La diagnosi del Rapporto Draghi sulle carenze del settore europeo delle telecomunicazioni non appare sufficientemente articolata. Non tutte le soluzioni sono quindi convincenti. Non lo è in particolare l’allentamento dei criteri di valutazione delle fusioni.
Tag: Michele Polo Pagina 1 di 3
Nell’ultimo anno il tema della sicurezza e dei costi dell’energia è diventato una preoccupazione costante per molte famiglie e imprese. La crisi ci offre tre lezioni. E la consapevolezza che la transizione energetica è su un percorso tortuoso.
Il Ddl Concorrenza, su cui non c’è ancora un accordo definitivo, contiene molte misure in un variegato spettro di settori. Appartengono tutti al comparto dei servizi e spesso il ruolo di intermediazione dell’operatore pubblico è forte.
L’opposizione della Ue alle politiche espansionistiche di Putin ha un punto di debolezza: la dipendenza dalla Russia per le forniture di gas. Liberarsene non sarà semplice, almeno in tempi brevi. A renderlo chiaro è il funzionamento dei mercati.
Con la riforma delle concessioni balneari, il governo cerca di riordinare un settore economicamente rilevante, ma ben poco trasparente. L’obiettivo è arginare le situazioni di rendita, riconoscendo però gli investimenti fatti dagli attuali concessionari.
Con l’operazione Kkr, Tim potrebbe archiviare la prospettiva di una rete unica e ottenere nuove risorse per la convergenza tra telecomunicazioni e contenuti e per un ruolo da protagonista nel 5G. Ma quali sono invece gli interessi dell’Italia?
Michele Polo è intervenuto a The Game su Radio Popolare per parlare del disegno di legge sulla concorrenza approvato il 4 novembre dal Consiglio dei Ministri.
I rincari del gas, legati a dinamiche planetarie, non sono riconducibili di per sé al percorso di transizione energetica. E se si decide di non trasferirli in bolletta, vanno evitate misure di corto respiro e contraddizioni con gli obiettivi di fondo.