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Tag: rdc

Il Punto

La nuova presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha una piccola maggioranza e un grande programma europeista. La cui attuazione su temi controversi come l’Unione bancaria e l’accelerazione nella lotta al global warming dipenderà dalla sua capacità di ottenere il consenso degli stati nazionali.
L’ultimo Rapporto Inps documenta la drammatica esplosione delle disuguaglianze nel nostro paese. Tra i lavoratori dipendenti, i super-stipendi dello 0,01 per cento più alto cominciano a quota 533 mila euro annui. È il 143 per cento in più rispetto a 40 anni fa. Nelle altre fasce di reddito gli aumenti non si sono visti. Alle iniquità esistenti il reddito di cittadinanza e la (quasi) flat tax – misure prive di vere coperture – ne aggiungeranno di nuove. Almeno fino a che i M5s e Lega terranno fermi i due numeri-feticci: 780 euro per il Rdc e 15 per cento per l’aliquota unica. A proposito di fisco, c’era una volta un paese (l’Italia) che aveva varato per prima la web tax per far pagare le imposte ai colossi di internet. La realtà è diversa dalle favole: senza decreti attuativi non si fa niente. E mentre la Ue si divide, la Francia che mette una tassa ragionevole entra nel mirino di Trump.
Le operazioni di soccorso nel Mediterraneo della Guardia costiera italiana e dell’agenzia Ue Frontex sono molto diminuite. E anche quelle delle navi delle Ong. Perché ci sono meno arrivi e per la politica di non accoglienza del ministro Salvini. Intanto nel 2019 i morti in mare sono saliti al 5,2 per cento delle persone partite (contro il 3,2 del 2018).

Dieci economisti descrivono in una lettera la censura da essi subita in occasione della presentazione dell’annuale Rapporto dell’Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

Convegno annuale de lavoce.info il 16 settembre pomeriggio a Milano. Save the date!
Il convegno annuale de lavoce.info si svolgerà nel pomeriggio di lunedì 16 settembre all’Università Bocconi di Milano. Sarà un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! Presto comunicheremo il programma. La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni). Chi vuole è ancora in tempo per fare una donazione.

Ma tanti poveri non chiedono il Rdc. Ecco perché

Il vivace dibattito sui beneficiari del reddito di cittadinanza sbaglia bersaglio. È troppo presto per giudicare se le domande ricevute siano tante o poche. Bisognerebbe invece concentrarsi sulle difficoltà dei più deboli a fruire di un loro diritto.

Il Punto

Nel suo discorso di inizio anno all’American Economic Association, il presidente uscente Olivier Blanchard ha suggerito che, se i tassi di interesse sono bassi, deficit e debiti pubblici sono poco dannosi. Musica per le orecchie di sovranisti e keynesiani duri e puri di tutto il mondo. Una tesi ardita che proviamo a smontare.
L’ultima di Salvini per far tornare i conti è quella di far emergere i contanti che gli italiani tengono nelle cassette di sicurezza o sotto il materasso: 100 miliardi di euro, si stima. La sanatoria (solo di reati tributari!) porterebbe qualche vantaggio economico e la solita, generosa dose di ingiustizia. Con serie difficoltà di attuazione.
Sul reddito di cittadinanza la vera questione non è se le 674 mila richieste siano tante o poche ma quanti, pur avendo i requisiti, non lo domandano. La verità è che i più poveri – meno informati e con meno “relazioni” – sono scoraggiati dai meccanismi che escludono i comuni, cioè gli enti più informati sul disagio economico e sociale.
Come sarà Libra, la criptovaluta che Mark Zuckerberg lancia in queste ore su Facebook e WhatsApp? Utile una moneta internazionale, stabile, capace di circolare, al servizio degli scambi. Ma il controllo di un colosso tecnologico privato a vocazione monopolistica desta fondate inquietudini.
Mentre 150 tavoli di crisi aperti richiedono l’attenzione attiva del ministro del Lavoro, diverse altre imprese si aggregano per rafforzarsi sul mercato. Passi per superare la frammentazione dell’industria italiana, un tempo considerata fattore positivo di flessibilità, oggi ostacolo strutturale alla crescita.

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Il Punto

L’abitudine dei governi italiani di non rispettare le regole europee sul debito è cronica. Ma stavolta mancano le attenuanti del passato e in più il governo annuncia piani che porterebbero il deficit oltre il 3 per cento. Per questo la Ue ha avviato la procedura d’infrazione, evitabile solo trattando e mettendo da parte gli slogan. Come soluzione al macigno del debito, esponenti della Lega tornano a proporre i minibot. Comunque li si rigiri, sono altro debito dello stato, contabilizzato o no. Chi li vuole li immagina come una moneta aggiuntiva all’euro. Ma – forse, chissà – meno affidabile della valuta europea e, in più, illegale. Come ha ricordato Mario Draghi nella sua conferenza stampa, a fianco di commenti ad ampio spettro sui temi caldi del momento.
Certo non è la scuola la voce di costo in cui si sprecano soldi pubblici. Come in passato anche il governo “del cambiamento” non vede l’istruzione come una priorità. Una delle poche cose fatte è la – mal pensata – abolizione del tirocinio per gli insegnanti. Mentre il federalismo differenziato aumenterebbe le disuguaglianze tra gli studenti.
C’è un aspetto del reddito di cittadinanza di cui si discute poco: aumenta in modo strutturale il tasso di disoccupazione. Perché chi ne beneficia e non ha un posto di lavoro (anche la casalinga, anche il Neet) viene classificato come disoccupato, partecipante virtuale al mercato del lavoro.
De André cantava “dal letame nascono i fior” e se non sono proprio fiori ciò che esce dal riciclaggio dei rifiuti (dai pannolini alle deiezioni animali) poco ci manca perché si producono beni utili, senza sprecare nulla. In questo settore fortemente regolato, però, serve coordinare tra loro norme Ue, italiane e regionali.

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Dal reddito di cittadinanza un secondo spread per l’Italia*

Il reddito di cittadinanza provoca un aumento strutturale del tasso di disoccupazione, perché induce una partecipazione virtuale al mercato del lavoro. Questo ulteriore difetto della misura è a tutti gli effetti un secondo spread a carico del nostro paese.

Il Punto

La campagna per il voto Ue poteva essere un’occasione per parlare di ambiente, una delle questioni su cui l’Europa conta di più. Invece no. Dopo le manifestazioni dietro a Greta, le piazze si sono vuotate, e così se n’è andata l’attenzione della politica e di chi potrebbe dare un contributo prezioso sul tema: imprese e sindacati.
Mentre infuriano le polemiche nella maggioranza, il governo Lega-M5s sta per compiere un anno. Come con gli altri esecutivi, analizziamo che cosa ha fatto, cosa no, cosa potrà o dovrà fare. Primo tema: il reddito di cittadinanza, che amplia molto le risorse per ridurre la povertà ma discrimina famiglie numerose e stranieri. C’è poi da accelerare la crescita che è scomparsa. E qui il decreto sbloccacantieri semplifica e sveltisce l’iter delle opere pubbliche. Con il rischio che la maggiore flessibilità nei sub appalti e l’affidamento diretto dei lavori fino a 200 mila euro (in qualche caso fino a 5 milioni) incoraggi la criminalità, attenui i controlli e peggiori le procedure di selezione.
Forse anche perché l’economia ristagna, nel Def si guarda oltre al Pil, agli indici di benessere equo e sostenibile (Bes) che rappresentano in modo più completo la salute della società. Alcuni sono strettamente correlati con il reddito, altri meno, come è naturale che sia.
Tra gli immigrati la quota di poveri è più alta in Italia che nella media Ue. Per questo beneficiano del 12 per cento degli aiuti sociali. Ma da noi c’è chi ritiene questo inaccettabile. Ma farli uscire dall’indigenza è eticamente giusto e anche economicamente conveniente.

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Risposte sbagliate: il welfare separato per immigrati

Gli immigrati hanno salari e redditi più bassi degli italiani. Per questo rappresentano una componente rilevante tra coloro che ricevono sussidi contro la povertà. La soluzione migliore è costruire efficaci politiche del lavoro e per l’integrazione.

Il Punto

Nel decreto sul reddito di cittadinanza il governo richiede documenti del paese di origine spesso impossibili da produrre da parte degli stranieri beneficiari. Un altro trofeo da esibire in campagna elettorale per la Lega che rischia di restringere l’accesso al sussidio a molti poveri. A meno che il ministero del Lavoro non aggiusti la norma. Degli italiani che saranno eletti al Parlamento della Ue non sappiamo ancora né nomi né distribuzione tra le famiglie politiche. Possiamo però – analizzando le candidature – farci un’idea dei loro profili, lista per lista: genere, età, livello di istruzione, esperienze politiche. I nuovi eletti in Europa si giocheranno la faccia su pochi grandi temi, tra cui l’ambiente. Una proposta è quella di azzerare le emissioni di gas serra nel 2050. Su questo qualche paese – Germania, Polonia e Ungheria – ha per ora messo il veto. Mentre la Svezia fa da front runner.
Nella sua guerra commerciale con Pechino Trump aumenta dal 10 al 25 per cento i dazi su 200 miliardi di importazioni cinesi. Finora consumatori e imprese americane hanno pagato pegno per queste misure: il deficit commerciale Usa è salito, come i costi di produzione e i prezzi in America. Wall Street si preoccupa. Un paese dove, analogamente alla Cina, il socialismo si è trasformato in “capitalismo di stato” è il Vietnam.  Anche lì le imprese a capitale pubblico, competitive sulla carta, sono frenate dal clientelismo. E ostacolano la crescita generata dalla globalizzazione.
L’irresistibile ascesa dei video on demand (tipo Netflix) penalizza particolarmente la tv in Europa. Che potrebbe però riguadagnare posizioni puntando sulle produzioni originali e locali. Rimane da capire come inciderà la regolazione Ue, a partire da quella sul copyright.

Salvatore Nisticò risponde ai commenti al suo articolo “Perché il Qe non ha prodotto inflazione

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