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Giù le tasse sul lavoro: a che punto è il cantiere

Abbassare il carico fiscale dei contribuenti italiani è necessario. Ma un intervento sui contributi sociali forse non è l’unico strumento. Si potrebbe puntare a una riforma dell’Irpef che riduca le aliquote e la giungla delle agevolazioni fiscali.

Il Punto

I dati Ocse mostrano che l’economia italiana ha bisogno di tagliare le tasse sul lavoro. E infatti il governo sta studiando l’ipotesi di una sforbiciata al cuneo fiscale. Ma una riduzione delle aliquote Irpef accompagnata allo sfoltimento della giungla delle attuali agevolazioni sarebbe meglio capita dai contribuenti. Sullo sfondo, la minaccia dei dazi di Trump e i più recenti dati Istat sul lavoro. Scende la disoccupazione non per la crescita degli occupati ma perché aumentano le persone che hanno smesso di cercarlo.
Gli ulivi pugliesi, con i conflitti associati al loro “espianto”, fanno ombra alle questioni politico-strategiche sollevate dalla realizzazione del Tap, gasdotto tra Azerbaijan e Italia. Che non sarà la soluzione alla nostra eccessiva dipendenza energetica dalla Russia ma è comunque un’infrastruttura utile. Da mettere dove stabilito, sulla base di controlli e verifiche di ogni genere. Ma a poco serve l’analisi di impatto delle opere infrastrutturali di fronte a contestazioni di principio.
Talvolta si dice che anche i ricchi piangono. In Italia non è vero per tutti. Tra le categorie in cima alla piramide professionale, i dirigenti ammettono di essersela cavata bene durante la crisi degli ultimi anni. Mentre il malessere sociale di imprenditori e professionisti è pari a quello di operai e autonomi. Nello stesso periodo è anche cambiato lentamente il modo di impiegare la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Più risparmio gestito (34 per cento del totale) – cioè fondi comuni e strumenti assicurativi e pensionistici – e meno “fai da te”, mentre i depositi bancari e postali restano alti, al 32 per cento del totale. Dati che confermano l’allarme sull’analfabetismo finanziario lanciato qualche giorno fa dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Ma le iniziative istituzionali per uscirne sembrano episodiche e insufficienti. Ci vorrebbe una grande campagna nazionale. Qualcosa tipo il “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi negli anni del boom.

Il Punto

Con l’inizio ufficiale della Brexit, Ue e Regno Unito hanno due anni per negoziare le modalità del divorzio e i contenuti delle loro future relazioni commerciali. Passando per l’approvazione delle istituzioni britanniche ed europee. Una strada accidentata che potrebbe anche riportare a un ripensamento sulla decisione.
Torna un po’ di inflazione, e con essa i suoi effetti redistributivi poco visibili. A guadagnarci sono i debitori (che restituiscono denaro dotato di un minor potere d’acquisto) a discapito dei creditori. Da noi, il principale debitore è lo stato mentre i creditori sono le famiglie. Ecco perché l’inflazione è una tassa.
Transparency international accusa la Bce di Mario Draghi di essere andata oltre il proprio mandato in casi come il salvataggio della Grecia o del Montepaschi. Se lo ha fatto, è perché si è assunta compiti (e rischi) che nessun altro voleva prendersi. Per salvare la moneta unica.
Se i vitalizi agli ex-parlamentari sono generosi – anche dopo la riforma di cinque anni fa – è perché le loro indennità durante il mandato sono molto alte (forse troppo). Ma dal punto di vista attuariale ora sono corretti. La vera iniquità è nei trattamenti pre-2012, non basati sul sistema contributivo. È lì che bisogna tagliare.
Ritorniamo al confronto sull’ipotesi di aliquote Irpef legate all’età del contribuente. Tra i possibili vantaggi indicati da alcuni studi c’è quello di legare la loro entità a una caratteristica certa del contribuente. E anche che il trattamento, alla lunga, riguarda tutti i cittadini.
Qual è la situazione dei servizi idrici a sei anni dal referendum? Gli investimenti cominciano a prender piede, da parte sia delle multiutility quotate sia delle società a controllo pubblico. Ma – è il caso di dirlo – con il contagocce.

Il Punto

Nella prima metà dei suoi 60 anni la costruzione dell’Europa è andata avanti con l’integrazione economica che precedeva di un passo quella politica. La crisi della Ue di oggi certifica la fine di questa strategia. Si sarebbe potuto mettere subito in comune modelli di welfare e politiche del lavoro ma ciò non è avvenuto. Oggi si potrebbe riconsiderare (tra chi ci sta) l’idea di federazione di Friedrich von Hayek: un’Europa unita politicamente ed economicamente, ma decentrata e con un potere centrale leggero. Completiamo il Dossier che raccoglie quanto abbiamo pubblicato per celebrare il difficile compleanno del vecchio continente.
Il ritorno dell’inflazione nell’eurozona al 2 per cento va bene ma non basta. L’accelerazione viene da carburanti e alimentari non lavorati, mentre l’inflazione “core” è stabile allo 0,9 per cento ed è anche molto differenziata tra paesi. Per questo la Bce mantiene (e manterrà) bassi i tassi di interesse.
Il governo italiano ha tanto invocato e preteso la flessibilità della Commissione Ue sui nostri conti pubblici ma, una volta ottenuta, l’ha gestita in modo maldestro. Utilizzando lo spazio di manovra concesso per spese correnti anziché investimenti. E ora rischiamo di subire una procedura d’infrazione.
A contribuenti diversi con pari reddito capita di pagare Irpef molto diverse. A seconda che possano utilizzare la cedolare secca sulle locazioni (con aliquote differenti) e altre imposizioni di favore. Spesso istituite per stanare l’evasione ma introducendo iniquità nel sistema. Come si vede dai nostri conti.
A meno di un anno dal varo, il Codice dei contratti pubblici e delle concessioni viene rivisto. Importante che si definisca bene il rating d’impresa. Parametro fondamentale nel punteggio di ogni gara, rappresenta la valutazione di come ogni azienda si è comportata quando ha avuto commesse pubbliche nel passato.

Massimo Baldini risponde ai commenti al suo articolo “Reddito di inclusione, un buon primo passo

Se l’Irpef non è uguale per tutti

Imposte sostitutive come la cedolare secca sugli affitti sono spesso giustificate con la volontà di far emergere base imponibile. Invece creano solo disparità di trattamento tra redditi uguali. E aumentano la percezione di iniquità del sistema fiscale.

Il Punto

Scompaiono i voucher, utili per compensare attività occasionali senza pesi burocratici. Al picco del loro uso, rappresentavano circa lo 0,3 per cento delle ore di lavoro totali. Ma poi la Cgil ne ha fatto una battaglia di bandiera e nessun politico li ha difesi. Ora, almeno, si torni a rafforzare il lavoro a chiamata.
Con il rialzo dei tassi, la Federal reserve trasmette un messaggio di normalizzazione. Del resto i dati dell’economia Usa sono tutti positivi. E l’aumento del greggio e i salari in crescita hanno fatto tornare l’inflazione a quel 2 per cento che per la Fed è una scelta, per la Bce un assurdo vincolo statutario.
Il vero punto critico della riforma della Buona scuola si chiama “valutazione”. Studenti giudicati in modo non omogeneo e ostacoli allo svolgimento delle prove Invalsi. Insegnanti valutati da comitati con metodi discrezionali. Presidi a giudizio dai loro pari a loro volta soggetti a valutazione. Si può fare molto meglio.
Se la Corte costituzionale dice no a misure di taglio delle pensioni più alte, perché non usare lo strumento fiscale? Una “pension tax” divisa in due: solite aliquote Irpef  sulla parte di trattamento accumulato con la capitalizzazione dei contributi e, invece, aliquote più salate e progressive sulla parte “regalata”. Dove è alto il rischio di obiezioni della Consulta è sul progetto di modulare le aliquote Irpef in funzione dell’età anagrafica. Certo, l’Italia non è un paese per giovani. Ma se il reddito di un giovane è pari a quello di un contribuente maturo, perché dovrebbe pagare meno?
I dati dicono che molte Pmi sono ripartite. I casi di successo riguardano tutti i settori, tranne l’energia ma incluse le costruzioni (già in crisi profonda). Crescita dei ricavi e del valore aggiunto, con margini più elevati. Tutto bene? No. Malgrado il calo del costo del lavoro la produttività è sempre troppo bassa.

Irpef ridotta per i giovani? A rischio di incostituzionalità

La modulazione delle aliquote Irpef in funzione dell’età anagrafica andrebbe probabilmente incontro a un giudizio di incostituzionalità. Se il reddito è lo stesso non c’è ragione perché un contribuente giovane debba pagare meno imposte di uno maturo. Gli argomenti a sostegno non convincono.

Chi restituisce il bonus di 80 euro. E perché

Con la dichiarazione dei redditi, quasi un milione e mezzo di contribuenti dovrà restituire il bonus Irpef. L’origine del problema sta proprio nella definizione di reddito e i casi possibili sono tanti. Sostituirlo con un aumento della detrazione da lavoro dipendente aprirebbe altre questioni.

Briciole (di Irpef) ai partiti

Nel 2014 solo 16.500 contribuenti hanno deciso di destinare il 2 per mille della loro Irpef a un partito politico, per un totale di circa 325mila euro. Il dato non sorprende più di tanto. La donazione individuale è bassa e i partiti non godono di molta popolarità. Spazio ai grandi finanziatori.

Il Punto

Dalla relazione annuale di Banca d’Italia viene fuori che il bonus di 80 euro in busta paga sarebbe stato speso al 90 per cento dalle famiglie. Secondo altri studi, invece, l’impatto sui consumi è trascurabile: un flop. Di chi fidarsi? Teoria, fonti dei dati e buon senso suggeriscono come più credibili le stime di via Nazionale. In effetti, una cosa che manca in Italia è una cultura di rigorosa valutazione degli effetti delle politiche. Soprattutto a causa delle resistenze della pubblica amministrazione. Sarebbe ora di cominciare. Magari partendo da come si impiegano i fondi europei per la coesione territoriale.
Spesso parliamo di “medie”: la classe media, il reddito medio… In realtà nella società di internet “La media non conta più”, come recita il titolo di un libro del blogger americano Tyler Cowen. Ciò che conta è se ci si colloca sopra o sotto di essa. Sono le nuove tecnologie a offrire a pochi di diventare molto ricchi o, più spesso, molto poveri. La sfida è trovare il modo di ridurre le disuguaglianze. Di questi temi si discute a Trento al Festival dell’Economia.
Anche per quest’anno il contribuente può devolvere il 2 per mille dell’Irpef a un partito politico. L’anno scorso sono arrivate solo 16.500 donazioni per 325 mila euro totali. Non stupisce. Però è una brutta notizia per la democrazia perché la politica si rivolgerà ai grandi finanziatori, donatori non disinteressati.
Addio vecchio cd! Dal 2000 sempre più persone al mondo scaricano musica dalla rete. Gratis e legalmente. Bene per i consumatori. Bene anche per l’ambiente senza più plastica e carta da produrre e riciclare? No, il cambiamento – rivela uno studio – dal punto di vista ambientale è suppergiù alla pari.
Mario Sebastiani commenta l’articolo di Paolo Beria e Andrea Boitani “Privatizzare le Ferrovie dello stato: quali strade possibili?
Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

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