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SANITA’ E REGIONI, LA SPESA E’ EQUILIBRATA

Il Sistema sanitario nazionale ha appena compiuto trent’ anni. Prima della sua istituzione esistevano forti squilibri tra le regioni nella dotazione di strutture sanitarie e nei livelli di spesa per abitante. Ora i differenziali si sono ridotti e l’obiettivo di eguale spesa pro capite per eguale età è sostanzialmente raggiunto. Rimane da valutare se a un identico ammontare di spesa media per abitante tra le varie regioni corrispondano anche eguali benefici per la popolazione, in termini di prestazioni sanitarie fruite e di condizioni di salute.

UNA TASSA CONTRO IL CIBO SPAZZATURA *

L’obesità è in crescita in molti paesi dell’Europa occidentale, sulla scia di quanto è già avvenuto negli Stati Uniti, dove è soprappeso il 30 per cento della popolazione. Con conseguenti problemi per la salute e costi diretti e indiretti per la società. La soluzione più efficace sembra essere una tassazione ad hoc sugli alimenti eccessivamente calorici. Andrebbe a colpire i più poveri e i più giovani che sono i grandi consumatori di cibo spazzatura. Ma potrebbe spingere l’industria agro-alimentare a produrre nuovi prodotti, meno grassi e con meno zuccheri.

Se i bilanci regionali non sono sani

Un rapporto di Moody’s analizza le nuove regole introdotte nell’ambito delle gestioni sanitarie regionali C’è da chiarire un equivoco di fondo: il ruolo dello stato. Che non deve intervenire sempre e comunque, ma solo in casi eccezionali per evitare crisi sistemiche. Devono essere le regioni a onorare i propri impegni finanziari. Eliminando sprechi e inefficienze e cercando di ridurre, più che i costi totali, i costi medi di produzione e di fornitura del servizio.

Una “cura” per i deficit della sanità

Il deficit accumulato dalla sanità pubblica nel periodo 2002-2005 supera i 17 miliardi. E le previsioni non indicano alcuna inversione di tendenza. Tuttavia, alcune Regioni perseguono armonicamente gli obiettivi di politica sanitaria e di bilancio. Mentre le amministrazioni che hanno disavanzi enormi difficilmente troveranno gli incentivi per migliorare le proprie prestazioni nel vincolo di bilancio soffice imposto dal governo. I risultati di una simulazione che ipotizza un aumento del 30 per cento dell’aliquota dell’addizionale Irpef.

Un patto per i non autosufficienti

Il governo non ha ancora chiarito le proprie intenzioni nell’assistenza alle persone non autosufficienti e soprattutto su come intende colmare i ritardi italiani. Ci sono state solo alcune iniziative specifiche, non coordinate tra loro. Serve ora uno sforzo progettuale per definire la riforma e maggiori risorse dedicate nella prossima Finanziaria. Tenendo ben presente che per migliorare la realtà dell’assistenza ci vogliono almeno tre anni. E che l’attuazione, aspetto sottovalutato ma decisivo, va accompagnata e monitorata con attenzione.

Le Asl, un’opera incompiuta

Pur differenziata sul territorio, continua la pratica dell’accumulo dei disavanzi da parte di molte delle aziende sanitarie regionali. Disavanzi che poi vengono assorbiti dal bilancio dello Stato, con effetti negativi sulle finanze pubbliche nazionali. Accade anche per la natura incerta delle Asl, formalmente aziende, ma in realtà con ben poche delle caratteristiche delle imprese private. Per controllare la spesa, forse bisogna riformare la governance del sistema sanitario, e questa passa in primo luogo per una riforma delle Asl.

Tutto il deficit sanitario Regione per Regione

Il deficit è una costante del Sistema sanitario nazionale. Anche per la politica di sotto-finanziamento perseguita da tutti i governi. Ma dal 2001 il debito è responsabilità delle Regioni. Che si comportano in modo assai diverso. Nel 2005, undici hanno agito sul controllo della spesa, ma dieci sembrano incapaci di contrastarne la dinamica. Dieci non hanno usato la leva fiscale e i ticket, scelti invece da sei Regioni. Mentre cinque attingono a risorse autonome del proprio bilancio. Ancora una volta, però, il rigore non è premiato.

Per uscire dal tunnel della spesa sanitaria

Il “patto per la salute” per il periodo 2007-2009 si propone di eliminare i disavanzi e di correggere le disfunzioni e le inefficienze di gestione. In ciascun anno la spesa dovrebbe essere contenuta al 6,7 per cento del Pil. Ma non è un obiettivo semplice da raggiungere. Manca ancora un federalismo pienamente responsabile che attribuisca alle Regioni i poteri di stabilire i livelli delle prestazioni. E nello stesso tempo imponga loro l’onere di finanziarli in modo autonomo. La copertura ex-post dei disavanzi con fondi statali genera solo sperequazioni.

Il muro di gomma del bilancio locale

In alcuni casi, vincoli costituzionali impongono allo Stato di intervenire per salvare un governo locale in crisi finanziaria. Il rischio è che si generi un’irresponsabilità diffusa. E’ perciò necessario che gli interventi siano accompagnati da forti sanzioni per gli enti locali coinvolti, che incidano sia sugli amministratori sia sui cittadini stessi, “colpevoli” di aver eletto governanti incompetenti. E per i politici locali, la sanzione ultima non può che essere la soppressione della propria sovranità, almeno per un periodo di tempo determinato.

I numeri della sanità penitenziaria

Nel periodo considerato dall’Indagine della Corte dei Conti la popolazione carceraria è aumentata, mentre sono diminuiti, anche in valore assoluto, gli stanziamenti annuali per la sanità penitenziaria. Il personale sanitario assorbe l’81 per cento della spesa, ma non è possibile conoscere quanta parte sia imputabile al numero di ore lavorate e quanta ai compensi orari. L’indisponibilità di questi dati insieme a quella sull’entità e sulle caratteristiche dei soggetti da assistere, configura nel complesso un sistema privo di trasparenza.

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