Dal 2009 al 2022 Alitalia prosegue nelle scelte sbagliate. Si concentra sui voli domestici e subisce la concorrenza di low cost e alta velocità ferroviaria. Tornata in mano pubblica, tratta con partner non troppo affidabili, fino all’arrivo di Lufthansa.
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Nelle imprese familiari succede spesso che tutto il controllo gestionale sia esercitato dal solo titolare. Simili comportamenti vanno a discapito di strategie innovative ed efficienti e della concorrenza. Con conseguenze su tutta l’economia.
Dopo la pubblicazione del Rapporto Draghi, l’attenzione si è concentrata sugli ingenti investimenti necessari per stimolare crescita e aumenti di produttività. Ma i punti strategici centrali riguardano il diritto della concorrenza e il commercio con l’estero.
Niente più dati trimestrali sul numero degli abbonati: la decisione di Netflix ha colto di sorpresa gli analisti. Ma è coerente con il nuovo modello di business, nel quale la pubblicità diventa sempre più centrale. Allargando il campo della competizione.
Passa alla seconda fase di analisi l’accordo per la cessione di Ita a Lufthansa. La Commissione sembra però aver guardato solo alle riduzioni di concorrenza, senza considerare gli incrementi. E ciò chiama in causa l’architettura dell’antitrust europeo.
Le tensioni tra Italia e Unione europea sul caso Lufthansa-Ita rendono evidente l’importanza di saper conciliare il diritto della concorrenza con una politica industriale genuinamente europea. Un risultato che si può ottenere puntando su tre sinergie.
Entrato in vigore a fine 2022, il Testo unico sulla disciplina dei servizi pubblici locali riordina il settore e ribadisce impegni e obblighi già codificati, ma spesso inattuati. Introduce anche alcune novità, in particolare sui servizi pubblici a rete.
Le clausole di non concorrenza vanno ormai ben al di là della protezione dei legittimi interessi del datore di lavoro. Negli Usa si pensa di vietarle. Perché limitano la diffusione della conoscenza, con effetti negativi sull’innovazione e la crescita.
Gli ultimi due governi hanno adottato politiche per il mercato dell’energia che rischiano di produrre nuove concentrazioni e una riduzione della concorrenza. Ne faranno le spese i clienti finali, che avranno meno possibilità di scelta e di risparmio.