L’Italia è molto indietro in materia di formazione professionale e le politiche attive rimangono improntate più alla ricerca del lavoro che alla valorizzazione del capitale umano. Tre proposte per far sì che la fase 2 sia all’insegna degli investimenti in competenze.
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Per procedere con la riapertura delle attività è necessario predisporre un piano dettagliato e capillare. Ogni lavoratore deve avere ben chiaro quali comportamenti tenere in ogni circostanza. E ai tempi del Covid-19 la formazione utilizza la tecnologia.
L’apprendistato professionalizzante è un contratto che prevede un obbligo di formazione da parte dell’azienda. E alla scadenza può diventare automaticamente un rapporto a tempo in determinao. Una ricerca dice che può creare occupazione permanente.
L’Italia spende in politiche attive meno di quanto spenda per quelle passive. Invece un sistema efficace di flexicurity richiede investimenti nei servizi per l’impiego e nella formazione. E con programmi specifici per le categorie più svantaggiate.
Il concetto di competenze ha modificato il modo di guardare e organizzare il lavoro. Ora la sfida si trasferisce nei sistemi educativi, attraverso un approccio pedagogico complesso non riducibile ai soli test. Un libro aiuta a orientarsi sulla questione.
La tragedia del ponte di Genova – al di là del necessario accertamento delle responsabilità – ha riaperto il confronto sull’opportunità di mantenere la gestione delle infrastrutture ai privati o di affidarla al pubblico. I primi sono di solito più efficienti, con minori costi di gestione. Ma presentano rischi di cattiva qualità e sicurezza del servizio se il regolatore non vigila o le norme non sono scritte bene. Chi sostiene l’opzione pubblica (gestione Anas) come più vantaggiosa per i cittadini-utenti ricorda i troppi regali fatti ai concessionari nel tempo.
Nell’ultimo mese la lira turca ha perso un terzo del suo valore, mentre l’inflazione saliva al 16 per cento, la borsa bruciava 40 miliardi di dollari, con imprese e banche a rischio di bancarotta. Le sanzioni commerciali di Trump sono il motivo scatenante della crisi ma la sua vera causa è la sfiducia dei mercati verso Erdoğan.
Nel lavoro domestico c’è la più alta incidenza di stranieri, in maggioranza irregolari (58 per cento). Nell’Italia che invecchia ci sarà sempre più bisogno di loro per la cura delle persone, ma i canali di immigrazione legale si sono ristretti. Ci sarebbe da regolarizzare chi non è regolare. Ma non con un’altra sanatoria.
Nelle scorse settimane di agosto, come di consueto, lavoce.info ha sospeso l’invio della newsletter. Abbiamo però aggiornato costantemente il sito con nuovi articoli su: produttività del lavoro al Sud, trasporto aereo, debiti sovrani, rapporti università-industria, dibattito pubblico sulle infrastrutture, disuguaglianze salariali, politiche attive del lavoro, trasparenza delle istituzioni.
Sono in molti a chiedere a scuola e università percorsi di studio più professionalizzanti. Ma il progressivo accorciamento del ciclo di vita di tecnologie e conoscenza rende presto obsolete competenze così costruite. Gli interessi di aziende e lavoratori e la soluzione della formazione continua.
La disoccupazione giovanile in Italia è su livelli altissimi. Se la politica non riesce a trovare soluzioni strutturali, i singoli possono cercare di dotarsi dei requisiti considerati desiderabili sul mercato del lavoro. Ma come? Un aiuto dalle proiezioni sui lavori più richiesti tra dieci anni.
L’Unione Europea ha lanciato un programma per garantire ai giovani senza lavoro un percorso personalizzato che dia loro effettive possibilità di trovarne uno. Un ruolo fondamentale è affidato ai servizi per l’impiego. Quelli italiani saranno capaci di riformarsi? La questione dei costi.