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Categoria: Licenza Poetica Pagina 5 di 16

A PIL-LINO CHE NON CRESCE

Tu sei proprio un bel bambino,
ma non cresci o mio Pillino,
per cui occorre un gran dottore
che ti curi, nutra e ti ridia vigore.

Troppi mali da prima ereditasti,
poi di nuovi pure ti ammalasti,
t’è salita col fisco la pressione,
e il debito produsse un’ infezione.

Il Mezzogiorno ti crea l’inappetenza,
sei deperito, lento come una sentenza.
Scarso lo sforzo e poco produttivo,
a stento muovi, non sei competitivo.

Troppi nonni, caro il mio Pillino,
tu ne ritrovi sopra il tuo capino,
vanno pagati a lungo i pensionati,
di pari passo coi falsi invalidati.

Come si può far crescere un paese,
che d’impegno da tempo non s’accese,
per lasciarsi pian piano affossare
nel suo fatal, placido sostare?!

Caro Pillino che cresci così piano,
qui si dovrebbe rifare l’Italiano,
che alla fatica e al rischio s’oppone,
forse gli basta, la Cassa Integrazione.

Ecco i dottori, se ne può far incetta,
tutti presentano infallibile ricetta,
sia dalla destra che dall’opposizione:
qua un bel miliardo, là qualche milione.

Ma chi prescrive una siffatta cura
ci spieghi pur qual’è la copertura:
ormai di Pantalon sono le tasche vuote,
c’è l’ardua crisi e spander non si puote.

Pillino mio, assai sono angustiato,
se non mi cresci finiamo nel fossato.
C’è ancora lo stellone o una sola stella?
Non disperiam…in video c’è Antonella!

IL MALE OSCURO DELL’ECONOMIA ITALIANA

L’Italia è un grande, bel paese
dove dolce è il vivere e cortese,
pur piove, ma poi risplende il sole,
l’aria risuona di musiche e parole.

Da tempo tuttavia il PIL è stracco
si cresce poco, non si va all’attacco,
sembra d’esser tornati nel Seicento,
quando il declino seguì al Rinascimento.

C’è un male oscuro che ci rode tutti
la navicella più non fende i flutti,
noi pigri, pingui e rilassati,
gli altri paesi c’ hanno sorpassati.

Negli anni ‘80 fu buono il consuntivo,
grazie invero al debito eccessivo,
ma si costrusse lungo le spiagge e i fiumi,
crebbe il sbilancio assieme alli consumi.

Siam divenuti alquanto benestanti,
ma ora i soldi più non son bastanti
e il consumare, ancor non s’è compreso,
richiede si produca quello che vien speso.

Giunse la crisi e non più si può far senza,
dell’efficacia ed anco di efficienza;
qui, come diceva il Gino, è tutto da rifare,
perché la nostra barca sta per arenare.

Dunque se in futuro vuolsi restare vivi
si dovrà, tosto, riuscir più produttivi
a cominciar dai pubblici serventi,
restii a fatiche ed alla pausa attenti.

Più rapida giustizia, più reddito al lavoro
il Sud alla riscossa, all’istruzion ristoro,
un equo fisco e poi la TAV si faccia,
guerra a chi evade, al criminal la caccia.

Ecco che serve per scongiurar ruina,
per risalir la china,…. scordandosi la Cina.
Il male oscuro fa accapponar la pelle,
ma noi ce la faremo, a riveder le stelle!

Sì lo confido, sperare m’è conforme,
quindi, tranquillo, attendo le riforme,
ma pur se sono afflitto dai malanni,
finirà che campo ….almen fino a cent’anni.

MONUMENTO AL DIRITTO ITALIANO

L’Italia è un paese disseminato di monumenti commemorativi. Re, generali, condottieri, eventi, degni di essere ricordati, non sempre per ragioni nobili. Sono più rari i monumenti che commemorano un sistema di pensiero. Ora ne abbiamo uno, straordinario. E’ un monumento fatto di carta. E’ divenuto visibile la mattina dell’8 gennaio 2010, una data che sarà in sé da ricordare, nelle pagine interne del Corriere della Sera. Le pagine 18,19 e 20, per la precisione. Occorre darsi la pena di andare a guardarlo, è talmente grandioso da non potere essere adeguatamente descritto con parole, men che meno con poche righe. Ci provo comunque, ma solo per sollecitare il desiderio di una visione diretta: si tratta di un elenco, stilato da un tale Commissario, delegato per una tale Emergenza, in certe tali Province. Un elenco di migliaia e migliaia di nomi. Illeggibili, perché stampati con un carattere di una piccolezza tale da essere stato creato per l’occasione, immagino con il concorso di molte tipografiche sapienze e intelligenze. Una distesa di moscerini d’inchiostro, uno sciame di cavallette, una battigia di sabbia grigia, che invade tre intere paginate del glorioso quotidiano. Ne ha disposto la pubblicazione sul Corriere un tale comma, di un tale articolo, di una tale norma di legge. Lo scopo dell’operazione è incomprensibile con gli strumenti della ragione umana. Nessun essere umano pensante, in alcuna parte del mondo conosciuto, potrebbe concepire una tale insensatezza per un qualsivoglia scopo pratico. Quindi lo scopo non può che essere estetico. E’ un’opera d’arte. Un monumento. In memoria del diritto italiano.

Massimo Presbite

 

ANNO 2010: PARTE LA RIFORMA FISCALE (per terre assai lontane … o no?)

Dicon che sei matura,
Riforma delle tasse,
ma so che l’è ben dura
a renderle più basse.

Dovrei rimescolare
l’Irpef delle famiglie
onde privilegiare
chi campa figli e figlie.

Dovrei tagliare l’Irpef
a tanti pensionati
che,  per riforme e crisi,
son becchi e  bastonati. 

L’Ires va diminuita”
invocano le imprese
“oppur sarà finita,
siamo pel collo appese!”.

L’Irap dovrei ridurre,
o meglio cancellarla;
le schiere verdi e azzurre
non sanno sopportarla.

Un grido di dolore
si leva da ogni voce
per smuovere il mio cuore,
che non è di un rapace.

Accoglier quelle istanze
si può, abbattendo spese,
ma busso a tante stanze
e sento solo offese.

Quindi non c’è che alzare
tasse da qualche parte,
e qui: lacrime amare,
nell’azzeccare l’arte!

Potrei considerare
dei sindacati il detto:
“Rendite finanziarie?
Se ne riduca il tetto!”.

Potrei calar la scure
sui grossi patrimoni,
ma poi chi mi difende
dai tanti paperoni?

L’Iva potrei aumentare,
ma su quali consumi?
Se non l’alimentare,
balocchi oppur profumi?

Già mi figuro matto
a muover le pedine
d’ un fisco ormai strafatto
di leggi e di leggine.

Se poi guardo un po’ avanti,
giusto per  farmi male,
vedo gli occhi ghignanti
del fisco federale.

Sai che? Io prendo tempo
e dico al carrozzone:
“Volete la riforma?

Apro la discussione!”

Se poi qualcun ci fosse
che coglie l’occasione
per domandar: ”Che mosse
contrarie all’evasione?”,

io gli dirò bel bello:
“Non faccia il sapientone!
Non è il problema quello,
bensì la soluzione”.

IL FORUM MONDIALE DELLA COMPETITIVITA’

Ogn’anno si classifican nel mondo,
in un forum che spazia a tutto tondo,
con giudizi rigorosi, fuor dai denti,
i paesi tra di loro concorrenti.

Pel verdetto ci son dodici criteri,
obiettivi, impietosi e molto seri,
con i quali si procede a ceckuppare
se tra i meglio è possibile di stare.

C’è l’Elvezia collocata al primo posto,
cui gli UeSse a seguire vanno tosto,
gli Europei che primeggian son diciotto,
e l’Italia è finita ben disotto.

All’incirca in classifica è al cinquanta,
da Germania e dagli altri ben distanta,
ci precede addirittura anche l’Oman,
però avanti ci poniam del Kazakhstan.

Tra le peggio son le nostre istituzioni,
le più alte abbiam noi di tassazioni,
le strutture han ben scarsa qualità,
fiacca, lenta va la produttività.

Pesan debito e spesa dello Stato,
il mercato del lavoro sta ingessato,
mentre poi la banca e la finanza,
d’efficienza mostrano mancanza.

Ricerca: non si sta con gli eccellenti,
tardano in scienze l’Italici studenti!
Innovazione: non molto noi si vale!
Ma siam tra i primi in scala criminale.

Ci piacerebbe star con Singapore
e come tal riuscir competitore,
ma di ventura il capitale manca,
e in basso c’è l’ateneo che arranca.

Cari signori, tutti, del nostro parlamento,
siamo perdenti nel mondial cimento,
siam fuori dal dei più bravi coro,
…ci consoliamo: stasera c’è Santoro!

LA QUINTA COLONNA

Mio amato Presidente, nel giorno del dolore
Mi è d’obbligo avvertirla che temo un traditore
Colui che la difende nell’aule di giustizia
Dimostra ultimamente stolidità e imperizia

A praticar melina  grandissimo campione
Che punta dritto dritto alla mera prescrizione
Ma se deve trovare argomenti per la Corte
Gli escon solo frasi che han le gambe corte

Lui spesso si cimenta a scriver nuove leggi
Vincere in aula è  facile se hai tutti quei seggi
Ma poi c’è qualche inghippo e proprio sul più bello
Gli bocciano il giocattolo, ripassi al nuovo Appello.

Il primus super pares addotto a sua difesa,
che dirlo ai magistrati è bestemmiare in chiesa  
E quando l’ha chiamata utilizzator finale
Sperando che la grana svaporasse nel banale!

Se può lui va da Vespa e lancia i propri strali
Nel dare sulla voce non ha proprio rivali
Sa dir cose tremende guardandoti nel viso
Ti chiedi come faccia a mantenere quel sorriso

Or che non ha più lo scudo dell’Angelino Alfano
Dovrà passare spesso dalle parti di MIlano
E allora il mio consiglio, si trovi un avvocato
Con la battuta pronta, ma che abbia anche studiato.

Potemkin

LA MINISTRA E IL GIOCO DELLE TRE PERCENTUALI

In un paese ci sono tre università, l’università Virtus, l’università Fortitudo e l’università Olimpia. Il governo finanzia le tre università con 10000 euro l’anno, in maniera più o meno proporzionale alle dimensioni, quindi:
 
5000 euro all’università Virtus
3000 euro all’università Fortitudo
2000 euro all’università Olimpia.
 
Un giorno la ministra decide di valorizzare il merito e decide che il 10 per cento del finanziamento sarà distribuito in base ad esso. Allora prende 1000 euro dai 10000 e li ripartisce di conseguenza.
I rimanenti 9000 euro continueranno ad essere distribuiti per dimensioni, quindi 4500 euro all’università Virtus, 2700 all’università Fortitudo e 1800 euro all’università Olimpia. Possiamo calcolare che in questa prima fase le tre università hanno perso 500, 300 e 200 euro rispettivamente che vanno a costituire il fondo meritocratico di 1000 euro.
A questo punto la ministra calcola dei coefficienti di merito Q per ciascuna università ed escono fuori i seguenti valori:
 
Q dell’università Virtus = 4
Q dell’università Fortitudo = 3.3
Q dell’università Olimpia = 2.7
 
La ministra prende i 1000 euro ed assegna ad ogni università una quota pari a 1000 per il suo Q e diviso per la somma di tutti gli Q. Avremo:
 
fondi meritocratici per l’università Virtus = 400
fondi meritocratici per l’università Fortitudo = 330
fondi meritocratici per l’università Olimpia = 270
 
Quindi l’università Virtus avrà perso 100 euro, la Fortitudo ne avrà guadagnati 30 e l’università Olimpia ne avrà guadagnati 70. Ora la ministra divide ciascun guadagno o perdita per il finanziamento dell’anno precedente e moltiplica il tutto per 100. Risulta che l’università Virtus ha perso il 2 per cento del suo finanziamento precedente, la Fortitudo ha guadagnato il l’1 per cento del suo finanziamento precedente e la Olimpia ha guadagnato il 3,5 per cento del suo finanziamento precedente. Quindi la stessa ministra va in conferenza stampa in pieno periodo di immatricolazioni, quando gli studenti stanno scegliendo le università e distribuisce la classifica di merito
 
1) università Olimpia +3,5 per cento
2) università Fortitudo +1 per cento
3) università Virtus -2 per cento
 
Confrontate questa classifica con quella dei coefficienti di merito Q che la
ministra stessa aveva calcolato.
GENIALE!!!

IL RIMPATRIO

Vaga nell’aere un canto dolce e nuovo,
o una novella che sa un po’ d’antico.
E’ un patrio sentimento ciò che provo,
è la lusinga d’un abbraccio amico.

 Giunge alle orecchie mie la sua chiamata.
Oh,  gentil voce che mi rende schiavo !
Corro al confin della mia Patria amata
che un dì lasciai e da  lontan miravo.

Lascio quest’ Eden, pur se addolorato,
per ritornar nelle materne mani
di chi temea finissi dilaniato
dai lunghi artigli di tributi insani,

 di chi in quest’ora, fatti bene i conti,
ha sotterrato tale sentimento
ed al ritorno mio appresta i ponti
su cui di me cadrà il cinque per cento.

 Ma non è d’uopo che di ciò mi lagni,
chiama la Patria e non vo’ far tardi.
Altri trecento mi saran compagni,
ieri spartani oggi euromiliardi,

 nell’elargire  i nostri sacrifici
ad uno Stato dalle casse stanche,
e a tante imprese in cerca d’artifici,
abbandonate, dicon, dalle banche.

 Oh, qual sublime e qual fatale evento
questo mio slancio e questo eroico affanno !
Non finirà in quest’ora, già me lo sento,
vorrò provarlo ancor…tra qualche anno.  

LE RIFORME

Le riforme s’han da fare,
or si vada a cominciare:
ecco il solito stornello
che lo cantan questo e quello.

Si cominci all’istruzione,
un enorme carrozzone,
dove viaggia la Gelmini
che contar deve i quattrini,

dove i costi van tagliati,
ma son sordi i sindacati.
La ricerca ormai è alle corde,
va rifatta come a Oxforde;

siamo bassi in graduatoria,
riformiamo e a noi la gloria.
C’è il sistema sanitario,
prosciugar vuole l’erario

che d’urgenza va operato,
ma il chirurgo se n’è andato,
mentre intanto ad Agrigento
è ammalato anche il cemento.

Quanto al pubblico settore
lo si svegli dal torpore,
va rifatto in cima e in fondo,
pria però che cessi il mondo.

Panebianco anche l’ha scritto,
le riforme tirin dritto,
ma esse turban posizioni,
equilibri e relazioni

per cui tutti son disposti
ai vantaggi, non ai costi:
noi si resti indisturbati
e voialtri riformati!

Le riforme messe in moto
produrranno il terremoto,
e in frantumi più d’un vaso
li raccolga il Bertolaso.

Riformare per davvero,
ci vorrebbe un neo Lutero,
che provveda in tutta fretta:
per intanto, ci arrangiamo col Brunetta!

FELTRY

Ho ancor ricordo di un vecchio vicino
Che era assai fiero del proprio giardino
e se i passanti sfioravan la siepe
lui prevedeva drammatiche crepe
 
se poi sul muro attaccavan la cicca
lui li inseguiva per rabbia e ripicca
più non dormiva, vedeva complotti
girava armato di bende e cerotti
 
non si spiegava l’oscura ragione
per cui da tante, troppe persone
più che la stima e il dovuto rispetto
lui percepiva fastidio e rigetto
 
ma poi un bel giorno gli venne un idea
per sistemare l’ostile platea
prese con se un cagnaccio feroce
ma assai ubbidiente alla sua voce
 
per attaccar non gli serve lo sprone
e casomai lo richiama per nome
se c’è qualcuno che a lui non garba
ecco che il cane gli azzanna la barba
 
se quel passante ostenta ironia
più non si rode come era pria
ora il latrato lo spinge alla fuga
mentre lui gode e si spiana una ruga
 
certo, in quartiere ci son lamentele
anche se nulla è arrivato alla tele
una protesta che non vede pausa
qualche arruffone minaccia una causa
 
ma lui risponde, serafico e pio
“sono d’accordo, è un iradiddio,
Io mi dissocio, non posso accettare
quel brutto cane violento e volgare”
 
Poi, nel giardino, lontani gli intrusi
Scende una lacrima dagli occhi chiusi
E lo richiama col cuore che avvampa
“Stupido Feltry, dammi la zampa”

Potemkin

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