A un anno e mezzo dall’avvio del reddito di cittadinanza, sono in molti a chiedere un tagliando. Troppi i poveri esclusi dalla copertura e i non poveri che invece ne beneficiano. E spicca l’assenza di differenziazioni su base regionale.
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I dati sul reddito di cittadinanza contenuti nel Rapporto Inps indicano la necessità di alcune correzioni. Ma la misura rimane uno strumento essenziale per garantire dignità e sicurezza economica alle famiglie in difficoltà, specie in tempi di Covid-19.
L’eccezionalità della situazione determinata dal lockdown rendeva probabili gravi perdite di reddito per autonomi e altre tipologie di lavoratori. Che però avrebbero avuto difficoltà a dimostrarle. Ecco perché il bonus da 600 euro non prevedeva condizioni.
La Camera ha approvato l’assegno unico universale per i figli fino a 21 anni. Non si conosce ancora quale sarà il suo ammontare. Alcune simulazioni mostrano i possibili effetti redistributivi della misura e quelli sul reddito disponibile delle famiglie.
Il reddito di emergenza si giustifica con la necessità di disporre di uno strumento adatto a rispondere a una crisi grave e improvvisa. Dovrebbe essere facilmente accessibile ed erogato velocemente. E può aiutare a migliorare il reddito di cittadinanza.
Nella crisi causata dalla pandemia il reddito di cittadinanza andrebbe trasformato in un reddito di base parziale. Si avrebbe così una semplificazione e una standardizzazione degli interventi, per garantire una rete di protezione costante nell’emergenza.
Il reddito di cittadinanza sembra avere un occhio di riguardo per le famiglie in affitto. In realtà, a parità di canone o di reddito, le iniquità sono tante. Differenze anche con la pensione di cittadinanza. Eppure, la soluzione sarebbe a portata di mano.
La povertà non è un fenomeno univoco, ma il reddito di cittadinanza non ne tiene conto. Le soglie che la definiscono cambiano infatti da Nord a Sud, perché diverso è il costo della vita. Ignorate pure le esigenze specifiche delle persone con disabilità.
Dopo le sentenze del Consiglio di Stato, il governo ha escluso i trattamenti di disabilità dal conteggio del reddito familiare per il calcolo dell’Isee. E sostituito il sistema di franchigie con un aumento del peso dei componenti disabili. Ma le modifiche sembrano favorire le famiglie più ricche.
Oggi quasi la metà delle famiglie in povertà assoluta non percepisce alcun trasferimento monetario. Mentre un quarto della spesa assistenziale nazionale va a nuclei familiari con redditi nettamente superiori. Serve dunque un nuovo sistema di politiche per chi è in difficoltà. Risorse e resistenze.