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Categoria: Il Punto Pagina 93 di 150

Il Punto

Primo maggio, una festa del lavoro ancora una volta con poco lavoro e mal distribuito per genere, età e geografia. Nel lavoro al femminile le quote rosa hanno scalfito il soffitto di cristallo nelle posizioni dirigenziali. Ma la riduzione del divario occupazionale che si vede arriva solo perché tra gli uomini si è perso il lavoro, non perché le donne l’abbiamo trovato. Per ridurre davvero il gender gap servono interventi che aiutino le donne a conciliare le troppe esigenze che cascano sulle loro spalle.
L’ottimismo del ministro Poletti sulle future pensioni dei giovani di oggi è ingiustificato. Il rapporto Brambilla usato dal responsabile del Welfare si basa su attese di crescita economica poco plausibili. In più, a carico delle nuove generazioni ci sono contributi previdenziali ben maggiori.
Arrivano i primi effetti delle regole del Jobs act su assunzioni e licenziamenti. Con la maggiore possibilità di licenziare, anche la disponibilità di alcune imprese a discutere di clausole individuali o aziendali che vadano oltre le scadenze temporali del contratto a tutele crescenti. O ad offrire come benefit la reintegra per licenziamento illegittimo. È in stallo la riforma dei Servizi pubblici per l’impiego. Il rischio da evitare è che la nuova Agenzia per l’occupazione sia un mostro statalista che da Roma legiferi sulle politiche attive del lavoro della Val Camonica e della regione Calabria. Meglio una soluzione light che metta a fattor comune le esperienze regionali positive.
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Il Punto

Il 5 maggio il mondo della scuola va in piazza contro il progetto di riforma della ministra Giannini. Gli scioperanti contestano il forte potere discrezionale che si vuole assegnare ai dirigenti scolastici. Con qualche ragione, data la vaghezza sui criteri per fissarne obiettivi e misurarne i risultati. Dietro le bandiere, docenti e non docenti rischiano però di arroccarsi su uno status quo indifendibile.
Diritti acquisiti di chi è o va in pensione con le vecchie regole e diritti da acquisire per i giovani lavoratori, soggetti a prelievi contributivi più pesanti in cambio di ridotti benefici futuri: ognuno ha le sue ragioni. Poi, però, arrivano l’economia e la demografia e le promesse di benefici futuri diventano d’improvviso molto labili.
Quanto è utile a 19 milioni di contribuenti il modello 730 precompilato? Dipende. Per lo più dal numero delle fonti di reddito e da detrazioni o deduzioni. Comunque più lavoro per Caf e commercialisti (ora responsabili degli errori). E una certa benigna noncuranza del fisco per una modica quantità di evasione legittimata.
A un anno dal suo varo, il bonus da 80 euro rimane un rebus, per quanto elettoralmente suggestivo. Se si voleva semplificare e ridurre la tassazione sul lavoro, sarebbe stato meglio agire sulle detrazioni d’imposta. E se si voleva dare a chi non ha, perché escludere incapienti e pensionati poveri? In ogni caso, il bonus ha almeno contrastato la riduzione dei redditi lordi e sostenuto marginalmente i consumi. Con solo scarsi effetti positivi sulla redistribuzione del reddito. Parlando di disuguaglianze, uno studio sui contribuenti del Trentino (gli unici su cui esistono dati accurati) ci dice che la crisi ha impoverito chi era già povero, il che era noto. Ma si scopre anche che i ricchi (tra i quali aumentano i pensionati) hanno perso in proporzione più dei poveri.
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Il Punto

Nei lavori pubblici si volta pagina, promette il neo-ministro Graziano Delrio. Procedure europee, regole semplici sugli appalti, programmazione, coinvolgimento dei territori. Sarebbe ora. Intanto, nell’allegato al Def sulle infrastrutture, si dimezza il numero delle opere prioritarie ma le 25 rimaste in lista presentano costi attesi molto elevati a fronte di una domanda piuttosto esigua. È difficile cancellare opere già decise e inserite in pianificazioni nazionali ed europee. Però le analisi costi-benefici di certi programmi di dubbia utilità come il “terzo valico” (ferrovia Tortona-Genova) sono vecchie, anche di 12 anni. E per alcune si legge di stati di avanzamento sotto il 10 per cento. Per il futuro speriamo nell’abbandono del concetto di “grande opera” in favore di interventi davvero utili, medi e piccoli, anche sull’esistente.
Aggiungendo nuovi tasselli alla riforma fiscale, il Consiglio dei ministri ha licenziato tre decreti attuativi della legge delega. Con le nuove norme su evasione ed elusione fiscale (o abuso di diritto) viene precisato ciò che distingue l’una dall’altra. Importante perché i due comportamenti danno luogo a procedure sanzionatorie ben diverse: una penale, l’altra amministrativa. Quando poi sarà completata l’applicazione della legge delega, occorrerà mettere mano agli studi di settore, oggi basati sull’analisi di situazioni “normali” che la crisi ha spesso cancellato. Vediamo intanto un bilancio di come hanno funzionato finora.
Il governo greco di Tsipras – incapace di proporre riforme che soddisfino Bruxelles e Francoforte e offrano una speranza di crescita al proprio elettorato – risuscita il contenzioso sui danni di guerra causati dalla Germania nazista. Un “tesorone” da 280 miliardi, pare. Questione chiusa per i tedeschi. Chi ha ragione in punto di diritto?
Un commento di Paolo Colonna all’articolo di Maurizio Ambrosini “Rifugiati: la tragedia continua
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Il Punto

Orrore e compassione per le tragedie nel Canale di Sicilia. I disastri – e le grida contro gli scafisti – si ripetono perché la cruenta geopolitica di oggi produce sempre più rifugiati (+ 14 per cento nel 2014), perché i paesi ricchi tentano di svincolarsi dagli obblighi umanitari e per lo scaricabarile tra i paesi Ue.
Il disegno di legge anticorruzione approvato in Senato aumenta le pene ma non la probabilità di scovare gli illeciti. Ripristina il reato di falso in bilancio ma distingue tra imprese quotate e non quotate, con tetti di pena e relativa possibilità di creare società veicolo delle operazioni corruttive. Rischia cioè di essere inefficace.
In un allegato al Def si legge di come, complice la crisi, l’Italia abbia quasi centrato l’obiettivo del Protocollo di Kyoto. Per rispettare gli obiettivi europei per il 2020 sulla riduzione dei gas serra serve continuare con i bonus energetici e la fiscalità ambientale. Nessun ripensamento organizzativo, zero novità, invece, nell’allegato Def sui fondi strutturali europei. Si conserva ciò che c’è, a cominciare dagli atavici ritardi di spesa. Con una grave mancanza di attenzione per le novità introdotte dalla Ue proprio sul finanziamento degli investimenti pubblici. Nei prossimi giorni torneremo sul Def, in particolare su quanto previsto in tema di infrastrutture.
Nel predisporre un sistema che eroghi un reddito minimo serve capire quante famiglie potrebbero uscire dalla povertà trovando un lavoro e quante, per i motivi più vari, avranno bisogno di trasferimenti in denaro o servizi. Oggi il rapporto percentuale tra queste due situazioni è di 60 a 40. Vediamo allora cosa si può fare.
Fino al 2008 gli squilibri commerciali tra i paesi dell’Eurozona erano finanziati dai mercati. I dubbi sul futuro dell’euro hanno inceppato questi flussi di capitale e così i paesi periferici con troppo import e poco export – prima di tutti la Grecia – hanno visto salire i loro debiti nel sistema di pagamenti tra banche centrali chiamato Target2. Spieghiamo cos’è e cosa ci dice.
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Il Punto

Renzi va alla Casa bianca anche per convincere Obama e la business community americana che siamo un paese dove vale la pena investire. Cosa già nota oltre Atlantico a giudicare dal buon numero d’imprese e lavoratori americani presenti in Italia. Sullo sfondo, in positivo, un netto aumento della presenza multinazionale italiana in Usa.
Il Qe della Bce per ora sta funzionando a meraviglia. Ma le riforme strutturali sollecitate da Francoforte nei paesi periferici dell’euro, per essere davvero efficaci, richiederebbero stimoli alla domanda nell’Europa del Sud. Che solo i governi nazionali possono attuare.
La proposta del presidente dell’Inps di introdurre un reddito minimo per gli over 50 in povertà solleva ragionevoli dubbi. C’è davvero bisogno di creare un’altra categoria di poveri meritevoli di aiuto nel paese che sta morendo sotto il peso delle troppe minoranze da proteggere? Meglio disegnare schemi di welfare per tutti. In questo spirito, potrebbe aiutare l’idea di un salario minimo legale. Non troppo alto, se no riduce l’occupazione, ma anche non troppo basso se serve a ridurre la povertà. Calcoli sui dati degli ultimi 20 anni indicano che un salario minimo fissato come altrove alla metà del salario di un lavoratore mediano avrebbe contenuto significativamente l’aumento delle diseguaglianze.
In Italia – dove sarebbero molto utili – i fondi pensione hanno una diffusione ancora limitata. Una direttiva europea ora vuole aumentarne la trasparenza e rafforzarne la governance per meglio definire compiti e responsabilità gestionali e tenere a bada i conflitti di interesse. Ma Parlamento e governo per ora pensano ad altro.
Dal 2008, il mercato del lavoro italiano ha creato scarsa occupazione durante i pochi trimestri buoni e distrutto molti posti di lavoro durante i tanti negativi. Oltre ai posti, si sono persi – forse per sempre – capitale umano e capacità produttiva, soprattutto al Sud. Importante tenerne conto nei prossimi passi del Jobs act e quando sarà rifinanziato l’incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato.
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Il Punto

Si chiama Reddito di inclusione sociale (Reis) la proposta di 33 associazioni ed enti locali per l’istituzione di un reddito minimo. Oggi un impiego del (possibile) tesoretto di 1,6 miliardi di euro per il 2015. A regime, al costo di 7,1 miliardi, una boccata d’ossigeno per oltre 6 milioni di persone in povertà assoluta. Vediamo in dettaglio di che si tratta.
I dati su occupazione e assunzioni del primo trimestre sembrano contraddittori. Non lo sono. I numeri negativi di febbraio vanno letti come piccole oscillazioni fisiologiche. Più importante notare, invece, la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato. Tra gli effetti della lunga recessione che ci attanaglia, anche la sottoutilizzazione della forza lavoro occupata e la richiesta di profili professionali sempre più bassi.
Libertà e uguaglianza, due belle parole. In nome della prima lo stato americano dell’Indiana ha negato la seconda consentendo una sorta di diritto all’obiezione di coscienza, ad esempio per un ristoratore che si rifiuti di servire banchetti per nozze gay se il suo credo religioso li condanna. Polemiche e boicottaggi hanno indotto i legislatori a una parziale marcia indietro.
Puntare su più sicurezza negli aeroporti prima dell’imbarco, o più sicurezza sugli aerei in volo? E come? Il dilemma, già affrontato dopo l’11 Settembre, si ripropone all’indomani del disastro della Germanwings.
I cittadini delle regioni del Nord danno allo stato più di quanto ricevono. Viceversa quelli del Sud. Questi residui fiscali (positivi e negativi) vanno contenuti ma sono inevitabili: le entrate delle regioni crescono con la base imponibile, più alta al Nord, mentre la spesa viene spesso distribuita uniformemente tra tutti i cittadini.
Un commento di Angela Ferruzza e Stefano Tersigni, ricercatori Istat, all’intervento di Antonio Massarutto “Acqua: quello che ancora vorremmo sapere dall’Istat”. E la replica dell’autore.
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Il Punto

Con l’avvio dell’unione bancaria, prosegue opportunamente il calo nel numero delle sedi della Banca d’Italia. Meno opportuno è che, quando in Europa si discute del disegno e dell’impatto della vigilanza sugli intermediari finanziari, a via Nazionale scarseggino gli studi in materia. Mentre ad esempio se ne trova uno sulla propensione alla lettura dei bambini, tema lontano dal core business di una banca centrale.
Sullo sviluppo della banda ultralarga si gioca una partita a scacchi tra governo, Cdp controllante di Metroweb, Telecom Italia e gli altri operatori delle comunicazioni. Cerchiamo di decifrare il gioco. Spiegando che la scelta Fttb (portare la fibra in ogni immobile) causa rigidità con costi tutti da valutare e rischi di concentrare risorse pubbliche dove servono meno. In più, l’ombra di un’infrazione al divieto di aiuti di stato.
Il moltiplicarsi dei vincoli all’edificazione ha fatto salire la rendita urbana e i prezzi degli immobili sono andati alle stelle ovunque nel mondo. Consentire la costruzione di palazzi più alti potrebbe ridurre i prezzi al metro quadro. Con benefici per i meno abbienti e salvaguardando il territorio. Non è una panacea il piano casa del governo Renzi. Parte dalle case popolari e da quelle sfitte per carenza di soldi per ristrutturarle. Però le risorse stanziate (500 milioni) sono poche anche perché diluite in piccoli interventi e su molti anni.
Nel Documento di economia e finanza (Def), il governo parla di crescita 2015 allo 0,7 per cento. Ma informalmente la ministra Boschi si sbilancia fino a un +1 per cento, spiegando candidamente che ufficialmente è meglio “dare margini più bassi”. Come dire che anche le previsioni economiche sono uno strumento di marketing politico.
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Il Punto

Anticipato ai giornalisti da Renzi e Padoan, il Documento di economia e finanza (Def) 2015 dice che il Pil crescerà un po’ più del previsto a parità di obiettivi di bilancio. Senza nuove tasse e senza tagli alle prestazioni per i cittadini. Nella lunga lista di riforme annunciate, manca – ed è grave – la riforma del welfare. Un pezzo del quale, con 110 miliardi di spesa, è la sanità. Nella spending review di Cottarelli si legge come ridurre sprechi e corruzione soprattutto negli acquisti delle Asl. Individuando prezzi di riferimento che non ripetano la parodia dei costi standard del 2011. Ma evitando tagli indiscriminati a enti già virtuosi.
Hanno detto tutti “no” all’Opas su Rai way di Mediaset: la Rai stessa, l’Antitrust e – buona ultima – la Consob. Perché allora la tv privata ha speso soldi e credibilità in un’offerta impraticabile fin dall’inizio? C’è ancora da attendersi una mossa a sorpresa o la vicenda va archiviata come un clamoroso errore?
Nella scuola per le attrezzature didattiche poche risorse. In più, investite senza una verifica della loro efficacia. Da una ricerca su 156 classi delle medie che con uno stanziamento speciale si sono dotate di lavagne multimediali e altri strumenti informatici viene fuori che il miglioramento nell’apprendimento degli allievi è zero. Forse meglio spendere quei soldi per rimettere a posto qualcuno dei troppi edifici scolastici fatiscenti.
Reti di relazioni non gerarchizzate – basate su reciprocità e fiducia – spesso intrecciate a rapporti parentali e affettivi. Ogni membro del network ne conosce pochi altri e ad ogni crocevia un broker intermedia i contatti. Non è un nuovo social su internet: è la corruzione made in Italy che emerge dalle ultime inchieste giudiziarie.
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Con un anno di ritardo il governo ha pubblicato i rapporti riassuntivi dell’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli. Le 803 pagine redatte con 20 gruppi di lavoro sono disomogenee e a tratti lacunose: una Treccani incompleta. Ai politici il compito di decidere come usarle per ridurre la spesa.
I dati di febbraio sul mercato del lavoro (disoccupazione su al 12,8 per cento, al 42,6 tra i giovani) hanno gelato l’ottimismo diffuso a piene mani dal governo pochi giorni prima. I 79 mila nuovi contratti a tempo indeterminato in due mesi ci sono ma non dicono tutto. Numeri veri ma parziali diventano propaganda fuorviante. Su 44 mila posti di lavoro distrutti a febbraio, 42 mila erano di donne. Iniquità in un mercato già iniquo tra uomini e donne. È ancora troppo presto per vedere gli effetti del Jobs act, sui cui esiti le fonti ufficiali dovrebbero fornire informazioni distinte per genere. Aspetto particolarmente preoccupante, come mostra il nostro grafico, è il costante aumento dall’inizio della crisi dei Neet, giovani né occupati né impegnati negli studi.
Tutti d’accordo: in Italia c’è poca meritocrazia. È una delle grandi cause dell’inefficienza del nostro sistema socio-economico. Come misurarla? Ecco la proposta di un “meritometro” applicato ai principali partner europei: Finlandia al primo posto, Germania e Regno Unito a metà, Italia ultima. Bene dunque che una parte dei fondi destinati agli atenei sia commisurata al merito. Ma l’attuale valutazione della qualità della ricerca (Vqr) – eseguita sia col metodo della peer-review sia con quello bibliometrico – è un procedimento ibrido che suscita dubbi. Otterremmo risultati ben diversi con un sistema alternativo. Più utile e meno costoso.

Il Punto

Il governo ha spiegato (anche con un accattivante video) che la denuncia dei redditi con il modello 730 precompilato dall’Agenzia delle entrate sarà più facile. Per ora il “semplice” accesso al cassetto fiscale del contribuente nel sito web dell’Agenzia è complicato da un groviglio di passaggi intermedi, password a tempo, pin e puk. Tanto per cambiare, chi vuole pagare le tasse è cornuto e mazziato.
L’Istat ha finalmente pubblicato i dati sulle risorse idriche in Italia. Tutto sommato, l’acqua in Italia non manca. La sua disponibilità è però soggetta a una variabilità che espone il Mezzogiorno al rischio di siccità. Manca ancora un quadro informativo che consenta un vero bilancio idrico su base pluriennale.
Tra l’apprezzamento del pubblico e la rabbia dei taxisti, è in pieno sviluppo Uberpop, il servizio di trasporto svolto da autisti non professionisti. Smuovendo le acque in un settore regolamentato, si rivoluzionano le relazioni industriali e si rompono i confini tra lavoro dipendente e occasionale.
Il collocamento sul mercato del 40 per cento di Ferrovie dello stato serve al governo a far cassa. Ma la parziale privatizzazione di Fs è anche un’occasione per aumentare la concorrenza sui binari. Finalmente separando la gestione della rete dai suoi utenti che forniscono i servizi di trasporto.
Il successo del sindacato si misura anche dalla sua capacità di creare un clima adatto agli investimenti aziendali. Come mostra una ricerca su dati Ocse, sarebbero di grande aiuto leggi che favoriscano meccanismi conciliativi tra le parti e una riforma della rappresentanza che riduca la frammentazione sindacale.
Disoccupazione giovanile di nuovo in rialzo: arriva al 42,6 per cento. Il dato nazionale, però, non dice tutto perché un ragazzo di Napoli e uno di Bolzano hanno speranze molto diverse di trovare lavoro. Bene dunque che nel programma Garanzia giovani si sia introdotto un metodo di profiling degli iscritti che tiene conto delle loro caratteristiche individuali e del contesto locale. Uno strumento da affinare. Vediamo come.

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