Formare un governo in tempi brevi al giorno d’oggi in Italia è impossibile? In realtà, guardando al resto d’Europa e a quanto accaduto durante la Prima Repubblica, le differenze non sono sostanziali.
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Il modello della flat tax si è affermato finora in paesi con livelli di Pil molto inferiori a quelli dell’Europa occidentale, dove anche la domanda di spesa sociale è nettamente più bassa. Una sua introduzione in Italia richiederebbe tagli di spesa.
Il 24 agosto Forza Italia ha pubblicato il suo programma elettorale che, nelle sezioni dedicate a scuola e università, contiene molti più dettagli rispetto al decalogo circolato in precedenza. Di conseguenza aggiorniamo il relativo commento.
Un’eventuale “pace fiscale” porterebbe alle casse dello stato una somma ben inferiore all’ammontare teorico. Cancellare i crediti non più esigibili sarebbe l’unica soluzione, limitando al minimo il rischio di incentivare l’evasione in futuro.
Le proposte di flat tax di Forza Italia e Lega darebbero un gettito nettamente inferiore a quello attuale dell’Irpef, anche con un ottimistico recupero totale dell’evasione. A beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più alti.
Luigi Di Maio ha annunciato che Impegno Civico, il suo nuovo partito, si batterà per allargare l’accesso dei giovani ai mutui per l’acquisto della prima casa. Ma è una scelta che non tiene conto delle loro reali necessità.
L’ipotesi di azzerare o dimezzare l’Irpef per i giovani non sembra convincente perché avrebbe un effetto regressivo. Verrebbe redistribuita ricchezza, ma solo a chi ha già un lavoro e un reddito abbastanza alto da pagare una imposta superiore a zero.
Il Governo sembra aver negato definitivamente ulteriori proroghe al Superbonus. Riproponiamo questo articolo di dicembre scorso, che insieme ad altri, spiega i limiti della misura. Come tutti gli altri bonus edilizi, infatti, anche il 110 per cento ha il difetto di favorire le fasce più abbienti, cui si aggiunge la totale insostenibilità per le finanze pubbliche.
Le quote di genere, dove applicate, sono state efficaci nell’aumentare la partecipazione delle donne nei board delle società quotate, ma spesso l’impatto positivo si ferma ai board, senza generare effetti “a cascata”.