I più ampi poteri decisionali attribuiti ai dirigenti scolastici si giustificano purché sia prevista una seria e reale valutazione dei risultati prodotti dalla loro attività di direzione rispetto a obiettivi predeterminati e a criteri misurabili e comparabili. Ma sul punto la delega è vaga.
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Le attrezzature informatiche migliorano gli apprendimenti degli alunni? Prima di investire nuove risorse pubbliche nell’acquisto di tablet o lavagne multimediali servirebbero risposte basate su dati e rigorosa valutazione di efficacia degli esperimenti pilota. L’esperienza del progetto Cl@ssi 2.0.
La valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 determina la ripartizione di una parte dei fondi tra i vari atenei. Ma l’approccio seguito per valutare i lavori dei ricercatori suscita qualche dubbio. E un metodo alternativo dà una “classifica” molto diversa. I programmi per il futuro.
Il disegno di legge “La buona scuola” è centrato sulla figura del dirigente scolastico. Che, con poteri ampliati e discrezionali, diventa un leader del team educativo dell’istituto. Per questo occorrono strumenti di valutazione del suo operato trasparenti, equi e rigorosi . Non ancora stabiliti.
Il Consiglio dei ministri ha varato i primi provvedimenti sulla scuola. Sono tre sono le questioni che avranno gli effetti maggiori sul suo funzionamento: gestione del personale insegnante, rigidità degli insegnamenti e ruolo dei dirigenti. Per tutte e tre restano aperti i problemi di attuazione.
I laureati italiani sono pochi. E con la crisi, la propensione a intraprendere gli studi universitari si è ridotta, soprattutto tra i giovani meridionali. Nello stesso tempo, le scelte di istruzione sono divenute sempre più mirate e selettive. Quanto pesano i vincoli finanziari delle famiglie.
Dal 2015 tutte le scuole statali saranno coinvolte in un processo di autovalutazione. Il problema è che potrebbero non avere tutte le informazioni necessarie per compilare il rapporto. Dati disomogenei potrebbero portare a valutazioni errate. Linee guida del ministero e priorità di miglioramento.
I test Invalsi mostrano che la legge Gelmini ha avuto effetti negativi sugli apprendimenti dei bambini della primaria. Ma l’assunzione di nuovi docenti senza alcun controllo sulla loro qualità, come prevede la “buona scuola” del Governo Renzi, riuscirà a migliorare il sistema scolastico italiano?
Continua l’analisi del sistema scolastico inglese, uno dei modelli per la proposta di riforma della scuola italiana. Il meccanismo decisionale vede al vertice un governing body elettivo, che sceglie preside e insegnanti e i loro stipendi. Le risorse dai ministeri sulla base del numero di iscritti.
Si è appena conclusa la consultazione pubblica su la “buona scuola”. Un confronto con il sistema inglese, di cui il Governo vuole mutuare alcuni aspetti, appare dunque utile. Le differenze con la nostra scuola restano comunque significative, a partire dal concetto di classe fino agli esami.