La povertà non è un fenomeno univoco, ma il reddito di cittadinanza non ne tiene conto. Le soglie che la definiscono cambiano infatti da Nord a Sud, perché diverso è il costo della vita. Ignorate pure le esigenze specifiche delle persone con disabilità.
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La legge di stabilità 2019 prevede nuove assunzioni e risorse economiche per l’Ispettorato nazionale del lavoro. È un primo passo, ma c’è ancora molto da lavorare se si vuol far decollare il progetto di una efficace vigilanza sul mercato del lavoro.
I dati Inail del 2018 sulla sicurezza sul lavoro non sono buoni: crescono incidenti, morti bianche e malattie professionali. E i miglioramenti dei primi anni Duemila sono solo un vago ricordo. Un passo indietro che ci fa arrancare anche rispetto all’Europa.
I dati di dicembre confermano lo stallo occupazionale. Dovrebbe proseguire nel 2019: un discreto risultato, visti i segnali dell’economia. Ma ciò non significa immobilismo. All’interno della struttura dell’occupazione si registrano mutamenti significativi.
Economia e lavoro sono la preoccupazione principale per tre italiani su quattro. Ma neanche nel 2019 la disoccupazione diminuirà in modo significativo. E c’è da sperare che non siano introdotte nuove modifiche alla regolazione del mercato del lavoro.
Eurofound ha pubblicato un rapporto sui lavori tramite piattaforma. Ne emerge uno spaccato dettagliato delle condizioni di lavoro. Insieme alla necessità di interventi regolatori per assicurare tutele ai lavoratori e un contesto leale di competizione.
Il governo sembra avere una lettura semplicistica del problema povertà. Il lavoro è senza dubbio la via d’uscita principale, ma i dati ci dicono che per un numero significativo di famiglie aumentare il numero di occupati potrebbe non essere così facile.
La ripresa dell’occupazione avviata nel 2014 si è fermata a maggio 2018. Cala ancora il lavoro autonomo. Mentre fra i dipendenti si registra un buon andamento delle trasformazioni da tempo determinato a indeterminato. Ma il “decreto dignità” non c’entra.
L’Italia non firmerà il Global migration compact dell’Onu. È l’ultimo esempio di una politica migratoria che porta il nostro paese a subire il fenomeno e non a gestirlo. Ben diverse le scelte della Germania, dove la priorità è l’integrazione lavorativa.
La scarsa produttività del lavoro nel Sud è dovuta anche a problemi strutturali. La strategia più efficace è dunque una politica di investimenti per migliorare capitale umano, efficienza della burocrazia e trasporti, oltre al rispetto delle regole.