Fissare uno standard minimo europeo per il lavoro su piattaforme potrebbe essere l’occasione per introdurre una figura intermedia tra lavoro dipendente e autonomo. Ma la proposta di direttiva lascia troppo margine di manovra agli stati.
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Solo in Italia nella gig economy lavorano oggi circa 700 mila persone. È un fenomeno in evoluzione. Per questo, regolamentarlo è importante, per tutelare i lavoratori, ma anche le imprese. I risultati di uno studio della Fondazione Debenedetti.
Dopo la Brexit va ripensato il bilancio Ue. Ci sarà da rimpiazzare i contributi del Regno Unito (oggi il 10 per cento del totale). E si potrebbe cogliere l’occasione per cambiare le priorità: meno fondi per agricoltura e coesione, più risorse per difesa e sicurezza oltre che per proteggere l’Eurozona in vista della prossima crisi. In Italia la politica parla d’altro, di alleanze del M5s con la destra ma – da oggi – anche con la sinistra, a piacere. Vediamo con i numeri quanto simili o dissimili sono le piattaforme dei partiti. Con qualche sorpresa.
Chi cerchi su Google “piano Kalergi” trova più di 70 mila risultati. Sarebbe un progetto per sostituire i bianchi europei con asiatici e africani. Però tale piano non esiste proprio. É solo l’ennesima fake news fatta girare dagli imprenditori della paura che usano l’immigrazione per influenzare il voto delle persone.
Quando le imprese cercano personale diplomato o laureato, una volta su quattro hanno difficoltà ad assumerlo. In Italia non mancano solo le politiche attive del lavoro ma anche i meccanismi per favorire l’incontro di chi cerca un’occupazione con le imprese, specie Pmi. Eppure ci sono buoni esempi da imitare. Per i lavori basati sulle piattaforme digitali, come quelli di Foodora, non ci sono solo i tribunali. Un nuovo campo di tutele e protezioni può essere individuato in un efficace utilizzo della tecnologia digitale. In Francia ci sono “conti personali di attività” che fanno da base per fornire micro prestazioni assicurative.
Ancora una volta una sentenza nega ai fattorini di Foodora la qualifica (e le tutele) da lavoratori subordinati. In applicazione della legge esistente. Eppure accordi tra imprese ed esperienze di altri paesi – in particolare il Belgio – mostrano che creare un sistema di protezione anche per loro sarebbe possibile.
La si chiami moneta fiscale o minibot, la zuppa è la stessa. Si tratta di aggirare il monopolio della Bce nella produzione di moneta senza uscire dall’euro. Emetterne per 100 miliardi è come tagliare le tasse per lo stesso ammontare, con uguali effetti su economia, occupazione e aumento del debito. (L’articolo è una sintesi dell’e-book scaricabile qui).
Per scoraggiare l’assunzione di rischi eccessivi da parte dei banchieri, le norme europee vietano che i bonus superino il loro stipendio fisso. Però il 10 per cento dei 4.600 manager con oltre 1 milione di compenso annuo riesce ad aggirare la regola e a guadagnare di più con i premi. Tra questi, pochi gli italiani.
Beviamo 206 litri di acqua minerale a testa, per 10 miliardi di euro all’anno, mentre gli imbottigliatori pagano canoni per 18 milioni. Sembra una sproporzione scandalosa. Ma il vero costo per i produttori non è nella materia prima. E agli italiani non piace l’”acqua del sindaco”. Così però ci riempiamo di bottiglie di plastica da smaltire.
Per Matteo Salvini l’Ungheria di Viktor Orbán è un modello da imitare in tema d’imposte, perché applica una flat tax del 16 per cento sui redditi. Peccato però tacere che il paese ha l’Iva più alta del mondo, al 27 per cento, come rivela il fact-checking de lavoce.info. Dalla nostra infografica si vede quanto pesa in Europa l’Ungheria che ha confermato l’anti-Ue Orbán con voto plebiscitario.
Nelle elezioni di marzo le aree con la percentuale di stranieri più alta hanno dato la vittoria al centro-destra. Mentre le zone con più disoccupazione hanno premiato il M5s. Un voto che ha punito il cattivo funzionamento delle istituzioni.
Sempre meno in Italia le imprese iscritte a un’associazione di categoria. Che però spesso applicano comunque il contratto collettivo nazionale. Ci sono però oltre 700 mila lavoratori senza questa tutela. Sarebbe perciò utile introdurre il salario minimo legale o (più complicato) estendere a tutti i contratti collettivi.
Se Trump presidente confermerà la sparata di Trump candidato “Il riscaldamento globale è una bufala”, il difficile cammino degli accordi per la riduzione del carbonio subirà un brusco stop. Ripercorriamo i termini del problema partendo dalle responsabilità dei diversi paesi. Il primo di tre articoli.
Nel terzo trimestre il Pil è tornato a crescere: un buon +0,3 per cento sul secondo trimestre, con un +0,9 sull’anno precedente. Ma per centrare l’obiettivo prefissato del +0,8 sul 2016, sarà meglio farci in anticipo gli auguri di un buon Natale (di spesa).
La riforma costituzionale su cui si voterà in dicembre estende l’immunità parlamentare propria dei parlamentari a consiglieri regionali e sindaci che entreranno nel nuovo Senato. Nata come giusta garanzia per tutti i legislatori, nel tempo si è trasformata in privilegio. Un istituto da ripensare.
Il quesito referendario, quantunque confermato nella sua validità da sentenze della magistratura, risulta tuttora poco comprensibile ai più. Per il significato politico di cui è stato caricato (prima di tutti dal premier ma non solo lui) non sarà nemmeno utile come esperimento statistico per capire le preferenze degli elettori.
Per ottimizzare le consegne al consumatore (tipico il caso di Foodora) un algoritmo organizza il lavoro di fattorini con contratti precari e bassi compensi. È la gig economy, versione aggiornata della catena di montaggio tayloristica. Si diffonde sempre più ed è il momento di introdurre qualche regola.
Sono 300 milioni i contributi che lo stato deve alle persone disabili per la rimozione delle barriere architettoniche. Ma per il rifinanziamento dell’apposito fondo non c’è nemmeno un euro nella legge di bilancio 2017, dove pure i finanziamenti a pioggia (ad esempio ai diciottenni) non mancano.
Nei bandi del fondo per il contrasto alla povertà educativa viene data grande attenzione alla valutazione di impatto di progetti. Ma non è una cosa seria perché gli esperti valutatori verranno compensati con rimborsi spese documentati fino ad un massimo del 2 per cento del contributo assegnato al progetto.
Lo sciopero dei fattorini torinesi di Foodora ha acceso i riflettori sull’economia on-demand, dove il rapporto di lavoro si costituisce attraverso un’applicazione sul cellulare. Come per il taylorismo, è difficile fermare un’innovazione che dà benefici ai consumatori. Ma si può regolamentarla.
Obama lascia a Donald Trump un’America che cresce del 2 per cento e una disoccupazione sotto il 5 per cento. Ai molti americani scontenti il neo-presidente Usa ha promesso più infrastrutture e forti tagli di tasse, che faranno salire la domanda interna ma anche il debito pubblico e il disavanzo commerciale.
Abolito (o quasi) in Italia il finanziamento pubblico ai partiti da oltre 20 anni, torna in auge in altri paesi. Dove si pensa invece di vietare le donazioni private sostituendole con finanziamenti statali. Qual è il modello più trasparente? Qualche indicazione utile dal caso della piccola Lituania.
Sempre più fumatori passano alla sigaretta elettronica. Uno studio mostra che a usare la “e-cig” sono soprattutto i consumatori più abbienti e più istruiti. In ogni caso, sarebbe bene che le autorità sanitarie ne chiarissero meglio gli effetti potenziali.
Le proteste dei fattorini Foodora riaccendono un faro sul lavoro falsamente autonomo e senza garanzie. Il Jobs act ha mandato in soffitta i contratti co.co.co. e torna alla grande una forma di rapporto ben nota: la finta partita Iva. Vediamo perché i tentativi di estendere qualche tutela a queste figure non sono riusciti.