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Il Punto

Terza puntata della nostra valutazione di un anno di Governo Monti. Alle 14 schede già pubblicate e raccolte nel Dossier se ne aggiungono tre. Sui trasporti, inevitabilmente oggetto di tagli ma senza criteri che ne incentivino l’efficienza, mentre si rimanda l’avvio dell’autorità del settore. Sull’agenda digitale, viva solo sulla carta. Sull’immigrazione, un tema su cui ministri competenti hanno adottato uno stile sobrio in salutare discontinuità rispetto al precedente Governo, senza però varare i provvedimenti importanti di cui si sente la necessità.
Quando la corruzione diventa sistema, coinvolgendo un’intera comunità cittadina che costruisce un muro omertoso contro la legalità: un caso verificatosi in Calabria ne spiega bene i meccanismi. Una storia di 11 milioni di euro finiti nelle tasche di oltre 4 mila falsi braccianti grazie alla complicità di funzionari Inps, politici, sindacalisti, consulenti del lavoro, commercialisti. Mentre i veri braccianti, stranieri, lavoravano in nero.
Fa male alla salute il lavoro precario. Una ricerca documenta e misura quanto l’instabilità lavorativa prolungata danneggia psicologicamente. Più gli uomini delle donne.
Con l’esercito di lavoratori dipendenti che contribuisce per l’80 per cento alle entrate dello Stato pur detenendo solo il 30 per cento della ricchezza nazionale, il sistema fiscale italiano è strutturato in modo fortemente squilibrato. Torna sull’argomento un nuovo libro con un titolo inequivocabile: “Il salasso”

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Continua la nostra valutazione su un anno di Governo Monti, mentre la recessione si attenua ma non finisce, come mostra il grafico dell’andamento del Pil, e l’Eurozona è entrata formalmente in recessione. Per il suo obiettivo prioritario, il riequilibrio dei conti pubblici, ha fatto leva soprattutto sulle entrate e in parte sui tagli alla spesa e agli enti locali. Con urgenza e di conseguenza in molti casi con errori che andranno corretti. Svogliata e limitata la sua politica energetica. Gli va invece riconosciuto il merito di aver fermato la crisi difiducia sul debito del paese, ridotto in parte l’autoreferenzialità nella governance delle imprese con il divieto di cumulo delle cariche nel settore finanziario e bloccato il processo di smembramento dello stato unitario avviato dal governo precedente. Il Dossier sul bilancio di questi 12 mesi si arricchirà e completerà nei prossimi giorni.
Se l’integrità dello stato italiano si è rivelata fragile negli ultimi anni, uno dei principali motivi sta nel fatto che l’unità fu costruita su basi centraliste, scaricandone i costi anche su chi non l’aveva voluta. È la tesi di un libro che sottoponiamo all’attenzione dei lettori.
È in dirittura d’arrivo la direttiva europea Mifid 2, che disciplina i servizi d’investimento. Con il nobile intento di introdurre maggiore trasparenza -soprattutto sui conflitti d’interesse- ed equità nel trattamento dei risparmiatori da parte dell’industria finanziaria. Vi riuscirà?

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A un anno dal suo insediamento, che cosa ha fatto il Governo Monti? Cosa ha lasciato in sospeso? Quanto resta da fare? I redattori de lavoce.info rispondono a queste domande su ogni singolo tema dell’azione di governo. Ha ridato credibilità al nostro paese in un’Europa chestenta a prendere decisioni all’altezza della crisi. Ha varato un’importante, anche se ancora incompleta, riforma delle pensioni.  Sta ancora riformando la sua riforma del lavoro. Fatica ad avviare davvero la spending review e non riesce a dare una rotta alle politiche per la crescita, come testimoniato anche dai contraddittori i provvedimenti di sostegno alle imprese. Nessuna privatizzazione, mentre riaffiora il fantasma tutt’altro che rassicurante di una nuova Iri. Ha capito l’importanza della riforma della giustizia civile anche se i numerosi interventi varati in questo campo appaiono a rischio di revisione da parte del Parlamento. Mancano progetti sulla sanità -oggetto di importanti e spesso dolorosi tagli di spesa- e sulle politiche per la famiglia, difficili da attuare in tempi di magre risorse ma più che mai necessarie in questo momento. Grandi assenti la scuola e l’università. Nei prossimi giorni questo nostro bilancio dei primi 12 mesi di Governo Monti si arricchirà e si completerà trattando gli altri temi. In modo che ogni lettore trovi un supporto quanto più oggettivo possibile per arrivare alla propria valutazione.

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Perché non eleggere un vero presidente dell’Europa, come quello degli Stati Uniti? Il modo ci sarebbe, senza modificare i trattati. Servirebbe a ridurre la mancanza di legittimazione democratica delle istituzioni paneuropee. E il sistema diventerebbe più trasparente e democratico. Nell’agenda internazionale del secondo mandato di Obama alla Casa bianca, c’è il ruolo degli USA nel mondo arabo, dopo le “primavere” che lui ha incoraggiato. Vediamo perché, a distanza di due anni, soltanto Tunisia, Egitto e Libia hanno fatto progressi in termini di libertà politiche e civili, mentre altri paesi sono rimasti al palo.
L’Imu non è uguale per tutti
. Perché si basa sui valori catastali degli immobili, diversi da quelli di mercato in modo tutt’altro che omogeneo. In una stessa regione, dice una ricerca, il mercato valuta da 2,5 a 4,2 volte in più rispetto al catasto, a seconda del territorio e della tipologia abitativa. Valori di mercato come base e revisione delle aliquote sarebbero un passo verso l’equità. Era quanto avevamo proposto più di un anno fa. Peccato che il Governo non ci abbia ascoltato.
Sempre peggio la stretta creditizia in Italia. I nostri banchieri sostengono che non c’è domanda. In realtà le imprese che chiedono finanziamenti si scontrano con criteri di erogazione e costo del denaro peggiori del resto d’Europa. Le nostre imprese sono più strozzate persino delle imprese spagnole.

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Barack Obama eletto per il secondo mandato di presidente, avrà bisogno di un nuovo patto sociale, di un great realignment, per far uscire gli Stati Uniti da un sentiero di crescita del debito insostenibile.
Il Governo deve intervenire con un decreto per cambiare la legge elettorale. Perché l’accordo che si profila all’orizzonte è peggio del “Porcellum”: non rappresenta la vera volontà degli elettori, non garantisce la governabilità, non seleziona la classe politica. Bene guardare all’Australia, che prevede primo voto e ballottaggio in un solo turno.
Mentre le fondazioni bancarie, che hanno bruciato miliardi di patrimonio, celebrano la Giornata del risparmio, diventa solo un ricordo il mito del risparmio italiano. Non cresce come una volta, cresce meno rispetto a tutti gli altri paesi europei e la ricchezza finanziaria è soprattutto in mano ai più vecchi.
Cambia nuovamente la strategia della Fiat in Europa, secondo il nuovo piano industriale. Punta sul segmento più alto del mercato europeo facendo leva sui marchi Alfa Romeo e Maserati, abbandonando il segmento medio su cui aveva puntato sin qui. È una sfida ad alto rischio.
Medicina europea per uscire dalla crisi, l’austerità fiscale può rivelarsi letale. È il tema di un libro appena uscito. Dovremo dire: “l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto”? O siamo in tempo per cambiare cura?

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Non vorremmo più sentire da chi governa che “La manovra può essere cambiata, purché a saldi invariati”. Una manovra economica non è un esercizio ragionieristico in cui occorre soltanto far quadrare i conti. Si può fare moltissimo cambiando la composizione di spesa e gettito, senza intaccare i saldi.
Decentrare verso Regioni a basso capitale sociale allontana la convergenza economica: l’autonomia territoriale ha fatto male al nostro Mezzogiorno. Con il disegno di legge di modifica del Titolo V della Costituzione, il Governo vuole introdurre la “formula di chiusura”, vale a dire una clausola di supremazia che permetta alle leggi dello Stato di intervenire anche nelle materie di competenza regionale. Ci vorrebbe però una Camera delle Regioni che almeno partecipi al processo legislativo.
Debutta in tribunale il nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Lascia ancora più discrezionalità al giudice. E tende a escludere il ricorso alla sanzione economica.

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Secondo il ministro Grilli, il 99 per cento dei contribuentiIrpef pagherà meno imposte grazie agli interventi del disegno di legge di stabilità. Ma i conti non tornano. Considerando anche l’aumento dell’Iva nel 2013, i più poveri ci rimettono, le fasce di reddito medie e medio-alte hanno un beneficio tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento, per i più ricchi resta tutto come prima.
Hanno fatto bene le Olimpiadi all’economia britannica: +1 per cento del Pil nel trimestre. Cameron oggi se la ride, ma Monti era nel giusto a non volere Roma 2020. Questi eventi spingono il Pil quando il denaro pubblico è speso bene. In Italia, invece, le opere si finiscono anni dopo lo svolgimento dell’evento. Basta ricordare che ai tempi di Italia ’90 non ci fu nessuna accelerazione della crescita.
Si fa presto a dire choosy, schizzinosi, ai giovani in cerca di lavoro, come ha fatto il ministro Elsa Fornero. Un’indagine dice che degli occupati tra i 18 e i 29 anni, quasi la metà ha uno stipendio inadeguato e oltre il 45 per cento ha accettato un’attività al di sotto dei propri livelli di formazione. Senza arricciare il naso.
Per costruire una unione bancaria europea che non venga travolta dalla prima tempesta finanziaria, occorrono regole comunitarie per governare le crisi delle banche. E una resolution authority dell’Eurozona con i poteri necessari. Possibile solo se le autorità nazionali fanno un passo indietro. Sarà dura…
Il Fondo investimenti per l’abitare (un fondo chiuso che fa capo alla Cassa depositi e prestiti) creato con il decreto sviluppo sembra essere vuoto. Le risorse, infatti, sono state già state impiegate.

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Ecco i numeri della legge di stabilità. Non è a saldo zero, come sostiene il Governo, perchè aumenta l’indebitamento di un miliardo e mezzo nel 2013. Nel complesso una manovra inutile. Che mette a nudo i risultati quasi inconsistenti sin qui della spending review.
Dopo anni di ribassi, fatturati e ordini hanno mostrato nei mesi estivi qualche segno di attenuazione della crisi anche sul mercato interno e anche per i beni di consumo durevole che hanno pagato la crisi più di tutti. Segnali, però, non sufficienti: il mercato italiano rimane depresso e l’uscita dal tunnel non è vicina.
È iniquo e distorce la concorrenza il nuovo regime dell’imposta di bollo sugli investimenti finanziari. Pochi euro a forfait per chi deposita in banca, alle Poste o nelle polizze rivalutabili. Una minipatrimoniale dell’1,5 per mille, invece, per chi mette i risparmi in prodotti e strumenti finanziari. Ennesimo regalo alle banche?
Dalla teoria delle allocazioni alla pratica dei “mercati ripugnanti”: ecco cosa hanno studiato Alvin Roth e Lloyd Shapley per meritarsi il premio Nobel 2012 per l’economia.

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Dalla corruzione alle spese folli delle amministrazioni locali: è proprio tutta colpa del Titolo V della Costituzione? Il Governo può comunque tagliare retribuzioni, rimborsi e discrezionalità nell’uso nei fondi per la politica. Bene che lo faccia. E il progetto di riforma del Titolo V che ha presentato è un’occasione mancata per rivedere il finanziamento delle autonomie, che è il vero problema.
Bene il calo degli spread. Perché non si riveli effimero bisogna chiarire quale sia la condizionalità per gli acquisti da parte della Bce sul mercato secondario di obbligazioni di stati dell’Eurozona secondo il programma Omt (Outright monetary transactions). E muoversi con decisione verso l’unione bancaria.
Scarsa l’attenzione del Governo alle donne, anche nella riforma del mercato del lavoro. Una misura che aiuterebbe concretamente le lavoratrici potrebbe essere la sostituzione degli assegni familiari con due crediti d’imposta disegnati uno sul modello statunitense, l’altro su quello britannico. Vediamo di che si tratta.
Dovrebbero essere gli intermediari tra le imprese e chi cerca lavoro, ma i Centri per l’impiego non sono attrezzati. Ci vuole una informatizzazione avanzata, come in Germania. Oppure affidare parte delle loro funzioni a soggetti privati.

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Bene che ci sia, ma meglio che non venga utilizzato: il Fondo europeo di stabilità (Esm) nato in questi giorni, potrà dare soccorso finanziario fino a 500 miliardi ai paesi in difficoltà dell’Eurozona, ma a condizioni talmente severe che vi faranno richiesta solo quando sull orlo del baratro. Discutibile il vincolo che pone all’autonomia della Bce nell’acquisto di titoli pubblici.
Il governo Monti procede con molta lentezza nella spending review e, nella legge di stabilità, mantiene o addirittura potenzia programmi su cui non c’è stata sin qui alcuna seria valutazione. E’ il caso dei 235 milioni di nuovi sussidi alle imprese per stabilizzare i precari. Un provvedimento che fa immagine. Ma con ogni probabilità saranno soldi sprecati. Che andranno nelle casse di aziende che avrebbero fatto tale scelta comunque, anche senza incentivi. Lo suggerisce l’esperienza di Torino. Ed è semplice valutare gli effetti di questo strumento su tutto il territorio nazionale. Perchè il governo dei professori non lo fa?
La riforma degli enti di credito alle esportazioni è irrinunciabile se vogliamo agganciare le aree più dinamiche del mondo. Oggi un esportatore italiano paga il finanziamento circa il 25 per cento in più del suo concorrente del Nord Europa.
I comuni cesseranno di impiegare gli introiti degli oneri di urbanizzazione per finanziare la spesa corrente. È uno dei provvedimenti positivi del disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo del suolo. Peccato che per altri aspetti la nuova disciplina sia macchinosa e rischi di innescare conflitti tra territori e tra livelli istituzionali.

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