Il Programma Gol è un progetto ambizioso che dovrebbe coinvolgere oltre 3 milioni di persone. Il suo successo dipenderà dalla capacità di agire su tre piani: comunicazione, orientamento e formazione a distanza. Ma il personale ha le competenze adatte?
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Sono più di 3 milioni i Neet in Italia. Il governo ha ora adottato un Piano per ridurre il problema dell’inattività dei giovani. Stanzia fondi più generosi, punta sul capitale umano e definisce ruolo e competenze di chi dovrà fornire i servizi.
Garanzia giovani non ha dato grandi risultati nel nostro paese. Perché alle politiche attive del lavoro, fondate su un investimento in capitale umano reale, si preferiscono quelle passive, che incoraggiano l’assunzione di forza lavoro a basso costo.
Rimuovere gli ostacoli alla concorrenza e quindi alla crescita: una necessità più che mai attuale. Una lezione utile può venire da alcune norme del decreto “salva Italia” varato dal governo Monti. Finora Garanzia Giovani non ha dato i risultati sperati. Questo perché alle politiche attive e all’investimento in capitale umano si continuano a preferire le assunzioni di forza lavoro a basso costo.
L’emergenza-Covid ha messo sotto pressione l’equilibrio tra lavoro e famiglia. Un aiuto per ridurre il divario di genere può arrivare dal welfare interaziendale. Anche lo sport risente della pandemia: uno studio mostra come gli stadi vuoti influiscano negativamente sulle prestazioni degli atleti.
L’Italia si rivela spaccata in due anche nella gestione dei rifiuti organici. La libertà di movimentarli sul territorio nazionale deve convivere con l’esigenza di avere impianti di prossimità.
Ultima puntata de “Le parole chiave dell’economia”, il podcast de lavoce.info in collaborazione con il Festival di Trento: Green economy, con Marzio Galeotti e Alessandro Lanza.
Si è chiuso il concorso di idee “Un settore pubblico acceleratore di sviluppo”, rivolto a tutti gli studenti universitari e di dottorato. Le proposte che ci sono arrivate sono ora in fase di valutazione e l’idea vincitrice sarà premiata nel corso del Festival dell’Economia di Trento.
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Sono molte le novità introdotte in Italia nel regime di transizione scuola-lavoro: dal Jobs act alla Garanzia giovani, alla riforma dei centri per l’impiego, alla Buona scuola. Il punto chiave però è prevedere un vero percorso di apprendistato, sul modello tedesco. Cambiare la laurea specialistica.
L’automatismo con cui scatta il bail-in bancario (mettendo a rischio i depositi sopra 100 mila euro) è un’altra causa di fragilità del sistema. Alle prime crepe nel bilancio di una banca, i clienti spostano i soldi altrove e il dissesto si aggrava, con rischi di contagio. Si potrebbe reintrodurre un po’ di quella discrezionalità politica nella risoluzione delle crisi che la nuova legislazione ha voluto escludere. Ma la Ue non ha un ministro del Tesoro. Intanto il credito in Italia continua a mancare, anche se non per tutti allo stesso modo. Da uno studio si vede che il credit crunch ha colpito proprio le già sottocapitalizzate imprese piccole e medie. Territorialmente i prestiti sono mancati non solo nel Centro-Sud ma anche al Nord-Ovest. Sul fronte dei mutui alle famiglie per la prima casa, con il recepimento della direttiva europea si vogliono sveltire le esecuzioni immobiliari delle banche quando il debitore non paga un certo numero di rate (prima sette, poi alzate a 18 nel testo finale). Semplificare si deve ma senza vessare i cittadini in difficoltà finanziarie. Il sistema adottato in Spagna è un esempio da considerare. Utili strumenti finanziari o tossici marchingegni? I derivati possono essere usati come strumenti assicurativi così come per occultare perdite nei bilanci (privati e pubblici). Chi li ritiene strumenti del diavolo li descrive come una mefitica massa di carta pari a 550 mila miliardi di dollari, otto volte il Pil mondiale. Un calcolo meno allarmistico (e più logico) riduce la cifra a 15 mila miliardi.
Tra poco compie due anni il programma Garanzia giovani. Nato con l’obiettivo di aiutare gli under 30 disoccupati a trovare lavoro, la sua realizzazione fino a oggi soffre di una grande pecca: manca una valutazione oggettiva dei risultati per capire se abbiamo speso utilmente 1,3 miliardi dell’Europa.
Un commento di Claudio Pacella all’articolo di Raffaele Lungarella “Senza convenienza non c’è mercato per il prestito vitalizio”. E la replica dell’autore.
C’è stata molta fretta nell’archiviare la Garanzia giovani. Dettata più da un approccio emotivo che da una cultura del monitoraggio e della valutazione. Il bilancio del primo biennio del programma e l’opportunità di un cambiamento di prospettiva. Mentre il numero delle adesioni supera il milione.
Con il programma legato alla Garanzia giovani è stata adottata una metodologia rigorosa per la profilazione degli iscritti. È una novità importante, anche se lo strumento è ancora “grezzo”. Come arrivare a una piena integrazione delle diverse fonti di dati, per un utilizzo a fini previsionali.
La Commissione europea impone ai governi politiche fiscali restrittive in nome di stime del prodotto potenziale irrealistiche. Meglio piuttosto utilizzare soltanto il Pil nominale effettivo. È proprio alla luce di queste stime che è stato imposto al Governo italiano di dimezzare il contenuto espansivo della manovra. La legge di Stabilità mette sul piatto meno di 2 miliardi nel 2015 per la decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato, ipotizzando circa 1 milione di neo-assunti. Vuol dire pensare che non ci saranno effetti aggiuntivi, solo sostituzione di trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato che avrebbero avuto luogo comunque. Ma anche solo limitandosi a questa cifra, le risorse a disposizione potrebbero non bastare.
Mentre avvia l’operazione Tfr in busta paga (un Dossier raccoglie gli interventi su lavoce.info), il Governo dovrebbe mandare a tutti i contribuenti la “busta arancione” proposta su questo sito più di 11 anni fa.
A un anno dalla partenza del programma europeo Garanzia giovani la nostra previsione che in Italia sarebbe stato un flop purtroppo si è avverata. E anche nel resto dell’Unione è servito ben poco a risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Ecco cosa fare per salvare il salvabile. Contabilità del divario Nord-Sud: in cinque anni di crisi, le regioni del Mezzogiorno hanno perso 583 mila posti di lavoro, il 60 per cento della distruzione di lavoro nella penisola. Non regge più il modello di economia assistita che ha funzionato (male) sino a pochi anni fa.
Ingorgo istituzionale tra Stato e Regioni sulla vendita delle case popolari. Il ministero delle Infrastrutture ne vuole la competenza mentre gli enti locali dispongono già di loro normative per i piani di alienazione degli alloggi pubblici. Un braccio di ferro che nasce più da motivazioni elettoralistiche che economiche.
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Federalismo e agenzia del lavoro: non siamo all’anno zero
Di Daniele Fano
il 13/02/2015
in Commenti e repliche
Due recenti interventi su La Voce hanno affrontato le incognite del futuro rapporto Stato-Regioni: Massimo Bordignon sul piano generale, Francesco Giubileo con riferimento all’attuazione del Jobs Act e alla creazione di una Agenzia Nazionale del Lavoro.
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