Cinquant’anni fa i sindacati svedesi avviarono un’ampia riflessione su politiche salariali e partecipazione dei dipendenti ai risultati d’impresa. Il risultato fu un piano che, seppur disatteso, costituisce tuttora un prezioso punto di partenza.
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Rivedere le classi di laurea per renderle più flessibili e ampliare l’offerta formativa in base a criteri multidisciplinari può finalmente contribuire a superare l’atavica parcellizzazione dei saperi. Anche perché ci sono 430 milioni di finanziamenti.
Quello sulla responsabilità sociale di impresa è un dibattito vivace, con interessanti punti di vista su entrambi i fronti. Di sicuro oggi non si può ignorare il nuovo ruolo dello stato imprenditore. Forse, la soluzione è nell’economia della torta.
I decreti legge varati in piena pandemia hanno allargato le maglie del fondo Gasparrini, il fondo di solidarietà per i mutuatari in difficoltà. Presto però potrebbe non bastare. Serve intervenire quanto prima, con l’istituzione di una bad bank.
I workers buyout sono cooperative costituite da lavoratori di imprese in crisi che rilevano l’attività garantendone la prosecuzione e l’occupazione. Sono strumenti adatti alla situazione attuale. Qualcosa però deve cambiare nella governance cooperativa.
Lo stato si appresta a investire diversi miliardi nella ricapitalizzazione delle imprese. È un progetto ambizioso, ma perché abbia successo deve superare alcune criticità. A partire da un più ampio ricorso all’utilizzo di strumenti partecipativi.
I decreti legge in risposta alla crisi da coronavirus hanno modificato i requisiti di accesso al fondo di solidarietà per i mutui sulla prima casa. La sospensione del pagamento delle rate permette alle banche di prevenire nuovi crediti deteriorati.
L’articolo 27 del decreto “Rilancio” istituisce un nuovo fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti. Non si tratta però di una semplice misura emergenziale, ma configura un intervento dello stato nelle imprese che potrà avere conseguenze nel lungo periodo.
L’articolo 26 del “decreto Rilancio” prevede interventi fiscali e finanziari per agevolare la ricapitalizzazione delle imprese di minori dimensioni. Rischia però di imporre tempi troppo stretti per rispettare i vincoli comunitari sugli aiuti di Stato.
I rimborsi fin qui erogati ai risparmiatori dal fondo di solidarietà sono in prevalenza di piccola entità. In alcuni casi, però, l’importo è rilevante. E induce a chiedersi se sia opportuno rimborsare anche investitori con elevate capacità finanziarie.