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Il Punto

Ingenti trasferimenti monetari agli stati ma meno spese per i beni pubblici europei: il compromesso raggiunto sui fondi NextGen rischia di segnare un passo indietro nell’integrazione? Dove non sembrano esserci stati passi in avanti è nel Patto per le migrazioni della Commissione europea, ancora legato a una visione dei migranti e dei rifugiati come costo e non come risorsa. Intanto, le decisioni della Federal Reserve rendono ormai inevitabile una svolta espansiva anche da parte della Banca centrale europea. Che potrebbe però richiedere una revisione dei trattati.
L’interconnessione tra Usa e Cina va ben oltre le semplici relazioni commerciali. Ma è difficile pensare a un futuro per il multilateralismo in questo periodo di guerra fredda.

Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici“. Da oggi questa e altre rubriche saranno incluse direttamente nella newsletter, che ha una veste grafica rinnovata.

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Perché la Fed ha cambiato strada

Cambiamenti strutturali dell’economia hanno spinto la Fed ad adottare una nuova strategia di politica monetaria, per non consolidare aspettative di inflazione al ribasso. Le altre banche centrali la seguiranno in questo percorso (ancora) più espansivo?

Inflazione e disoccupazione, la nuova strategia della Fed

Annunciando di aver riesaminato la propria strategia di politica monetaria, la Federal Reserve ha di fatto allungato ulteriormente l’orizzonte della politica degli acquisti e dei bassi tassi d’interesse. Come leggere le parole del presidente Jerome Powell.

Nella crisi cresce il risparmio per precauzione*

Gli ultimi mesi hanno visto un aumento senza precedenti del tasso di risparmio negli Stati Uniti. In gran parte è stato generato dal lockdown. Ma potrebbero esserci anche motivi precauzionali, dettati dalle difficili prospettive del mercato del lavoro.

Il Punto

I mesi di lockdown hanno riportato alla luce la questione dell’edilizia popolare: anche grazie ai bassi tassi d’interesse, un piano da centomila abitazioni non è utopia. È in casa che si è ulteriormente accentuato il divario di genere nei carichi familiari, come dimostrano i dati sull’uso del tempo di bambini e genitori durante la quarantena. Non l’unico divario che rischia di allargarsi: senza formazione degli insegnanti e infrastrutture tecnologiche all’altezza, la didattica digitale finirà per aumentare le disuguaglianze educative.
Al contrario di quanto si possa pensare, i lavoratori a tempo determinato vengono pagati di più al momento dell’assunzione: i vantaggi maggiori per giovani e donne. Intanto, tra i costi aggiuntivi della riapertura e aumento dell’offerta monetaria, potrebbe ripartire l’inflazione. Ma per l’Italia non è necessariamente una cattiva notizia.
I conflitti di competenze sollevati dalla gestione della pandemia impongono una riflessione sul nostro sistema istituzionale: troppi e troppo dispendiosi i livelli di governo. Sul fronte del cambiamento climatico, invece, gli italiani – fotografa l’Istat – non fanno ancora abbastanza a livello individuale. Serve un cambio di mentalità.

Continuano le puntate del podcast del Festivaleconomia, realizzato da lavoce.info in collaborazione con l’Università di Trento. Parola chiave della settimana: Gender gap, con Alessandra Casarico. Da lunedì: Smart working, con Andrea Garnero.

Come convertire il settore pubblico in un acceleratore di sviluppo? Lavoce.info è lieta di lanciare un concorso di idee sul tema, aperto a tutti gli studenti universitari e di dottorato. Per presentare la propria proposta c’è tempo fino al 6 settembre e l’idea vincitrice sarà premiata nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento. Tutte le info sul sito.

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Torna l’inflazione?

Già provate dal lockdown, difficilmente le imprese potranno assumersi i costi aggiuntivi necessari alla riapertura e li riverseranno sui consumatori. E anche l’aumento dell’offerta monetaria potrebbe tradursi in un incremento dei prezzi. Per l’Italia potrebbe non essere un male.

Paniere Istat: come cambiano i consumi degli italiani

L’Istat ha recentemente annunciato i beni che entreranno a far parte del paniere dell’Indice dei prezzi al consumo per il 2020. L’introduzione di nuovi beni lascia ogni anno prove tangibili dell’aumento del benessere e del progresso tecnologico che la nostra economia ha sperimentato nel corso di un secolo.

Ma ogni arma monetaria è a doppio taglio

Continuando ad abbassare i tassi e a comprare i titoli col Quantitative easing, la Bce cerca di alimentare la crescita, ma rischia di far danni da eccesso di liquidità. Draghi ha spiegato come mitigare due tipi di effetti collaterali. Ne trascura però altri, importanti.

Verso il cambio della guardia a capo della Bce

In una delle ultime riunioni al vertice della Bce, Draghi (che lascerà la guida a Lagarde a fine ottobre) ha ammesso, senza celare insoddisfazione, di aver mancato l’obiettivo di un’inflazione appena sotto il 2 per cento. Per il resto, ha tenuto la barra diritta in mezzo alla tempesta.

Perché il Qe non ha prodotto inflazione

Con il Quantitative easing le banche centrali non hanno creato moneta, bensì base monetaria. E le banche hanno tesaurizzato queste “riserve” perché prive di rischio nominale e reale, per l’impegno della Bce di conservare stabile il livello dei prezzi.

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