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Capitali stranieri: la grande fuga

Non è la prima volta che l’Italia vive una fuga dei capitali stranieri. Ma a far suonare il campanello d’allarme è il volume dei flussi in uscita registrato tra maggio e giugno: 76 miliardi. Nella legge di bilancio non c’è perciò spazio per errori.

Debito in lire? Ci sarebbe da pagare un conto salato

Tra i tanti problemi che nascerebbero dall’uscita dell’Italia dall’euro, si dovrebbe tener conto anche degli eventuali risarcimenti dovuti per inadempimento di talune clausole contrattuali che da tempo i creditori “impongono” agli stati debitori.

Nuove clausole per le crisi del debito: rischio circolo vizioso

Alcuni paesi nordici dell’area euro propongono di modificare le clausole di azione collettiva che definiscono le procedure in caso di ristrutturazione di un debito sovrano dell’area euro. Ma la soluzione ipotizzata rischia di destabilizzare il sistema.

I rischi dell’Eurozona

Se per Saviano l’accoglienza dei migranti ce la paga l’Europa

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Roberto Saviano sulla spesa per l’accoglienza dei migranti.

Una proposta di paracadute per il debito pubblico

Come assicurare il debito pubblico della periferia dell’Eurozona e spingere la crescita: è una recente proposta di quattro autori. Questo contributo vuole ricostruire il contenuto “autentico” della proposta, per concentrarsi sui suoi pro e contro invece che su “cosa dice esattamente”.

Il Punto

Raccontiamo in dettaglio l’idea di dotare di copertura assicurativa pagata da tutti i paesi Ue il debito pubblico dei paesi periferici dell’Eurozona (Italia inclusa, ovviamente) per spingere la crescita. E spieghiamo perché la proposta non sta in piedi. Un meccanismo con troppi costi a carico del contribuente tedesco a fronte di benefici molto incerti. Ingiusto e inutilmente complicato, quindi politicamente impraticabile.
Arrivano finalmente buone notizie dalla Grecia. Dopo tanti anni di austerità e riforme (tra cui quella del catasto e l’istituzione del reddito di solidarietà), l’Europa prende atto dei risultati ottenuti dal governo di Atene e concorda misure per accompagnare la ripresa. Ma la strada è ancora lunga. Intanto i conti di una cinquantina di gruppi bancari europei (quattro italiani) sono sottoposti a stress test per valutare la solidità dei loro bilanci di fronte a situazioni estreme sotto la guida dell’Eba (l’autorità di vigilanza europea) che ha fissato criteri rigidi ma anche suscettibili di interpretazioni fin troppo flessibili e discrezionali.
Oltre ad affondare le navi delle Ong e a schedare i rom, il vice-premier Matteo Salvini vorrebbe eliminare i limiti all’uso di contante. Già il governo Renzi aveva alzato il tetto da mille a 3 mila euro e molti italiani ne hanno approfittato. Di sicuro, più “cash”, più evasione e più riciclaggio. E addio modernizzazione dei sistemi di pagamento.
Complicato stabilire un salario minimo per i rider, i fattorini delle consegne in moto o in bici che si lamentano giustamente di guadagnare troppo poco. Serve che il governo coinvolga piattaforme e gruppi di lavoratori informati per spingerli a un accordo o, in assenza, disegnare un provvedimento legislativo.

Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
“I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce,info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! Presto comunicheremo luogo e programma. La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.

Quella lezione di economia che ci dà la storia

Nel 1600 Amsterdam è il centro della finanza mondiale. Tanto da sperimentare alcune innovazioni suggestive, come il Banco di cambio. La sua vicenda è istruttiva per comprendere le implicazioni di idee come la cancellazione o il ripudio del debito.

Il Punto

Il falò di 250 miliardi di titoli del debito pubblico italiano detenuti dalla Bce, ipotizzato ma poi sparito dal “contratto” Lega-M5s ancora in divenire, sarebbe una pessima idea. Una banca centrale con il capitale netto azzerato perderebbe la sua indipendenza e sarebbe molto più esposta alle pressioni della politica. Anche il governatore della Bce Mario Draghi ha riconosciuto che i progetti velleitari di questi mesi nascono dalla persistente fragilità istituzionale della zona euro. Per la stabilità servono una rete di sicurezza pubblica europea per le crisi bancarie e l’assicurazione dei depositi e un meccanismo fiscale che spezzi gli effetti a catena dei mercati e delle austerità nazionali.
Nel loro programma, pentastellati e leghisti inseriscono un “patto fiscale” che non sarebbe un condono. Ma dal fact-checking de lavoce.info viene fuori che di condono si tratta.
il Rapporto Istat sulla situazione del paese mostra che alle reti sociali – soprattutto familiari – è delegata una gran parte del welfare e della ricerca di lavoro. Risultato: più disuguaglianze sociali, freno alla crescita e minore efficienza nella gestione delle risorse. Uno studio recente trova che, anche da noi come nel resto d’Europa, la maggior parte delle coppie omosessuali ora garantite dalle unioni civili sono tra uomini. C’è insomma un gender gap tra gay e lesbiche, forse perché gli omo o bi-sex dichiarati sono più spesso uomini. Ma dipende anche dalle norme sull’adozione di bimbi da parte di queste coppie.
L’Italia è tra gli ultimi membri della Ue nell’utilizzo dei 75 miliardi di fondi strutturali che le spettano. Spesso per la scarsa capacità delle amministrazioni locali di svolgere il ruolo di stazioni appaltanti. C’è da ripensare la politica di coesione, anche in vista del negoziato sul bilancio dell’Unione.
Chi sono i lettori de lavoce.info e quali temi desiderano leggere e approfondire sulle pagine di questo sito? Senza la velleità di profilare i nostri affezionati lettori ma solo per conoscerli meglio, abbiamo proposto loro un questionario per imparare e soddisfare i loro interessi. Diamo conto dei risultati.

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Il Punto

All’indomani del voto del 4 marzo il Presidente della Repubblica dovrà decidere a chi affidare l’incarico di governo. Un atto non regolato da norme precise quanto dalla prassi istituzionale. Compito arduo in un quadro politico che si preannuncia quanto mai confuso. In campagna elettorale si è molto parlato di povertà, meno di disuguaglianza tra ricchi e poveri. Eppure nella classifica Ue sui divari di reddito l’Italia figura solo dopo il Portogallo. E le differenze economiche sono fortemente correlate con il peggioramento di tante variabili socio-sanitarie. Un altro macigno dimenticato dai politici nell’era del proporzionale (e invece sempre sotto i riflettori degli investitori esteri) è il nostro enorme debito pubblico. Non lo si può abbattere, ma allungarne ancora la vita media – oggi poco meno di sette anni – aiuterebbe. Tra i temi di cui si parla molto e con facili slogan, c’è quello dell’accesso degli immigrati al welfare. Ad esempio si vedono assegnare più case popolari perché in media hanno redditi più bassi e famiglie più numerose. Malgrado il malcontento di molti italiani, andrebbe detto che anche questa è una forma d’integrazione. Forti catalizzatori di attenzione nelle campagne elettorali, i social media anche stavolta sono utilizzati intensamente – con strategie diverse – da tutti i partiti. La graduatoria dei “like” su Facebook vede primissimo il M5s seguito da Lega, Pd, FI, Leu. Ma non bastano tanti “mi piace” per vincere sulla rete. L’equilibrio (o quasi) tra generi nella composizione delle liste non significa che nel Parlamento ci saranno uomini e donne in misura quasi uguale. Perché la legge elettorale e la promozione della parità di genere intervengono solo sulle candidature. Il 5 marzo vedremo se ci sarà un altro Parlamento a forte prevalenza maschile.

Gabriele Guzzi e Stefano Merlo rispondono ai commenti al fact-checking de lavoce.info E Renzi inciampa sul reddito di cittadinanza del M5s

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