Questo dialogo tra Alberto Alesina e Francesca Guiso è avvenuto nel maggio del 2017, quando Francesca era studente a Wellesley College. Un progetto finale del corso di economia prevedeva un’intervista a un economista riguardo alla sua esperienza come ricercatore, ai suoi progetti, e alle sue opinioni su aspetti rilevanti dell’economia.
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La storia della peste insegna che le pandemie possono avere conseguenze economiche assai rilevanti e persistenti. Che però non possono essere previste a priori. E nell’incertezza su chi ne risentirà di più, la solidarietà è la scelta più razionale.
Davvero proteggeremmo i nostri nonni dal Covid-19 costringendoli all’inattività e a una marginale vita di relazione? In realtà l’età avanzata non è sinonimo di fragilità né di pluripatologia. Lo dice la scienza geriatrica.
Non basta riaprire le attività commerciali perché tutto torni come prima, contano molto anche i comportamenti dei consumatori. Nella “fase 2” sono pronti a riprendere le consuetudini pre-pandemia? I risultati di una indagine mostrano una diffusa prudenza.
Un’indagine su studenti del Sud rivela che alle preoccupazioni per il coronavirus si affianca, soprattutto per chi proviene da un background più debole, il timore per le ricadute economiche. Per la politica è il momento di scelte difficili.
La convivenza con il Covid-19 ci obbliga a nuove regole e a cambiamenti di abitudini consolidate. Dobbiamo avere la capacità di rivedere le nostre conoscenze adeguandole ai nuovi rischi. Comunicazione chiara ed educazione sono le parole chiave.
Mai come oggi ci accorgiamo dell’importanza della cultura. Che però è un settore economicamente fragile, duramente colpito dai provvedimenti di lockdown. Tra le misure di sostegno varate dalla Ue e dai singoli paesi si distinguono quelle francesi.
La maggior parte degli italiani si aspetta una proroga oltre il 3 aprile delle misure di isolamento sociale. È anche pronta a mantenere o aumentare gli sforzi. Ma se la data supera le previsioni di ciascuno cala la volontà di rispettare le restrizioni.
In Italia sono pochi gli anziani che utilizzano pc, Internet e social network. Una fascia particolarmente fragile di popolazione si trova così a rischio di esclusione sociale. Le istituzioni dovrebbero favorire la loro alfabetizzazione informatica.
La storia lo insegna: le grandi epidemie si diffondono lungo le rotte commerciali. Accadeva ai tempi della peste nera e accade ai nostri giorni. E la soluzione migliore è sempre la quarantena. Anche a costo di gravi sacrifici per l’economia.