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Così le imprese pagheranno più tasse

Le misure fiscali indicate nella legge di bilancio avranno effetti di cassa negativi su imprese e banche. Per il 2019 si tratta di più di 6 miliardi. Difficile dunque che aiutino a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita prospettati dal governo.

Ma il governo snobba le imprese?

Dalla legge di bilancio 2019 non emerge un disegno coerente di politica industriale. I soldi destinati al sistema industriale sono pochi e saranno distribuiti con strumenti discrezionali. Rinnovata invece la “nuova Sabatini”, una misura obsoleta.

Il Punto

La privatizzazione delle autostrade e le loro concessioni sono storie di sistemi per far cassa e di generosità verso le società nel fissare le tariffe. Ma nazionalizzarne la gestione come vuole il ministro Di Maio porterebbe – insegna il passato – a grandi carrozzoni pubblici capaci solo di produrre perdite. Più che di una nuova Iri o di una improvvisata assegnazione a Fincantieri della ricostruzione del ponte Morandi, c’è bisogno di una radicale revisione dell’assetto di regolazione delle concessioni stradali.
Mentre le agenzie di rating – facendo il loro mestiere – tengono d’occhio l’Italia, i dati 2017 dicono che le imprese sopravvissute alla Grande crisi presentano più alta redditività, meno debiti finanziari e più capitale proprio. Da qui si parte nel valutare i prossimi risultati economici del “Governo del cambiamento”.
Il sistema Ets (Emission trading scheme) permette alle imprese europee di scambiare diritti di emettere CO2, con l’idea di incentivare lo spostamento dalle fonti di energia inquinanti alle rinnovabili. Per anni è stato un mercato sonnolento. Ora si è risvegliato. Ed è un buon segno.
Sull’Argentina aleggia il rischio di un default come nel 2002. È vero che il paese ne è ancora lontano grazie alle maggiori riserve valutarie, ma l’inflazione è fuori controllo, gli investitori scappano, la politica non riesce a promuovere la crescita. E gli impegni presi a fronte dell’intervento del Fondo monetario non bastano. Tanti anni di Troika hanno portato la Grecia fuori dalla crisi. A un altissimo prezzo per la popolazione. Una lezione da tener da conto anche per l’Italia.

Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce.info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano, presso l’Università Bocconi. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.

Acqua: meglio liscia, gassata o del rubinetto?

Per gli italiani l’acqua minerale è certamente un bene voluttuario. Però il settore è concorrenziale e i profitti delle imprese non eccessivi. I danni all’ambiente sono prodotti dalle bottiglie e confezioni. E sono queste che dovrebbero essere tassate.

Sulla produttività pesa la dimensione di impresa*

In Italia le imprese medio-grandi e grandi sono produttive e competitive. Il problema è che sono poche rispetto agli altri paesi. E quelle più produttive impiegano in media circa un terzo degli addetti occupati nelle corrispondenti aziende europee.

Industria 4.0: incentivi sì, ma solo all’innovazione

La legge di bilancio conferma gli incentivi per investimenti in attività innovative, ma anche quelli sui macchinari tradizionali. Positivi invece il potenziamento degli istituti tecnici superiori e il credito d’imposta per le spese in formazione 4.0.

Pmi in ripresa, ma la produttività resta un problema

L’impatto della crisi è stato duro, ma già nel 2014 molte Pmi italiane hanno dato segnali di ripresa. I bilanci 2015 confermano il rafforzamento della crescita, anche nelle costruzioni. Il miglioramento congiunturale non risolve però il problema antico della bassa produttività.

Il Punto

L’Europa nel panico davanti ai profughi ammassati alle frontiere delega alla Turchia il compito di bloccarli. Con le sue regole. Per il fastidio, 6 miliardi di euro e la riapertura del negoziato per l’entrata di Ankara nella Ue. Vincere la paura è difficile finché i profughi saranno identificati come potenziali terroristi e confusi con gli immigrati economici.
Non c’è pace per Telecom Italia. Dopo la privatizzazione del 1997 è passata di mano in mano fino al nuovo socio di maggioranza Bolloré con la sua media company Vivendi. All’orizzonte un’alleanza societaria con Mediaset. I nuovi assetti saranno un bene per le aziende coinvolte se stavolta il cda di Telecom tutelerà l’interesse dell’impresa, non quello dei suoi grandi azionisti.
Gli occhi sono sempre puntati su quanta occupazione si crea. Conta però anche la qualità del lavoro: tra i paesi Ocse, l’Italia è quasi in media nelle remunerazioni, scarsa nella protezione di chi perde il posto e in fondo alla classifica per l’ambiente lavorativo. Ancora da vedere, in questi campi, l’effetto Jobs act.
Quando lavorano insieme, università e imprese danno ottimi risultati. Ma avviare la collaborazione è difficile. Uno studio ha individuato i fattori che la ostacolano e quelli che la favoriscono. Ecco un tema che il nuovo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dovrebbe segnarsi nell’agenda.

Diversi ma complementari: la forza dell’asse italo-tedesco

Al di là degli stereotipi, Germania e Italia non sono così lontane tra loro. Anzi, le cifre rivelano l’interdipendenza tra due economie sempre più simili, con un commercio bilaterale tutto sommato equilibrato. Anche in Europa gli interessi sono spesso gli stessi. Manifatturiero e sfide del futuro.

Quella riduzione dell’Ires che le banche non vogliono

L’Ires scende dal 27,5 al 24 per cento. Una buona notizia? Non per tutti. Perché comporta la svalutazione di una voce dell’attivo a bilancio che interessa la generalità delle imprese. Ma per le banche la situazione è ancora più complessa. E la soluzione prospettata non è delle migliori.

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