I greci sono spesso accusati di aver gestito in modo poco oculato i loro conti nel periodo pre-crisi, indebitandosi eccessivamente per finanziarie la domanda interna. Ma chi ha permesso e speculato su questo comportamento? Sono proprio gli stessi paesi che ora rimproverano la Grecia.
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Il Documento di economia e finanzia 2015 alza le stime di crescita ma conferma gli obiettivi di deficit pubblico nel triennio 2015-17. Per questo Renzi promette niente nuove tasse né tagli alle prestazioni. Una lunga lista di riforme intraprese e da fare. Manca però la riforma del welfare.
Le parole d’ordine del programma economico del Front National sono reindustrializzazione, protezionismo, uscita dall’euro e dalla Pac. Previsti tetti agli ingressi di immigrati e politiche sociali riservate ai francesi. Difficile che tutto ciò possa creare ricchezza e benessere.
Con l’avvio del Quantitative easing lo spread Btp-bund è sceso a 84 punti. Per lo stato italiano significa un risparmio di spesa in interessi di diversi miliardi. Va però evitato un errore: interpretarlo come un bonus che elimina la necessità di ridurre in modo permanente la spesa pubblica.
Dopo l’approvazione definitiva, ricapitoliamo come la Legge di stabilità influirà sui conti pubblici. Non rappresenta una sfida al rigore di Bruxelles, ma un modesto e temporaneo sforamento degli obiettivi di deficit. La spending review non ha tagliato la spesa in misura sufficiente.
Altre sorprese dalla legge di Stabilità, corretta dopo lo scambio fra Padoan e Katainen. Un disavanzo aggiuntivo di quasi 6 miliardi, nuovi assunti con decontribuzione solo per l’anno 2015, aumento delle entrate grazie alla tassazione dei Tfr che entra in busta paga. Infine, meno tagli ai ministeri.
Il nuovo sistema europeo di contabilizzazione prevede di inserire nei dati nazionali anche stime del fatturato prodotto da traffico di sostanze stupefacenti, prostituzione e contrabbando. Per l’Italia significa un miglioramento nei rapporti tra debito e Pil e deficit e Pil. Investimenti in R&D.
Il Governo vuole ottenere dall’Europa la clausola di flessibilità sugli investimenti pubblici, indipendentemente dalla qualità dei progetti e dei loro effetti per il paese. È un errore, tanto più in tempi di spending review. Le norme mai applicate sulla valutazione economica degli interventi.
Nella nota di aggiornamento del Def la crescita dell’economia italiana prevista per il 2014-2017 è in ciascun anno superiore di mezzo punto percentuale a quella indicata dal Fondo monetario. Ma basterà questo per convincere gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico?