La Finanziaria è ormai un atto normativo mostruoso e incostituzionale. Ma le proposte di modifica incontrano una difficoltà giuridica: per essere effettivamente vincolanti, dovrebbero essere recepite in una norma costituzionale. Altrimenti, continueranno a prevalere le regole contenute nella Costituzione circa il procedimento legislativo, che oggi sono stravolte nella pratica, ma non formalmente violate. Mentre si tratta di una legge con caratteristiche proprie, che richiedono una procedura ad hoc. Gli esempi dei paesi stranieri potrebbero aiutarci.
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Il sistema farmaco necessita di riforme, in Italia come in Europa. Per cambiare radicalmente quello attuale che a fianco di pochi medicinali realmente innovativi, ne approva una gran quantità senza reali benefici per i pazienti. C’è poi la necessità di sostenere energicamente un sistema pubblico di informazione indipendente e di ricerca: oggi sembrano essere le nuove frontiere di un moderno sistema sanitario. In definitiva, si tratta di passare dalle logiche dei risparmi a breve agli investimenti di lungo periodo.
La stella polare del “documento Rutelli” , dello scorso novembre, era costituita dall’ampliamento degli spazi di concorrenza nei servizi, nazionali e locali, e dalla riforma degli strumenti di regolazione, a cominciare dal potenziamento e dal riordino delle Autorità indipendenti. Dal vertice di Caserta ci si aspetta che il governo dica finalmente quante e quali di quelle proposte verranno trasformate in provvedimenti legislativi e in atti di indirizzo politico, indichi con chiarezza la “squadra” che dovrà lavorarci e gli incentivi che verranno messi in campo per favorire le liberalizzazioni.
I dati mostrano che in Italia gli asili nido sono pochi, costano molto e sono disponibili solo in alcune Regioni. Perciò la Finanziaria ha stanziato risorse per un piano straordinario che ne aumenti il numero. E incentivi di conseguenza l’offerta di lavoro femminile. La sua efficacia passa per la riorganizzazione degli orari e il miglioramento della qualità del servizio. E il superamento delle diffidenze delle famiglie. Servono indagini longitudinali per valutare gli effetti dell’asilo sul benessere psico-fisico dei bambini e sul loro successo scolastico.
Sono molte le similitudini tra Italia e Germania in tema di famiglia: dalle norme costituzionali che la tutelano a un’organizzazione pratica fondata sulla separazione del lavoro tra uomini e donne, al welfare. Ora, però, i tedeschi sono riusciti a fare delle politiche della famiglia una priorità bipartisan, avvicinandosi alle scelte dei paesi nordici. E’ in parte un effetto dell’onda lunga dell’unificazione. Mentre noi sembriamo esserci fermati, attardati in discussioni ideologiche e in guerre di confine tra ministeri senza portafoglio.
Quanto andrà al Tesoro, quanto ai fondi pensione e quanto rimarrà alle (piccole) imprese del Tfr maturando? Le disposizioni introdotte dalla Finanziaria sono entrate in vigore da pochi giorni e si può fare una valida stima sulla destinazione che prenderanno i flussi di Tfr nei prossimi due anni. Ma molto dipende dalla campagna informativa a favore della previdenza complementare: se dovesse risultare particolarmente efficace (passaparola e canali sindacali), la quota intercettata dai fondi pensione potrebbe essere più elevata, soprattutto a scapito del Tesoro.
L’ipotesi di elevare l’età della pensione di vecchiaia delle donne è osteggiata dai sindacati, ma vale la pena fare alcune considerazioni. Portarla gradualmente a 62-63 anni, in cambio di un ripristino della pensione di anzianità a 57 anni avvantaggerebbe solo una minoranza. Infatti le lavoratrici per lo più non riescono a maturare i 35 anni di contribuzione e accedono al trattamento di vecchiaia. Senza innalzare i limiti dell’anzianità , dunque, si determinerebbe il paradosso per cui gli uomini andrebbero in pensione a 57-58 anni (potendo raggiungere, entro quella soglia, i requisiti contributivi), mentre le donne dovrebbero attendere i 62-63.
Ha fatto bene il Presidente Napolitano a richiamare la necessità di trasformare la Finanziaria in una legge semplice e comprensibile, ponendo fine alla prassi del maxiemendamento dai mille e più commi. Occorre snellire la procedura e riequilibrare i poteri in materia di controllo e iniziativa di bilancio tra governo e Parlamento. Per farla diventare un vero e proprio bilancio dello Stato e della pubblica amministrazione. Una relazione tecnica dovrebbe garantire che le variazioni di spesa e di entrate previste abbiano effettivamente un fondamento economico e giuridico. I commenti di Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky.
Il Dpef prevedeva interventi strutturali in quattro settori fondamentali: sanità , pubblico impiego, enti locali e pensioni. La Finanziaria appena approvata vede sì una riduzione degli stanziamenti complessivi per i quattro comparti, ma un incremento nelle uscite totali della pubblica amministrazione, dovuto a maggiori risorse destinate a ferrovie e strade. Inoltre, i risparmi si concentrano solo su enti locali e sanità , mentre aumentano i fondi per pubblico impiego. Per le pensioni aumentano le entrate.
Non è vero che l’Italia è in una fase di declino industriale. Anzi, la nostra industria ha ripreso a crescere perché è guarita dal forte difetto di competitività e ha saputo orientarsi verso la specializzazione in produzioni ricche di servizio, di studio, di progettualità e di ricerca. D’altra parte, in tutto il mondo le grandi imprese a carattere internazionale non sono più nel settore industriale, ma in quello dei servizi. Dove però scontiamo ancora la mancanza di una piena liberalizzazione. L’esempio delle banche.