La Corte Suprema Usa deve decidere sui dazi imposti da Trump. A far pendere la bilancia verso l’illegittimità delle tariffe potrebbe essere non tanto il giudizio sulla loro scarsa razionalità economica, quanto la strategia sbagliata degli avvocati federali.
Tag: Donald Trump Pagina 1 di 6
Negli Stati Uniti sarà la Corte suprema a decidere se i dazi imposti da Trump violano principi costituzionali. Nella Wto, l’ostacolo ai ricorsi è nel funzionamento delle procedure per la risoluzione delle controversie, messo in stallo proprio dagli Usa.
Gli Stati Uniti non producono caffè e quindi nessuno si aspettava che fosse sottoposto alle tariffe trumpiane, che puntano a favorire le industrie Usa. Invece, il dazio è arrivato. Il mercato ha reagito con un’altalena dei prezzi che non si vedeva da tempo.
L’obiettivo del raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio deciso da Trump è non lasciare alle imprese Usa altra alternativa che acquistare da fornitori americani. Il protezionismo nel settore è di vecchia data, ma non ha dato grandi risultati, anzi.
La legge di bilancio Usa mantiene le promesse fatte in campagna elettorale e comporta un ulteriore aumento del debito pubblico. In un periodo di grande incertezza, dovuta proprio alle decisioni di Trump, le preoccupazioni sulla sua sostenibilità aumentano.
Le aspettative di inflazione di lungo periodo negli Usa sono aumentate dopo un tweet di Trump critico verso la politica monetaria della Fed. Una reazione che riflette la preoccupazione dei mercati su indipendenza e credibilità della banca centrale.
Negli ultimi mesi, l’uso dei dazi è tornato al centro delle strategie commerciali internazionali, in particolare da parte degli Stati Uniti. Quella che a detta del presidente Usa era una “misura a difesa di settori industriali nazionali” si è trasformata in una guerra commerciale su più fronti: dalle auto alla tecnologia, fino alle materie prime strategiche.
Questa serie di grafici ricostruisce l’evoluzione delle misure introdotte, i paesi coinvolti, gli effetti sui principali settori produttivi e, infine, le ripercussioni sull’intero sistema del commercio globale.
Trump si disinteressa totalmente delle conseguenze immediate dei dazi imposti praticamente a tutti i paesi del mondo. Il fine ultimo di una strategia che prevede di negoziare accordi bilaterali con i partner commerciali è riportare a casa la manifattura.
L’offensiva protezionistica del 2018 voluta dalla prima amministrazione Trump non ha dato i risultati sperati e ha danneggiato gli americani. Oggi è soprattutto l’incertezza causata dalla guerra commerciale nella competizione internazionale a creare problemi.
La retorica anti-immigrati ha permesso a Trump di tornare alla Casa Bianca. Senza però considerare che l’economia Usa ha bisogno di talenti stranieri per crescere e mantenere la leadership tecnologica. Una situazione che si ripropone anche in Italia.