Concorrenza e mercati
- Conti Pubblici
- Disuguaglianze
- Energia e ambiente
- Famiglia
- Fisco
- Gender gap
- Giustizia
- Immigrazione
- Imprese
- Informazione
- Infrastrutture e trasporti
- Internazionale
- Investimenti e innovazione
- Lavoro
- Mezzogiorno
- Moneta e inflazione
- Pensioni
- Povertà
- Sanità
- Scuola, università e ricerca
- Società e cultura
- Stato e istituzioni
- Turismo
- Unione europea
Le conclusioni del rapporto Stern potevano avere un impatto significativo sui tavoli del negoziato allannuale meeting Cop/Mop conclusosi qualche settimana fa a Nairobi. Invece, anche questa volta i progressi sono scarsi. Al solito, bisogna guardare al futuro. Anche se una lezione labbiamo imparata: al termine degli incontri ufficial-istituzionali aventi per tema il clima e i suoi cambiamenti vi sono sempre quelli che ne decretano il successo e quelli che ne bollano linsuccesso. A Nairobi quanti erano i primi e quanti i secondi?
Lanciare continui allarmi sui cambiamenti climatici può rivelarsi controproducente. Perché su fenomeni come questo il fattore incertezza regna sovrano. Anche il rapporto Stern fa dell’inutile allarmismo, quando parla di costi che possono arrivare fino al 20 per cento del Pil mondiale? Tre i punti critici: il tasso di sconto utilizzato vicino allo zero, la valutazione degli impatti e la conseguente stima del danno e limpiego di un solo modello di valutazione integrata. E’ un documento utile, ma lascia intatte le domande centrali della politica del clima.
La decisione del governo di cedere il 30,1 per cento del capitale di Alitalia mette fine alle infinite chiacchiere sulla crisi della compagnia di bandiera e sulle mille ricette per uscirne. Anche se elimina dal novero dei potenziali acquirenti i soggetti non comunitari. I dubbi però restano e riguardano i paletti imposti al compratore: dal falso problema della copertura territoriale al rischio che la cessione avvenga a spese dei consumatori. Soprattutto, lascia perplessi il destino di quel 20 per cento dell’impresa che sembra rimarrà in mano pubblica.
I rilievi dell’indagine promossa da Agcm e Agc sui servizi di telefonia mobile con ricarica del credito non sembrano avere fondamenti economici solidi. Se le imprese hanno potere di mercato, tariffe a due parti consentono di aumentare i profitti, ma sono compatibili con un equilibrio non collusivo. Da dimostrare che gli effetti della regressività gravino sulle categorie effettivamente deboli. Mentre sono le molteplici determinanti dei prezzi a limitarne la trasparenza. E la cancellazione del contributo potrebbe anche avere conseguenze controproducenti per i consumatori.
E’ probabile che anche l’Italia alla fine decida di chiudere le frontiere ai lavoratori di Bulgaria e Romania, i due Stati che stanno per entrare nell’Unione Europea. Riducendo così il contributo che l’immigrazione può dare alla nostra crescita economica. Eppure, l’Europa potrebbe permettersi politiche d’ingresso meno restrittive se solo riuscisse a coordinare le normative nazionali, ed evitare i fenomeni di deviazione dei flussi riscontrati col primo allargamento. Utile anche per il nostro paese un sistema a punti, tra l’altro più facile da amministrare della Bossi-Fini.
Il numero di richieste di autorizzazione all’assunzione per chiamata dall’estero e le modalità con cui sono state presentate mostrano come la ricerca di lavoro sul posto sia l’unica possibilità effettiva di accedere all’occupazione. Lautosponsorizzazione suscita dubbi che non appaiono fondati. I controlli sugli ingressi e sull’esito della ricerca di lavoro sarebbero molto simili a quelli oggi attuati in casi analoghi. Anzi, per molti aspetti, la proposta rappresenta un sicuro miglioramento della normativa vigente.
La decisione del governo di ricorrere a un “processo trasparente e non discriminatorio” per l’ingresso in Alitalia di “nuovi soggetti industriali e finanziari” rappresenta un primo e positivo passo sulla strada del risanamento. Vari elementi spingono a richiedere che l’azionista pubblico resti in un ruolo importante. Ma la necessità di offrire al nuovo socio qualche altra garanzia potrebbe impedire di incidere su uno dei fattori strutturali di debolezza: il posizionamento sui mercati internazionali. I problemi di un’eventuale autorizzazione alla concentrazione
Il vero problema non è quello di decidere quando e a che condizioni la Turchia sia pronta a entrare nell’Unione Europea, ma piuttosto è quello di valutare se l’Europa di oggi, con i suoi compromessi al ribasso, è pronta ad accoglierla. L’esempio della politica regionale basta per comprendere la difficoltà. La proposta di formalizzare accordi di “partenariato privilegiato” serve a garantire la continuità giuridica dei progressi compiuti nell’ambito dei negoziati di adesione, attivando le politiche comuni negoziate con una dotazione finanziaria indipendente.
La fase due delle liberalizzazioni sembra avviata. In Parlamento sono in discussione i disegni di legge delega sui servizi pubblici locali e sullenergia. A metà novembre, il Vice-Presidente del Consiglio Francesco Rutelli ha presentato in Consiglio dei Ministri un suo Manifesto delle liberalizzazioni, che rappresenta il disegno più ambizioso finora tracciato per accelerare la liberalizzazione dei grandi servizi a rete e riformarne la regolazione. Lavoce.info ha chiesto a Mario Sebastiani e Marco Ponti una valutazione delle proposte del documento in tema di trasporti.