Il Pnrr destina 2,1 miliardi alla gestione dei rifiuti. Ma serve un intervento chiarificatore che indichi i fabbisogni territoriali a partire dalle indicazioni delle regioni. Vanno sostenute solo le iniziative che hanno una reale prospettiva industriale.
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Il Pnrr riconosce le carenze attuali del servizio idrico, ma stanzia risorse inferiori ai fabbisogni. Sulla gestione dei rifiuti si limita invece all’enunciazione di principi generali, senza una strategia per costruire una rete integrata di impianti.
L’Italia produce più rifiuti da attività economiche degli altri grandi paesi europei. È lo specchio di un modello orientato al riciclo. I margini di miglioramento sono ampi: richiedono regole precise e una spinta su efficienza e simbiosi industriale.
In Italia si ricicla molto. Ma la produzione di rifiuti delle attività economiche rimane saldamente “ancorata” all’andamento del Pil, a differenza di quanto accade in altri paesi europei. Mancano infatti impianti adeguati alla chiusura del ciclo.
Sugli scarti tessili, il vero salto di qualità si misurerà nella capacità di incanalare i flussi verso percorsi di riciclo. Le filiere di distretto, concentrate geograficamente, rappresentano un contesto ideale per sperimentare una produzione circolare.
La moda è una delle industrie più inquinanti. L’Italia ha scelto di anticipare di tre anni l’obbligo di raccolta differenziata del tessile, al 1° gennaio 2022. Ma né i gestori della raccolta né le aziende manifatturiere sembrano pronte al cambiamento.
I rifiuti speciali crescono quanto il Pil. Sono spesso recuperati, ma l’aumento degli stoccaggi, la riduzione del numero degli impianti e i crescenti divari territoriali richiedono soluzioni che permettano di trattare tutte le tipologie in modo adeguato.
Con la pianificazione regionale, alcuni territori sono riusciti a dotarsi dell’impiantistica necessaria alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani indifferenziati. Quelli di altre realtà continuano invece a viaggiare tra regioni e verso l’estero.
L’introduzione di certificati del riciclo sui materiali dei rifiuti di imballaggio estenderebbe al settore rifiuti una strumentazione economica e di mercato già consolidata. Permetterebbe di realizzare nuovi impianti e di avvicinare gli obiettivi Ue.
La gestione dei rifiuti in Italia vale circa 25 miliardi l’anno. Sono risorse che il Sud perde perché non ha saputo programmare e investire, affidandosi a improvvisazione e discariche. Ma proprio da qui può iniziare un nuovo sviluppo.