La quarantena ha mostrato quanto sia importante avere una casa. È dunque il momento di riaprire il discorso sull’edilizia pubblica popolare. Approfittando anche dei bassi tassi di interesse, si potrebbe lanciare un piano da centomila abitazioni.
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Con il suo Documento programmatico inviato alla Ue, il governo prova a definire una legge di bilancio che rassicuri i cittadini, Bruxelles, i mercati. Rassicurazioni utili ma non bastano per crescere. La coperta delle risorse è sempre troppo corta e manca il coraggio per ampliarla con tagli di spesa. Una quota delle coperture – qualcosa più di 3 miliardi – arriverà dalle misure contro l’evasione fiscale. Che sarebbero più efficaci se si aggiungesse una norma che superi gli ostacoli della legge sulla privacy nell’uso dell’anagrafe dei conti correnti e dei rapporti finanziari. E sempre che il fisco sappia effettivamente utilizzare questi big data. Nella manovra, anche un piano per “rammendare” le periferie, riqualificando edifici degradati per aumentare qualità e quantità dell’offerta abitativa e rifinanziando il fondo per l’affitto a favore delle famiglie in difficoltà. Ci vorrebbero anche – ma non ci sono – politiche sociali che coinvolgano i cittadini interessati. Mentre nella stessa manovra, sulla casa si trovano misure contraddittorie. Come l’aumento della cedolare secca dal 10 al 12,5 per cento per proprietari che affittino a canoni concordati. Il che riduce la convenienza a stipulare questi contratti.
Via libera all’assunzione a tempo indeterminato di oltre 48 mila insegnanti. Metà attraverso un concorso ordinario, metà riservata ai precari con almeno tre anni di servizio selezionati con una prova scritta e orale. Una toppa sulla carenza di docenti. Manca sempre un sistema di reclutamento professionale.
Quali sarebbero gli effetti di un blocco della fornitura di armi dall’Italia alla Turchia? A conti fatti inciderebbe poco così come un’eventuale ritorsione commerciale avrebbe conseguenze trascurabili. Pesano di più considerazioni politiche legate all’appartenenza alla Nato e alla nostra reputazione nel mondo.
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Se davvero si vuole risolvere l’emergenza abitativa, bisogna prendere spunto dall’Italia del dopoguerra e lanciare un programma di costruzione di case popolari sullo stile del piano Fanfani. Aiuterebbe anche a risolvere il problema della disoccupazione.
Contenere l’aggravarsi dell’emergenza abitativa e contribuire alla ripresa dell’edilizia: sono gli obiettivi principali del governo Renzi nelle politiche per la casa. Ma sono stati perseguiti con provvedimenti slegati e a volte contraddittori, quindi poco efficaci. Risorse e scelta delle priorità.
A un anno dall’approvazione, il piano casa del governo muove i primi passi. Si parte dagli alloggi popolari e da un vero e proprio spreco: le case sfitte per mancanza dei fondi per i lavori di recupero. Tutto bene, allora? No perché i soldi a disposizione sono pochi e diluiti su molti anni.
Perché sulla casa non basta il mercato
Di Raffaele Lungarella
il 14/07/2017
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