Un insegnante italiano guadagna, in media, molto meno di un lavoratore laureato. Il divario non è però uguale per tutti. Chi ha una laurea umanistica ha uno stipendio più alto degli ex colleghi di università. Per i laureati Stem accade il contrario.
Categoria: Scuola, università e ricerca Pagina 1 di 71

Durante la pandemia, il governo ha stanziato risorse straordinarie per le università per impedire che la crisi sanitaria si trasformasse in crisi educativa e scientifica. Da quell’esperienza si possono ricavare vari insegnamenti per migliorare il sistema.

Un sondaggio condotto su studenti liceali dell’ultimo anno mostra che le scelte universitarie dei genitori influenzano quelle dei figli. Con il rischio di consolidare le diseguaglianze. È perciò necessario rafforzare gli strumenti di orientamento.

In Italia pochi studenti delle superiori conoscono strumenti e benefici del diritto allo studio universitario, in particolare l’esistenza della borsa di studio. Informarli può favorire il proseguimento degli studi, specie di chi ne ha più bisogno.
I bambini iscritti troppo presto alla scuola primaria hanno più difficoltà in italiano e in matematica, soprattutto se sono figli di immigrati. Offrire un supporto appropriato è una misura di equità educativa, ma anche una strategia di integrazione.
Il clima creatosi nelle università americane offre all’Europa l’opportunità di recuperare terreno nella ricerca scientifica. Bisogna però creare le condizioni per accogliere i tanti ricercatori che hanno manifestato l’intenzione di lasciare gli Usa.
Il turismo crea numerose opportunità di lavoro, che spesso non richiedono un alto livello di istruzione. Tutto ciò influenza le scelte dei giovani in fatto di educazione. Può facilitare l’accesso agli studi, ma può incentivare l’abbandono dell’università.
Raggiungere buoni livelli di istruzione dipende ancora troppo spesso dal background familiare. Gli esigui aiuti agli studenti più fragili hanno procedure lente, macchinose e poco pubblicizzate. Così i possibili beneficiari finiscono per non richiederli.
Gli atti di bullismo a scuola sembrano oggi riguardare soprattutto la fascia d’età 11-13 anni. Nella composizione delle classi va data più attenzione all’equilibrio tra i generi perché il fenomeno aumenta quando in classe ci sono prevalentemente maschi.