Dopo l’allarme sui conti di Fs, è arrivato l’aumento della tariffe del servizio di media lunga percorrenza di Trenitalia, eufemisticamente definito “adeguamento”. Si è ignorato il vigente assetto regolatorio e la scadente performance qualitativa degli ultimi anni, senza peraltro affrontare il nodo del meccanismo tariffario futuro. Che invece è imprescindibile in vista dell’entrata di nuovi operatori nell’alta velocità. La regolazione gestita a livello ministeriale è fallita. L’esigenza di un’Autorità di regolazione indipendente è sempre più chiara.
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Mentre l’Italia si divide sulla Tav, la tecnologia apre nuove prospettive. Per esempio, hanno superato la fase sperimentale linee adatte al trasporto veloce di persone a grande distanza mediante convogli leggeri di dimensioni ridotte. Necessitano di una sede propria, ma è ragionevole ipotizzare che i costi di costruzione siano sensibilmente inferiori a quelli richiesti dall’alta velocità. E l’attuale rete ferroviaria potrebbe essere adeguata alle necessità del trasporto locale e merci, liberati dallesigenza di agevolare il traffico veloce.
La carenza di fondi pubblici è il maggiore ostacolo alla costruzione di nuove autostrade in Italia. D’altra parte, lo Stato ricava dalle reti autostradali un gettito fiscale. Se vi rinunciasse, molte opere potrebbero essere autofinanziate senza bisogno di contributi statali. A partire da Pedemontana e Tem: la loro realizzazione potrebbe essere affidata a una agenzia pubblica esente da imposte sul reddito, eliminando inoltre l’Iva sui pedaggi. E le critiche alla “rinazionalizzazione” sono spesso interessate.
Se la regolazione pubblica fosse efficiente, le fusioni di concessionari dovrebbero mirare a ottenere economie di scala o di scopo, che avvantaggino i consumatori attraverso tariffe inferiori. Per queste operazioni si pone dunque un doppio problema regolatorio. Occorre evitare la formazione di posizioni dominanti che alterino il funzionamento della concorrenza. Ma è anche necessario tutelare l’utenza tramite il controllo tariffario e di accesso alle reti. Un caso recente di danneggiamento esplicito degli utenti.
Un appello a Mauro Moretti, da “ferroviere a ferroviere”. Il risanamento dell’azienda può partire anche da una riflessione sulle norme di sicurezza, oggi molto restrittive. Tanto che la nuova tecnologia Scmt, che su di esse è tarata, ha prodotto un drastico calo della velocità commerciale e di conseguenza una diminuzione della capacità della rete. Con il ripristino della regole preesistenti al disastro del Pendolino la circolazione dei treni resterebbe altrettanto sicura, ma si potrebbe ottenere una riduzione del deficit di bilancio compresa tra il 16 e il 24 per cento.
l pacchetto Bersani raccoglie molte indicazioni dell’Autorità antitrust e comprende tanti interventi, alcuni buoni, altri forse solo di facciata. Agisce su settori ad alto impatto sull’economia, come quello assicurativo o la distribuzione di carburanti, o nell’avvio di una borsa all’ingrosso del gas naturale. Discutibili invece i provvedimenti sulla ricarica dei cellulari e sui mutui. Sembra un quadro frammentato, ma assomiglia piuttosto a un puzzle, ove alla fine i diversi pezzi acquisiscono una loro coerenza. Da perfezionare, ma per ora bene così.
Undici milioni di lavoratori sono chiamati a decidere sulla destinazione del loro Tfr. Una scelta complessa per diversi motivi. Alla previdenza complementare spetta infatti il compito di compensare il minore livello di copertura fornito dal pilastro pubblico obbligatorio. Utile guardare all’esperienza degli Stati Uniti. Ma ancor di più sarebbe auspicabile il varo di un codice di autodisciplina volto a dettare norme di comportamento omogenee e tutti i soggetti che sollecitano l’adesione ai fondi pensione dovrebbero impegnarsi a osservarle.
Sulla base di stime macroeconomiche, le misure che la legge Finanziaria ha previsto a compensazione delle imprese per la perdita del Tfr sembrano più che adeguate. La soglia dei 50 addetti non sembrerebbe configurarsi, almeno dal mero punto di vista contabile, come un ulteriore vincolo alla crescita dimensionale. Il settore pubblico resta l’unico attore che potrebbe essere interessato a un andamento lento della previdenza integrativa, confermando l’esistenza di un “conflitto di interessi” su questo tema.
Benché le storie contributive dei lavoratori siano molto diverse tra loro, abbiamo tentato una valutazione di convenienza relativa delle alternative a disposizione di chi si trova di fronte alla scelta se lasciare il futuro Tfr in azienda oppure conferirlo a un fondo pensione. Il montante derivante da un fondo chiuso, a parità di contribuzione, è sempre preferibile al Tfr, particolarmente per orizzonti temporali lunghi. Per i fondi aperti, i risultati sono più incerti, perché si ha maggiore volatilità e maggiori costi di gestione. Gli effetti della diversa tassazione.
Tre interventi sull’Irpef in pochi anni. Con obiettivi distributivi diversi. Qual è l’impatto totale sui redditi degli italiani? Stime calcolate su un campione rappresentativo di famiglie ci dicono che il primo modulo è stato favorevole ai redditi medio-bassi e ha interessato poco gli altri. Il secondo ha beneficiato in modo particolare la coda superiore della distribuzione. La Finanziaria 2007 avvantaggia i redditi medio-bassi, ma in misura trascurabile i poveri, e riduce quelli alti. Gli incrementi delle addizionali e l’obiettivo di una maggiore equità.