L’invecchiamento della popolazione mette a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico. Occorre incentivare il prolungamento dell’attività lavorativa e controllare meglio le uscite anticipate. In più servono politiche di sostegno alla natalità.
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Ormai le donne lavorano più a lungo degli uomini. Ma continuano ad avere pensioni più basse, perché scontano retribuzioni inferiori, carriere più discontinue e percorsi professionali limitati. Il fenomeno è particolarmente evidente in alcune regioni.
Il sistema contributivo italiano resta incompiuto. Lo è in particolare sulla flessibilità in uscita, che la legge di bilancio 2025 continua ad affrontare con strumenti inadeguati. Una soluzione potrebbe essere la pensione provvisoria prevista in Svezia.
Nei sondaggi gli anziani si mostrano preoccupati dagli effetti fiscali dell’immigrazione, anche se in genere sono positivi e contribuiscono a finanziare pensioni e sanità pubblica. A pagare il costo di politiche migratorie più restrittive sono i giovani.
Il sistema contributivo calcola la pensione moltiplicando il montante dei contributi versati per un coefficiente di trasformazione crescente con l’età al pensionamento. Ne derivano sbilanci fra spesa pensionistica e gettito contributivo. La soluzione svedese.
Pur di fare cassa, i governi continuano a calpestare i criteri che la perequazione delle pensioni deve rispettare. Le risorse devono arrivare da un’età media al pensionamento più consona al paese col maggior quoziente di dipendenza old age nell’Ocse.
Agli interventi sulle pensioni previsti dalla legge di bilancio manca una visione complessiva e lungimirante. Invece di favorire la pensione anticipata, bisognerebbe pensare a come raggiungere la sostenibilità finanziaria e sociale del sistema.
In vista della legge di bilancio, il segnale sulle pensioni è chiaro: in un contesto di bassa crescita economica, incipiente inverno demografico e alta incertezza, si restringe lo spazio per le uscite anticipate. Resta poi la questione dell’indicizzazione.
Nel 1996 la riforma Dini ha introdotto il metodo di calcolo contributivo nel nostro sistema pensionistico. Dopo oltre 25 anni, il periodo di transizione non è completo né sono state sanate alcune iniquità, in particolare sui coefficienti di trasformazione.
Una possibile soluzione per arrivare a una riforma previdenziale senza pesare sui conti pubblici è sostituire le pensioni di vecchiaia e di anzianità con un assegno calcolato sul montante contributivo versato, integrata per i lavoratori in regime misto.