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Obbligo scolastico: come funziona nei paesi dell’Ue

Alcuni partiti propongono di alzare l’obbligo scolastico. Ma per durata e inizio non si discosta molto dagli altri paesi europei. È sulla disponibilità di asili nido che il nostro paese resta indietro rispetto agli obiettivi europei, specie in alcune zone.

Come funziona l’obbligo scolastico in Italia e in Europa

Nella campagna elettorale, si è parlato anche di obbligo scolastico. In particolare, Terzo Polo e Partito democratico hanno avanzato proposte di riforma che mirano ad alzarne la soglia.

In Italia l’obbligo scolastico comincia a partire dai 6 anni (cioè, dal primo anno della scuola primaria) e si conclude a 16 anni (ossia, generalmente, al secondo anno della scuola secondaria di secondo grado). Successivamente, e fino al compimento dei 18 anni, sugli studenti grava un obbligo formativo, che consiste nel diritto/dovere di frequentare attività che garantiscano forme di didattica, anche se alternativa. È il caso, per esempio, dei contratti di apprendistato.

Una prima proposta avanzata sia dal Partito democratico sia dal Terzo Polo nei loro programmi elettorali mira a estendere l’obbligo scolastico da 16 fino a 18 anni, ossia fino al raggiungimento della maggiore età. Attualmente, come si evince dalla figura 1, l’Italia si colloca quasi perfettamente in linea con la media europea, che è di poco superiore ai 16 anni (16,2 per l’esattezza). Infatti, Spagna e Francia presentano la stessa “età limite” dell’Italia, mentre per la Germania è ancora più bassa. Meritano una menzione speciale Belgio, Austria e Polonia, che offrono la possibilità ai propri studenti di frequentare gli ultimi tre anni di istruzione (dai 15 ai 18 anni) con una soluzione a tempo parziale. Dunque, se la proposta di Pd e Terzo Polo fosse approvata, l’Italia si collocherebbe fra i paesi con un’età dell’obbligo più elevata.

Una seconda proposta avanzata dal Partito democratico, peraltro fortemente contestata al recente meeting di Rimini, vuole estendere l’obbligo scolastico a partire dai tre anni, in modo da rendere obbligatoria la frequentazione della scuola dell’infanzia (ex scuola materna).

Attualmente, come si vede dalla figura 2, l’Italia si attesta al di sopra della media europea, che è pari a poco più di 5 anni (5,48 per l’esattezza). In effetti, diversi paesi europei (come Polonia, Grecia e Svezia hanno reso parzialmente obbligatorio frequentare la cosiddetta pre-primary school, soprattutto per l’ultimo anno prima dell’inizio dell’istruzione primaria. Tuttavia, pur non essendo obbligatorio frequentare la scuola dell’infanzia, secondo alcuni dati della Banca Mondiale, in Italia il tasso di iscrizione nel 2020 è stato molto alto (94,6 per cento) e superiore alla media europea, che si assesta all’89,6 per cento.

Nidi in ritardo sugli obiettivi europei

L’Italia sembra dunque allineata alla media europea sia per quanto riguarda l’estremo inferiore sia l’estremo superiore del periodo dell’obbligo scolastico. Al contrario, un’area di criticità ben più urgente è quella degli asili nido, la cui capienza e distribuzione sul territorio italiano rappresentano un problema serio.

Nel 2002, il Consiglio europeo di Barcellona aveva fissato come obiettivo minimo per il 2010 che almeno il 33 per cento dei bambini compresi fra 0 e 2 anni avesse garantito un posto in un asilo nido in tutti i paesi europei. A distanza di vent’anni, l’Italia non ha ancora raggiunto l’obiettivo: infatti, il numero di posti nei servizi educativi per la prima infanzia è di 26,9 su 100 bambini e la distribuzione è estremamente variegata sul territorio nazionale: se le regioni del Centro-Nord raggiungono appena il target minimo, quelle del Sud ne sono molto distanti, con tassi compresi fra il 14,5 e il 15,7 per cento (per le Isole).

La scarsità di asili nido sul territorio implica non solo una carenza di capitale cognitivo dei bambini (con effetti sui risultati scolastici di lungo periodo), ma anche un’accresciuta disuguaglianza di genere. Infatti, come analizzato da Daniela Del Boca nel suo articolo “Pnrr, ultima chiamata per la parità di genere”, l’aumento degli investimenti complessivi negli asili nido avrebbe come effetto un aumento della partecipazione femminile al mondo del lavoro, soprattutto negli anni della maternità, e un aumento del tasso di natalità.

Comuni in confusione sugli asili nido

Il Pnrr considera prioritario lo sviluppo dei servizi educativi per la prima infanzia. Ma la legge di bilancio per il 2022 non stanzia risorse adeguate alla gestione del servizio. Ai comuni rimane un quadro confuso su risorse, obiettivi e strategie.

Il Punto

Oggi è l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna. Lavoce la celebra pubblicando solo articoli firmati da autrici. L’Unione europea si prepara ad accogliere i profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina. Per salvaguardare diritti e sicurezza di tutti bisogna avere la consapevolezza che investire in accoglienza e integrazione significa investire sul futuro. Chi si oppone alle quote di genere ricorre spesso all’argomento che le donne non lavorano bene con altre donne: una ricerca dimostra che la chiave è lasciare la libertà di scegliere con chi si vuole collaborare, donna o uomo che sia. Gli inquilini morosi non sono il problema più grave delle case popolari, è il modello ibrido tra mercato e welfare che mostra tutte le sue lacune. A parità di condizioni, non è vero che i cittadini del Sud evadono le imposte più di quelli del Nord. Ma è vero che nel Meridione c’è una maggiore diffidenza verso lo stato e di questo dovremmo preoccuparci. Rendere più digitali e più sostenibili le imprese sono obiettivi del Pnrr. Dalla combinazione delle due strategie derivano infatti molti vantaggi, soprattutto per le aziende di piccole dimensioni, che vanno però aiutate a trovare le risorse organizzative per affrontarle contemporaneamente. A tre mesi dal varo sono già molti gli enti non profit che hanno scelto di iscriversi al nuovo Registro degli enti del terzo settore: la riforma sta dunque raggiungendo gli obiettivi di maggiore trasparenza che si prefiggeva. Per diminuire il divario di genere nel mercato del lavoro servono servizi che permettano di conciliare lavoro e famiglia, come l’accordo sindacale che porta all’apertura di asili nido nelle sedi Fincantieri: un esempio da seguire.

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Pnrr, ultima chiamata per la parità di genere

Nel Pnrr presentato dal governo Draghi sono stati stanziati 4,6 miliardi per investimenti in asili nido e scuole dell’infanzia. Una somma più elevata rispetto a quella prevista nel piano precedente di Conte. Ma sarà sufficiente per favorire la parità di genere?

Pnrr, ultima chiamata per la parità di genere

Il Piano italiano per il Next-Generation EU dedica 4,2 miliardi a iniziative volte alla parità di genere. È una somma sufficiente? Solo per aumentare l’offerta di asili nido servirebbe uno sforzo maggiore, che però sarebbe ampiamente ripagato.

Il Punto

Le stime sul salario minimo e sulla quota di lavoratori che ne saranno coperti sono molto variabili: tutto dipende dalla definizione che se ne darà. La proposta di direttiva della Commissione europea offre un’indicazione. Sono Eurobond a impronta sociale quelli emessi per finanziare il Sure, la “cassa integrazione europea”. Non solo: con il Recovery Fund l’Ue anche entra nel mercato finanziario “green”. Ma per arrivare al traguardo delle emissioni zero entro il 2050, serve un obiettivo intermedio al 2030: la Commissione parla di riduzione al 55 per cento, il Parlamento al 60, il Consiglio nicchia.
Crescono le disparità socio-economiche relative alla speranza di vita e la variabilità nell’età di morte cala di più per le classi agiate, in particolare per gli uomini. Sono importanti dimensioni di disuguaglianza e una nuova sfida per il sistema previdenziale. Garantire asili nido gratuiti non graverebbe troppo sulle finanze pubbliche e darebbe benefici enormi. Non solo ai bambini ma anche al Pil, con l’aumento dell’occupazione femminile.
Come contenere la diffusione del virus senza penalizzare troppo l’attività economica? Per esempio con lockdown mirati su singoli sistemi locali del lavoro. Uno studio sulle zone rosse.
Continuano i nostri approfondimenti sul 5G. Oggi parliamo di rete neutrale che, per assicurare un traffico efficiente, non potrà essere integrata verticalmente. Quale sarà il suo perimetro in Italia?

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Continua la nostra collaborazione con Economia24, la trasmissione economica di RaiNews24: ogni venerdì alle 11.45 un nostro redattore sarà ospite del programma. Nell’ultima puntata Angelo Baglioni ha parlato di risparmio in occasione della Giornata mondiale dedicata.

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Il Punto

L’8 Marzo che cade nel mezzo della chiusura delle scuole per arginare l’epidemia del coronavirus mette ancor più in evidenza la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Senza un cambio culturale e politico le donne che diventano madri continueranno a guadagnare e lavorare meno di quanto potrebbero. I divari di genere – appena illustrati dai dati Eurostat – cominciano già al nido dove, secondo ricerche recenti, i bambini sembrano avvantaggiarsi dell’apprendimento più delle bambine.
La necessità di fronteggiare il Covid-19 riguarda anche i banchieri centrali che – partendo da tassi a zero o poco sopra – devono combattere il calo della domanda causato dall’incertezza. Per sbloccare il sistema è cruciale garantire alle banche la liquidità da indirizzare alle imprese strozzate dall’emergenza. L’epidemia fa anche ripensare al ruolo della sanità privata. Nel nostro sistema sanitario, strutture pubbliche e private accreditate – entrambe oggetto di tagli di budget negli scorsi anni – sono ora chiamate a garantire cure intensive e posti letto per pazienti infettivi. Mostrando che sanno collaborare.
Davanti alla tragedia dei profughi respinti alla frontiera greca, la Ue di Ursula von der Leyen sceglie una realpolitik che di fatto ammaina la bandiera dei diritti umani. E appare al traino delle decisioni del presidente turco Erdogan che usa migliaia di disperati d’ogni età come una minacciosa bomba umana contro l’Europa.
Dopo il super martedì – con primarie in 14 stati – la corsa alla candidatura democratica contro Trump si è ristretta a due: Bernie Sanders e Joe Biden. Il secondo ha recuperato abbondantemente il ritardo accumulato, ma è possibile che alla convention di luglio nessuno arrivi con la maggioranza in tasca.

Maschi al nido: così si riducono le differenze di genere

Frequentare il nido favorisce lo sviluppo cognitivo e non cognitivo dei bambini. Ma se ne avvantaggiano soprattutto i maschi, perché le femmine, a due anni, sono più mature. Ecco perché bisogna aumentare non solo l’offerta, ma anche la sua qualità.

Bonus nido, meglio darlo ai comuni

La legge di bilancio prevede un bonus alle famiglie per le rette degli asili nido. Ma molte non potranno sfruttare tutta l’agevolazione. Né c’è alcun aiuto per ampliare l’offerta di posti. Ecco perché il bonus dovrebbe diventare un trasferimento ai comuni.

Posto al nido, un diritto di tutti i bambini

Promuovere l’accesso ai servizi per l’infanzia è una buona ricetta per sostenere la fecondità e l’occupazione femminile. Ma non deve essere solo una misura contro la povertà, bensì un autentico sostegno alla natalità e alla crescita solida del paese.

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