Mentre annuncia un prossimo riordino complessivo del sistema previdenziale, il governo interviene nella legge di bilancio per il 2023 su indicizzazione e perequazione delle pensioni. Le nuove misure rischiano però di contraddire l’impostazione contributiva.
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La proposta di deindicizzazione delle pensioni non tiene conto del reddito complessivo, ma solo di quello pensionistico. È una scelta che produce disparità ed è sempre meno giustificata col crescere del numero di pensioni calcolate col metodo contributivo.
“Quota 103” costerà meno della precedente “quota 100”. Ma produrrà comunque un aumento della spesa pensionistica. L’anticipo della pensione cesserà di essere un problema con il contributivo a regime, quando serviranno risposte per problematiche nuove.
Il confronto con altri paesi mostra che a rendere fragile il sistema pensionistico italiano sono due aspetti di contesto: la sostenibilità delle finanze pubbliche e la bassa crescita economica. Da sola, una nuova riforma delle pensioni servirebbe a poco.
Per garantire flessibilità in uscita dal lavoro, si discute di un’estensione di Opzione donna a tutti i lavoratori. La penalizzazione che deriverebbe dal ricalcolo con il metodo contributivo, però, è molto elevata. I limiti della proposta e una possibile alternativa.
La Lega punta di nuovo sulle pensioni per la campagna elettorale, questa volta proponendo l’uscita anticipata dal lavoro a chi ha versato 41 anni di contributi. Come per Quota 100, sarebbe una misura molto costosa e con pochi vantaggi.
Di fronte alle stime di costo molto elevate per aumentare le pensioni a mille euro, Forza Italia risponde proponendo l’abolizione del Reddito di cittadinanza e la riduzione della spesa pubblica. Ma non è così semplice.
Non c’è solo il problema dei pensionati poveri di oggi. Le carriere intermittenti si diffondono, soprattutto fra i più giovani. Ciò prefigura pensionati futuri con assegni molto bassi. Serviranno risposte di natura previdenziale e non assistenziale.
La breve campagna elettorale che ci aspetta offre già proposte da parte dei partiti. Silvio Berlusconi apre le danze, proponendo di alzare a mille euro tutte le pensioni che si trovano al di sotto di quella soglia. Una misura costosa e iniqua.
Il superamento di “quota 102” deve essere l’occasione per rimediare alle inaccettabili disparità che discriminano i lavoratori entrati in assicurazione entro il 1995 da quelli entrati dopo. A tutti occorre garantire la stessa flessibilità in uscita.