Occorrono misure correttive per evitare che fattori climatici o epidemie modifichino il regolare andamento dei coefficienti di trasformazione, fino a pregiudicare la sostenibilità e l’equità attuariale del sistema contributivo. La Svezia è un esempio.
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L’Inps aveva aggiornato i requisiti di pensionamento sulla base dei nuovi dati demografici dell’Istat. Ne sono nate polemiche che hanno indotto l’Istituto a ritirare la correzione. Ma è un errore: si tratta di un dato tecnico e non politico.
L’invecchiamento della popolazione mette a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico. Occorre incentivare il prolungamento dell’attività lavorativa e controllare meglio le uscite anticipate. In più servono politiche di sostegno alla natalità.
Ormai le donne lavorano più a lungo degli uomini. Ma continuano ad avere pensioni più basse, perché scontano retribuzioni inferiori, carriere più discontinue e percorsi professionali limitati. Il fenomeno è particolarmente evidente in alcune regioni.
Il sistema contributivo italiano resta incompiuto. Lo è in particolare sulla flessibilità in uscita, che la legge di bilancio 2025 continua ad affrontare con strumenti inadeguati. Una soluzione potrebbe essere la pensione provvisoria prevista in Svezia.
Nei sondaggi gli anziani si mostrano preoccupati dagli effetti fiscali dell’immigrazione, anche se in genere sono positivi e contribuiscono a finanziare pensioni e sanità pubblica. A pagare il costo di politiche migratorie più restrittive sono i giovani.
Il sistema contributivo calcola la pensione moltiplicando il montante dei contributi versati per un coefficiente di trasformazione crescente con l’età al pensionamento. Ne derivano sbilanci fra spesa pensionistica e gettito contributivo. La soluzione svedese.
Pur di fare cassa, i governi continuano a calpestare i criteri che la perequazione delle pensioni deve rispettare. Le risorse devono arrivare da un’età media al pensionamento più consona al paese col maggior quoziente di dipendenza old age nell’Ocse.
Agli interventi sulle pensioni previsti dalla legge di bilancio manca una visione complessiva e lungimirante. Invece di favorire la pensione anticipata, bisognerebbe pensare a come raggiungere la sostenibilità finanziaria e sociale del sistema.
In vista della legge di bilancio, il segnale sulle pensioni è chiaro: in un contesto di bassa crescita economica, incipiente inverno demografico e alta incertezza, si restringe lo spazio per le uscite anticipate. Resta poi la questione dell’indicizzazione.