Lo sblocco dei licenziamenti è un passaggio difficile. Richiede un monitoraggio attento e politiche che modulino intensità e durata del sostegno al reddito rispetto ai tassi di ricollocazione e al ritorno della domanda di lavoro ai livelli pre-pandemia.
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Che fare per i lavoratori occupati in attività che non si riprenderanno dalla pandemia? Più che la proroga del divieto di licenziamento, è utile un rafforzamento del trattamento di disoccupazione, da coordinare con gli interventi per la rioccupazione.
Il governo Draghi dovrà affrontare subito questioni spinose, come la proroga del blocco dei licenziamenti. Il Covid-19 ha avuto effetti diseguali per i lavoratori, di cui sarà necessario tenere conto per sostenere la transizione del mercato del lavoro verso il dopo-pandemia.
Nel momento più acuto della crisi, il divieto di licenziare potrebbe essere stato una misura ridondante, visto che le aziende potevano ricorrere alla cassa integrazione. Ma d’ora in avanti il mercato del lavoro subirà inevitabilmente dei cambiamenti.
Non sorprende che a maggio l’occupazione sia scesa di quasi il 3 per cento. Soprattutto per il crollo dei posti di lavoro a termine. Quelli a tempo indeterminato, infatti, sono stati “congelati”. Ma si intravedono segnali di ritorno alla normalità.
La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
L’università italiana ha saputo reagire bene all’emergenza sanitaria. Ora si affacciano nuove sfide. Nella crisi economica bisogna aiutare i giovani a prendere le decisioni migliori, per loro stessi e per la collettività.