L’Opec allargata ha mantenuto stabili le quotazioni del petrolio durante la pandemia. All’ultima riunione l’incantesimo si è rotto, ma un accordo si troverà. Perché le incognite sono tante e il mercato chiede un’organizzazione solida tra paesi produttori.
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Nel 2020 per la prima volta da anni si registrerà un calo della domanda di petrolio. L’epidemia di coronavirus ha determinato una frenata delle richieste dalla Cina. Ma sul prezzo del barile influiscono anche le divergenti strategie di Russia e paesi Opec.
L’Arabia Saudita è l’unico paese che oggi può orientare le politiche dell’Opec, grazie alle risorse finanziarie di cui dispone e alle caratteristiche della sua industria petrolifera. Ha utilizzato la sua influenza per non tagliare la produzione e mantenere quote di mercato. E può resistere a lungo.
Dal 2014 il prezzo del petrolio è in continuo calo. I paesi consumatori possono ricavarne qualche vantaggio, ma per i produttori le conseguenze iniziano a farsi sentire. E se alcuni hanno riserve di valuta per affrontare i deficit, più preoccupante è la situazione del Venezuela. O della Russia.
L’Arabia Saudita si sente economicamente debole e politicamente isolata. Ma la crisi potrebbe essere foriera di un vero cambiamento. Le prime avvisaglie sarebbero nei tagli a spesa pubblica e sussidi alla benzina e in alcune parziali privatizzazioni. Buone notizie per il futuro della regione?