Da settembre bitcoin sarà valuta legale in Salvador. L’obiettivo dichiarato è favorire le rimesse degli emigrati. Ma le problematiche non mancano. Senza contare il paradosso del corso forzoso di una moneta nata per prescindere da ogni autorità.
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Tra Russia e Cina si è sviluppata una alleanza finanziaria. Detronizzare il dollaro come valuta internazionale di riserva per ora è impensabile. Ma è certo possibile svincolarsene. Nel lungo periodo ciò potrebbe erodere la supremazia degli Usa.
La Fed ha avviato la sperimentazione di un dollaro digitale. Perché proprio ora? Per contrastare l’attivismo della Cina. La moneta digitale potrebbe essere infatti il prossimo terreno di scontro fra superpotenze. E gli Stati Uniti vogliono essere pronti.
Negli Usa politica fiscale e monetaria sono allineate per favorire una ripresa inflazionistica e stimolare investimenti e consumi. Ma a lungo termine ciò significa tassi di interesse più alti in tutto il mondo. E la Bce dovrà affrontare un dilemma.
Pechino è ormai una potenza economica globale non solo commerciale, ma anche finanziaria. Ha costruito una rete molto sofisticata di accordi, istituzioni e transazioni finanziarie che hanno l’obiettivo di creare un’area parallela a quella del dollaro.
Le banche centrali restano riluttanti a controllare i tassi di cambio. Come dimostra l’ultima decisione della Bce. Ma il persistere della trappola della liquidità renderà comunque inevitabile la cooperazione internazionale nella politica monetaria.
Durante l’emergenza coronavirus l’Italia ha scoperto lo smart working. Che non si può fare ovunque. Specialmente da noi dove ci sono 3,5 milioni di lavoratori manifatturieri, spesso attivi in piccole imprese tradizionali. Eppure lavorare a distanza (di sicurezza) si potrebbe, investendo in tecnologie appropriate. Intanto incombe sulle imprese italiane il pericolo di fallimento per mancanza di liquidità. Usando dati dettagliati di bilancio, si vede che, a seconda dello scenario più o meno negativo, sarebbero a rischio di chiusura da 124 a 176 mila aziende entro fine anno.
Dai social media qualche volta sembra che il nostro sistema ospedaliero sia allo sfascio. Non è così. È invece un sistema ristrutturato negli ultimi anni per ospitare pazienti con malattie non trasmissibili come cancro o diabete. Meno preparato per la pandemia, che ha affrontato con efficacia mista ad affanno. Peraltro le circolari di fine gennaio del ministero della Salute per mettere in guardia le amministrazioni pubbliche competenti sull’arrivo dell’epidemia contenevano prescrizioni dissimili a pochi giorni di distanza. Con il rischio di disattendere il “principio di precauzione” da applicare di fronte all’eventualità di eventi catastrofici. Rimane che in Italia abbiamo più morti per il Covid-19 anzitutto perché la popolazione è più anziana che altrove e, dunque, vulnerabile. Ma anche per l’alto rischio presente tra i contagiati non individuati. Occorrono tamponi a tappeto mirati sugli individui più a rischio. Come ha fatto la Corea.
Dietro la super-volatilità dei rendimenti sui Btp italiani e Bund tedeschi c’è anche la possibilità di sfruttare alcune incongruenze nelle regole di negoziazione. Una più efficace collaborazione tra Consob e Bafin, le autorità di mercato nei due paesi, potrebbe evitare dannose distorsioni di mercato. Mentre la Fed ha fatto il suo “whatever it takes” annunciando che acquisterà titoli sui mercati stampando moneta in quantità illimitata. Un modo per garantire elevata liquidità sui mercati ed evitare un eccessivo apprezzamento del dollaro di cui Donald Trump e l’economia americana non hanno certo bisogno.
Come in ogni momento di crisi, anche in questi giorni la domanda di attività in dollari, considerati moneta rifugio, è aumentata. Ecco perché le principali banche centrali del mondo si sono coordinate per garantire liquidità nella valuta americana.
L’apprezzamento del dollaro non dipende da un presunto deprezzamento strategico dello yuan da parte delle autorità cinesi. È dovuto invece al ruolo degli Usa nel sistema finanziario internazionale. I premi pagati oggi sono finanziati dagli enormi rendimenti ottenuti negli anni del boom finanziario.
La Fed ha rialzato i tassi. I più interessati a capire se è una inversione di rotta definitiva sono imprese e operatori al di fuori degli Usa. Perché in un mondo dominato dal dollaro come valuta di denominazione delle transazioni finanziarie, la sovranità della politica monetaria è un’illusione.