L’evasione fiscale e contributiva vale mediamente poco meno di 110 miliardi annui. La buona notizia è che la Nadef prevede un uso più proattivo della mole di dati garantiti da fatturazione elettronica e, dal 2020, trasmissione telematica dei corrispettivi.
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In Italia si parla di tasse solo per dire che vanno tagliate per tutti, sempre e comunque. Ridurre gradualmente la pressione fiscale è un obiettivo ragionevole. Ma la ricerca del consenso impedisce una necessaria riforma complessiva del sistema tributario.
La Nadef non cambia i contenuti dell’azione di governo: più deficit per finanziare la manovra, quasi nulli gli interventi sulla spesa, scarsa la rilevanza delle privatizzazioni. E nessuna sottolineatura dell’importanza di diminuire il debito pubblico.
Il documento programmatico di bilancio conferma i numeri della Nadef su maggior disavanzo e stime di crescita. Un aumento delle risorse arriva dall’inasprimento del prelievo sulle imprese. Mentre del reddito di cittadinanza si sa ancora ben poco.
Dal 2010, tutti i vari governi hanno promesso un aumento della spesa per gli investimenti pubblici, a sostegno della crescita. Non fa eccezione la Nadef 2018. Ma si tratta di esercizi di “illusione finanziaria” più che di previsioni realistiche.
Nella Nadef 22 miliardi in più di deficit. Per disinnescare l’aumento dell’Iva e cominciare a rispettare le promesse della maggioranza. Ma la spesa in più arriva a 40 miliardi. E ciò presuppone una rapida crescita del Pil. Sostenibile? I dubbi dei mercati. E dell’Europa.
La nota di aggiornamento al Def (Nadef) contiene maggior spesa pubblica per 40 miliardi. Sostenibile solo se associata a un’improbabile impennata del Pil. Che non ci sarà perché, con l’aumento dello spread, salirà il costo dell’emissione di obbligazioni per banche e imprese e la perdita di valore dei risparmi. La novità previdenziale della manovra è “quota 100”, cioè può andare in pensione a 62 anni chi ha un’anzianità contributiva di 38. Con sorpresina: pare che a 63 anni la quota diventi 101, a 64 102 e così via. Altrimenti, oltre ai 7 miliardi previsti, per finanziare il provvedimento servirebbe un aumento del cuneo fiscale. Proprio sull’impennata dello spread e sul suo possibile effetto sul costo dei mutui immobiliari discute la politica. Il fact-checking de lavoce.info spiega che stavolta la verità è nel mezzo: l’effetto zero sarà sui vecchi mutui mentre i nuovi ne risentiranno.
Quest’anno il premio Nobel per l’economia va a due studiosi dei fallimenti cui il mercato va incontro in tema di ambiente e di innovazione.William Nordhaus ha saputo quantificare i danni del cambiamento climatico e costruire modelli con codici aperti a tutti – ingegneri, fisici, scienziati del clima. Mentre Paul Romer ha capito per primo che innovazione e aumenti di produttività sono il risultato anche involontario di attività di ricerca e sviluppo che devono potersi svolgere in contesti diversi da quello concorrenziale.
Forti di un regime fiscale favorevole, compiono due anni i Pir (Piani individuali di risparmio) in gran parte investiti nel finanziamento di piccole imprese con buone prospettive di crescita (ma alto rischio). Il mercato li ha graditi – i fondi raccolti sono arrivati a 18 miliardi di euro – nonostante gli elevati costi di gestione.
Dopo l’affossamento del Nafta, il nuovo accordo Usa-Canada-Messico è un esempio di trattato commerciale nell’era del protezionismo trumpiano. Nessun riferimento formale al “free trade” ma nella sostanza molte regole riprese dal Nafta e dal Tpp. Persino qualche piccolo passo avanti. E parecchi indietro.
È arrivata la nota di aggiornamento al Def, con tante nuove voci di spesa. Il governo vuole imprudentemente puntare sull’incremento di deficit e debito proprio quando la Fed si attende di aumentare per tre volte il suo obiettivo di riferimento per i tassi di interesse.