Una giustizia civile più efficiente vale circa 18 miliardi l’anno e un aumento dell’occupazione del 3 per cento. Nell’attesa di una riforma strutturale si potrebbe far tesoro di due progetti pilota basati sull’adesione volontaria a modelli di mediazione.
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Fonti del ministero della Giustizia hanno fatto circolare la prima bozza di un disegno di legge delega per la riforma del processo penale. L’idea di fondo è limitare ancora di più i casi in cui si svolge il dibattimento. Ma i rischi non mancano.
A un reato pecuniario come l’evasione si adattano meglio le sanzioni pecuniarie del carcere. Le indagini penali vanno riservate solo ai casi più eclatanti. E per questo sono necessarie le soglie. D’altra parte, si comportano così tutti i grandi paesi.
Riformare la prescrizione attraverso un emendamento può essere rischioso. Si tratta infatti di un istituto di garanzia e la sua modifica richiede adeguate valutazioni tecnico-giuridiche. In più ancora non conosciamo gli effetti della riforma del 2017.
La lentezza della giustizia civile ha effetti negativi sulla competitività e sugli investimenti. Soprattutto quando nega i diritti dei piccoli proprietari. Come nel caso di morosità sull’affitto di un negozio. I costi ricadono poi sull’intera comunità. Ecco perché servono procedure semplificate.
Lungi dal produrre effetti miracolosi, la riduzione delle ferie dei magistrati rischia di diventare un ulteriore fattore di complicazione e di inefficienza della giustizia ordinaria. Le misure che davvero servirebbero per ridurre i tempi di definizione delle controversie e l’arretrato.
La lentezza della giustizia civile produce distorsioni e costi nell’economia. Per esempio, si allungano i ritardi nella realizzazione dei lavori pubblici. Perché le aziende sanno di poter sfruttare a proprio vantaggio la lunghezza dei processi. A subirne le conseguenze sono sempre i cittadini.