Con la dichiarazione dei redditi, quasi un milione e mezzo di contribuenti dovrà restituire il bonus Irpef. L’origine del problema sta proprio nella definizione di reddito e i casi possibili sono tanti. Sostituirlo con un aumento della detrazione da lavoro dipendente aprirebbe altre questioni.
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Nel 2014 solo 16.500 contribuenti hanno deciso di destinare il 2 per mille della loro Irpef a un partito politico, per un totale di circa 325mila euro. Il dato non sorprende più di tanto. La donazione individuale è bassa e i partiti non godono di molta popolarità. Spazio ai grandi finanziatori.
Dalla relazione annuale di Banca d’Italia viene fuori che il bonus di 80 euro in busta paga sarebbe stato speso al 90 per cento dalle famiglie. Secondo altri studi, invece, l’impatto sui consumi è trascurabile: un flop. Di chi fidarsi? Teoria, fonti dei dati e buon senso suggeriscono come più credibili le stime di via Nazionale. In effetti, una cosa che manca in Italia è una cultura di rigorosa valutazione degli effetti delle politiche. Soprattutto a causa delle resistenze della pubblica amministrazione. Sarebbe ora di cominciare. Magari partendo da come si impiegano i fondi europei per la coesione territoriale.
Spesso parliamo di “medie”: la classe media, il reddito medio… In realtà nella società di internet “La media non conta più”, come recita il titolo di un libro del blogger americano Tyler Cowen. Ciò che conta è se ci si colloca sopra o sotto di essa. Sono le nuove tecnologie a offrire a pochi di diventare molto ricchi o, più spesso, molto poveri. La sfida è trovare il modo di ridurre le disuguaglianze. Di questi temi si discute a Trento al Festival dell’Economia.
Anche per quest’anno il contribuente può devolvere il 2 per mille dell’Irpef a un partito politico. L’anno scorso sono arrivate solo 16.500 donazioni per 325 mila euro totali. Non stupisce. Però è una brutta notizia per la democrazia perché la politica si rivolgerà ai grandi finanziatori, donatori non disinteressati.
Addio vecchio cd! Dal 2000 sempre più persone al mondo scaricano musica dalla rete. Gratis e legalmente. Bene per i consumatori. Bene anche per l’ambiente senza più plastica e carta da produrre e riciclare? No, il cambiamento – rivela uno studio – dal punto di vista ambientale è suppergiù alla pari.
Mario Sebastiani commenta l’articolo di Paolo Beria e Andrea Boitani “Privatizzare le Ferrovie dello stato: quali strade possibili?”
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Il bonus Irpef degli 80 euro, che a regime costa 9,5 miliardi, potrebbe avere effetti molto contenuti sui consumi. Con gli stessi soldi si sarebbe potuto introdurre uno strumento universale di contrasto alla povertà. E probabilmente, anche a livello aggregato, gli effetti sarebbero stati migliori.
La progressività dell’Irpef non va eliminata, ma razionalizzata. Riducendo le detrazioni e introducendo trasferimenti monetari basati sulla prova dei mezzi per il complesso dei redditi familiari. Il sistema permetterebbe di abbassare le aliquote sui redditi bassi e medi, alzando quella più elevata.
Renzi ha incassato una maggiore flessibilità da Bruxelles nel semestre di presidenza della UE? La risposta è “ni”. Rimangono le regole stupide e complicate che ingessano i bilanci dei paesi membri e tuttavia la Commissione Europea ne attenua la rigidità. Ma è a condizioni così pesanti che l’utilizzo di misure di politica economica espansiva diventa un percorso tutto a ostacoli.
A pochi giorni dall’annunciato piano di Quantitative easing della Bce, la Svizzera abbandona il tasso di cambio fisso franco-euro. Cerchiamo di capire i motivi della decisione, le conseguenze previste e perché questo shock negativo per gli elvetici è invece una piccola buona notizia per l’Eurozona. La Bce richiama le banche al rispetto degli esiti degli stress test d’autunno invitandole ad aumentare gli accantonamenti per i crediti dubbi. In Italia, però, qualcuno teme un peggioramento della stretta creditizia. Sarebbe stato meglio rafforzare il patrimonio in questi anni anziché distribuire ricchi dividendi agli azionisti, fondazioni bancarie in prima fila.
Dovrebbe essere l’imposta che comprende tutto e tutti ma in realtà l’Irpef grava solo sui redditi di dipendenti e pensionati. E l’idea di sostituirla con una flat tax (ad aliquota unica) non sta in piedi. Meglio invece riformarne la struttura semplificandola e restituendole vera progressività. Forse, anche, estenderla ai redditi da capitale.
Secondo il rapporto di Legambiente sul pendolarismo, sussidiare il più possibile il trasporto ferroviario locale e non fare tagli di linee è una politica virtuosa. Eppure, dal punto vista sia ambientale sia sociale, non è scontato che il treno sia la miglior soluzione. Ecco perché.
Gli italiani sono i peggio informati sulle questioni importanti, dice un sondaggio internazionale. Tra le cause, la qualità dei media: poco indipendenti, spesso faziosi
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L’Irpef è ormai diventata un’imposta speciale su pochi redditi, quelli da lavoro dipendente e le pensioni. Con gravi distorsioni sotto il profilo dell’equità. Se un recupero di evasione ed elusione appare difficile, si può pensare di rivedere profondamente la sua struttura. Flat tax e risorse.
Mentre sparisce nel nulla la spending review, falliscono uno dopo l’altro i tentativi di accorpare i comuni. Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ora ci riprova con l’obiettivo di passare da 8.100 enti a 2.500, abolendo quelli sotto i 15 mila abitanti. Per riuscirci davvero, sarebbe bene prevedere sanzioni e incentivi di carattere finanziario.
Come ridurre il carico fiscale sul lavoro e renderlo al contempo più progressivo, spostando il prelievo sulle imposte indirette. Discutiamo una proposta di riforma fiscale che costa quasi 15 miliardi da coprire con un inasprimento dell’Iva.
La Camera discute l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di autoriciclaggio. Importante che non esca una norma annacquata: sarebbe un regalo ai grandi evasori fiscali.
Per ridurre la spesa sanitaria bene centralizzare gli acquisti, adottare i costi standard e rinegoziare i contratti. Ma ci vogliono anche azioni strutturali che investano sulle competenze dei funzionari pubblici.
Con il passare degli anni l’Irpef è stata caricata di troppi compiti diventando un’imposta inefficiente e iniqua. Il Nens ha lanciato una proposta per riformularla e creare una progressività della tassazione adeguata. I costi dell’operazione.
L’Iva è una delle imposte più evase. Anche quella su forniture alla pubblica amministrazione. Se l’ente pubblico versasse direttamente l’imposta allo Stato, invece di liquidarla al fornitore assieme al valore della fornitura, si potrebbe recuperare un gettito non indifferente.