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Categoria: Scuola, università e ricerca Pagina 65 di 70

Miti e realtà della scuola italiana

E’ tempo di rientro. Milioni di bambini e adolescenti tornano a scuola. Ma qual è la situazione dell’istruzione in Italia? Le statistiche internazionali dipingono un quadro deprimente: i risultati dei nostri studenti sono tra i peggiori in Europa. Eppure in teoria non mancano le risorse perche’ la spesa per studente e’ ai massimi mondiali. Forse il problema di fondo e’ che abbiamo un numero enorme di insegnanti ma non facciamo praticamente nulla per valutarli.

LE RETRIBUZIONI PERVERSE DELL’UNIVERSITA’ ITALIANA

Contrariamente ad una interpretazione diffusa, un’ analisi corretta dei dati bibliometrici rivela che la qualità della produzione scientifica Italiana e’ modesta. Ma la leggenda secondo cui in media i docenti italiani siano poco produttivi perché poco pagati in media non ha fondamento. E’ vero però che il sistema italiano premia generosamente l’ anzianità, indipendentemente dalla produttività, generando incentivi perversi, allontanando i talenti, e lasciando poche risorse per i ricercatori giovani e più produttivi. Il contributo termina con una proposta di riforma a costo zero che modifichi profondamente il sistema di incentivi attuali.

Domande e risposte sull’Iit

Dopo le polemiche che hanno preceduto la sua nascita, dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) non si parla più. La fase di avvio delle attività sta per concludersi, ma poco si sa di quanto è stato fatto finora. Le uniche notizie riguardano alcune borse di studio per dottorati da usufruire presso altre sedi. Il forum di discussione del sito web è desolatamente vuoto. Poniamo dieci domande cui rispondono il commissario unico dell’Iit, Vittorio Grilli e il direttore scientifico, Roberto Cingolani.

Ma è davvero aumentata la spesa per le università?

Cerchiamo di porre ordine nella giungla di affermazioni discordanti sull’andamento dei finanziamenti pubblici all’università. Il Ministro Moratti ha parlato in televisione di un incremento del 13% degli stanziamenti statali all’università. Non lo ritroviamo nei dati. In verità vi è stata una riduzione dei trasferimenti cumulati nell’arco del decennio.

Dove studiare

Un’adeguata riforma del sistema universitario italiano, che lo renda maggiormente competitivo a livello internazionale, richiede una forte mobilità degli studenti dagli atenei “peggiori” a quelli “migliori”. Per ottenere questo risultato occorre incidere non solo sui costi della frequenza universitaria fuori sede, ma anche sui benefici. Attraverso sistemi di differenziazione che accentuino le distanze tra università, ben oltre le differenze attuali, in gran parte illusorie. E garantendo meccanismi di selezione di tipo meritocratico.

Buoni scuola made in Italy

Una maggiore concorrenza tra scuole può migliorare la qualità della formazione. Ma non accade se lo strumento sono i buoni scuola così come introdotti in Italia. Non inducono spostamenti significativi di studenti da un tipo di scuola all’altro. Non risolvono i problemi finanziari delle famiglie povere, né sono un incentivo per gli alunni a migliorare la loro performance. Non c’è nessuna valutazione della qualità delle proposte. Sono un trasferimento finanziario alle scuole private, mascherato da finanziamento alle famiglie per aggirare il divieto costituzionale.

Il “buono” alla ligure

Così come concepiti in Liguria, ma anche in altre Regioni italiane, gli assegni di studio non rispondono ad alcuna delle argomentazioni teoriche generalmente accettate dalla letteratura economica. La loro funzione di promozione del diritto allo studio e della libertà di scelta delle famiglie è infatti ostacolata da alcune caratteristiche. Come il fatto che si tratti di un rimborso spese e di importo ridotto perché il limite di reddito per presentare la domanda è alto. E infatti i dati dimostrano che non hanno influenzato la dinamica del numero di iscritti alle scuole private.

Pisa e dintorni

L’importanza dell’indagine è fuori discussione. La questione vera è nel modo in cui vi si partecipa. La si può utilizzare per riflettere seriamente sulle caratteristiche del sistema scolastico italiano. Può essere lo spunto per far crescere nelle scuole competenze valutative specifiche e per costruire intorno a essa una rete di competenze di ricerca articolata a livello nazionale e locale. Sicuramente sbagliato è cercare di nascondere i problemi, magari utilizzando qualche “trucco” per migliorare i risultati degli studenti italiani nella prossima edizione.

La scuola e la famiglia

L’analisi dei dati dell’indagine Pisa mostra che la bassa competenza degli studenti italiani non è un problema generalizzato. I risultati sono più che soddisfacenti al Nord e nei licei. Preoccupanti al Sud e negli istituti professionali. Le carriere dipendono dalla famiglia e dal luogo di nascita, negando alla radice l’uguaglianza delle opportunità. La scuola dovrebbe perciò operare come meccanismo compensativo. Ma per farlo, occorre conoscere nel dettaglio quali elementi contribuiscono a potenziare l’acquisizione di competenze.

Quale carriera per le donne

La riforma dello stato giuridico dei docenti universitari, con l’introduzione di contratti a tempo determinato, farà crescere la presenza delle donne nelle università. Ma continuerà a escluderle dal sistema di produzione della conoscenza. Si rafforzerà infatti il doppio binario professionale: una base flessibile e prevalentemente femminile di ricercatori, disposta ad accettare basse retribuzioni e scarse possibilità di carriera. E un vertice, prevalentemente maschile e spesso formatosi all’estero, in grado di accedere alle reti e ai fondi di ricerca internazionali.

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