Nonostante le misure emergenziali messe in campo dal governo, nel 2020 la povertà è tornata a crescere, facendo registrare il valore più alto da quando il dato viene calcolato. I più colpiti sono i giovani, gli stranieri e le famiglie numerose.
Tag: disoccupati
La nuova classificazione di occupati e disoccupati adottata dall’Istat cambia almeno in parte i numeri sul mercato del lavoro durante la pandemia. L’indicatore più affidabile rimane comunque quello delle ore lavorate, che permette un’analisi più precisa.
Il Rem nasce per correggere i difetti di un sistema basato su misure categoriali. Ma prevede una molteplicità di criteri di accesso e di esclusione. Un trasferimento mensile basato sul numero di componenti della famiglia avrebbe dato risultati migliori.
I dati relativi al mercato del lavoro di marzo mostrano una tenuta dell’occupazione, un netto crollo della disoccupazione e un aumento degli inattivi. Ma la difficoltà nel reperire i dati rende queste stime fortemente provvisorie e stranamente in controtendenza rispetto al resto dei paesi europei.
L’andamento del mercato del lavoro italiano è altalenante e molti impieghi sono di bassa qualità. Si spiega così il senso diffuso di precarietà. La soluzione non è il ripristino di vecchi strumenti, perché non garantiscono una rete di protezione generale.
Dagli ultimi dati emerge un mercato del lavoro in continua e lenta ripresa. L’occupazione torna ai livelli pre-crisi, diminuiscono le persone inattive e ci sono prospettive di miglioramento anche per i più giovani. Aumenta però il tempo determinato.
A febbraio il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5 per cento, -0,3 punti rispetto al mese precedente. Lo dice l’Istat, che allo stesso tempo sottolinea come questa riduzione sia da attribuire maggiormente a un aumento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni, ossia coloro che sono fuori dalla forza lavoro, piuttosto che a un aumento degli occupati. Infatti, a fronte di una riduzione dei disoccupati di 83 mila unità, gli occupati crescono solo di 8 mila. Mentre gli inattivi registrano un aumento di 51 mila unità.
Tuttavia, andando oltre le oscillazioni mensili, si nota che la tendenza di medio periodo degli inattivi è significativamente decrescente. Oggi le persone fuori dalla forza lavoro sono il 9,8 per cento in meno rispetto a inizio 2011. Segno che comunque, nonostante gli anni di crisi, in Italia si è continuato a ricercare un’occupazione.
L’introduzione di un reddito minimo per i poveri di tipo non categoriale è stata cancellata dall’agenda politica. Il Governo Renzi si interessa solo di lavoratori con scarso reddito o disoccupati. Dimenticando chi non è mai entrato nel mercato del lavoro.