Le incertezze della vigilia sono state spazzate via dal voto: Donald Trump è il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti. Ha superato Harris anche nel voto popolare e avrà un Congresso allineato sulle sue posizioni. Ma il paese resta spaccato a metà.
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Negli Stati Uniti, martedì 5 novembre si sono tenute le elezioni presidenziali. Tra i temi principali affrontati in campagna elettorale ci sono stati l’andamento dell’economia e il costo della vita, la sicurezza e l’immigrazione. Esploriamo questi argomenti in dettaglio attraverso una serie di grafici.
L’economia delle opportunità di Harris o il Maga di Trump? I programmi economici delineano visioni molto diverse della società americana e del mondo. In comune hanno la sottovalutazione delle conseguenze dell’aumento di deficit e debito pubblico.
Il 5 novembre l’America vota per eleggere il nuovo presidente. Nonostante tutto, l’andamento dell’economia continua a essere uno dei fattori che determinano le scelte dei cittadini. Vale allora la pena analizzare i programmi economici dei due candidati.
L’economia delle opportunità di Harris o il Maga di Trump? I programmi economici delineano visioni molto diverse della società americana e del mondo. In comune hanno la sottovalutazione delle conseguenze dell’aumento di deficit e debito pubblico.
Un sistema elettorale peculiare fa sì che per conquistare la Casa Bianca un candidato debba vincere nei cosiddetti “stati in bilico”. Uno di quelli da conquistare in questa tornata è la Pennsylvania, dove le sirene trumpiane sono particolarmente forti.
Dopo due anni di controllo democratico del Congresso e della Casa Bianca, i Repubblicani torneranno a controllare perlomeno la Camera, con importanti conseguenze sulla qualità dell’attività legislativa.
I dazi Usa contro la Cina hanno danneggiato soprattutto i consumatori americani, mentre aumentano commercio internazionale ed esportazioni di altri paesi. Sono effetti da valutare con attenzione prima di avviare nuove crociate.
A più di due mesi dal termine del G20 di Roma, si possono cominciare a valutare i risultati conseguiti, con uno sguardo specifico a ciò che si era discusso in passato e a quello che ci aspetta in futuro. Gli accordi raggiunti, in particolare in ambito fiscale, sembrano dimostrare che il multilateralismo possa ancora dire la sua.
Pechino è ormai una potenza economica globale non solo commerciale, ma anche finanziaria. Ha costruito una rete molto sofisticata di accordi, istituzioni e transazioni finanziarie che hanno l’obiettivo di creare un’area parallela a quella del dollaro.