I sussidi statali ricevuti dalle case automobilistiche cinesi hanno contribuito al loro successo sui mercati internazionali. Si giustificano così i dazi compensativi imposti dall’Ue. Sembra cadere l’illusione di Pechino come partner commerciale affidabile.
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Sono dazi compensativi quelli imposti dall’Unione europea ai veicoli elettrici prodotti in Cina. Ma la speranza che Pechino possa diventare un partner commerciale stabile e affidabile è un’illusione che mette a rischio la sicurezza industriale dell’Europa.
Sulla democrazia e sull’attività economica di Taiwan pende il nodo dei rapporti con la Cina, a maggior ragione dopo le ultime elezioni generali. Per il momento però non dovrebbero esserci conseguenze di rilievo, almeno per quanto riguarda l’economia.
La crescita economica cinese è stata accompagnata da un continuo sviluppo tecnologico. L’ampiezza della base di conoscenze produttive e la predisposizione al cambiamento sono due leve su cui la Cina può consolidare il vantaggio acquisito anche in futuro.
Dopo il vertice dei Brics di Johannesburg e quello dei G20 a Nuova Delhi molto sembra cambiato per l’economia mondiale. I Brics ambiscono a costituire un blocco alternativo a quello occidentale. Ma si apre una competizione strategica tra Cina e India.
La Cina è un pilastro dell’economia mondiale. Un suo rallentamento prolungato danneggerà sicuramente gli altri paesi. Ma comporterà anche una ricomposizione qualitativa e geografica di domanda e produzione globali. Cosa succederà nelle nazioni povere.
L’Italia gestisce l’uscita dalla Bri con equilibrio, mostrandosi aperta ad altre forme di collaborazione con Pechino. Ne potrebbe derivare quel miglioramento delle relazioni commerciali tra i due paesi che l’adesione al Memorandum nel 2019 non ha portato.
Vari paesi autoritari hanno dato vita a una sorta di coalizione antioccidentale. C’è poi l’incerta collocazione di alcune giovani democrazie e il sentimento anticoloniale dei paesi africani. Per l’Occidente è una sfida complessa, in termini economici e geopolitici.
La politica estera di Lula suscita molte critiche in Occidente per la vicinanza a Cina e Russia. Ma sono le convenienze economiche a spiegare il nuovo corso: il Brasile è il principale produttore di soia e il primo importatore dei fertilizzanti russi.
La spinta verso la globalizzazione “selettiva” non porterà necessariamente i paesi ad aggregarsi sotto la sfera di influenza americana o cinese. Molti stati non vogliono né possono scegliere uno schieramento: potrebbe diventare un fattore equilibratore.